Maria De Filippi si sente chiamata in causa, senza che se ne fosse fatto il nome, nella querelle iniziata da Pippo Baudo, a riguardo della qualità televisiva, quella delle trasmissioni fatte essenzialmente di litigi e polemiche. Ebbene, la presentatrice del reality si sente quindi coinvolta in questo discorso, e risponde, e lo fa sulle pagine de La Stampa.
Caro Pippo, ecco perchéfaccio litigare la gente in tv
Maria De Filippi
Maria De Filippi: «Chi stabilisce cosa sia la qualità? Baudo accusa invece di pensare a sé »
Baudo l’altro giorno ha chiamato in causa «Amici» di Maria De Filippi come esempio di tv trash. Ecco la replica della conduttrice. Le cose cambiano è il titolo di un’opera di Mamet, credo degli Anni ‘80 dove in modo mirabile è stigmatizzato l’evolversi dei fatti e delle umane vicende senza che necessariamente si abbiano pronostici attendibili. I cambiamenti arrivano non preannunciati e tutto sta nel rendersene conto. Perché il Festival dovrebbe essere lo stesso di dieci anni fa? Baudo si allarma perché accusato non si sa da chi e non si sa perché. Quello è il Festival e lui è quello che lo sa fare meglio. Lo spettacolo è buono, dicono in tanti, ma il pubblico è diminuito, e allora? Trovo sconveniente accapigliarsi sulla tv di qualità. Chi stabilisce cosa sia la qualità? Colui che è unto del Signore? Cosa fa stabilire chi sia titolare della qualità e chi no? Avvelenato dalle critiche, Baudo sparge accuse qua e la. Chissà poi perché non difende il suo operato invece di far paragoni e tirare in mezzo chi non c’entra. Il picco d’ascolto arriva al momento della lite tra Fegiz e Cutugno. Ecco, guarda come paga la lite in tv. Ecco, se tutti si prendessero a pesci in faccia, s’appagherebbe la rete dell’ascolto mancato. Ma se l’assunto del programma è la rassegna della canzone italiana, perché ci si deve stupire se, di fronte all’intoppo, il dito sul telecomando si congela? Quella è una rassegna e l’intoppo non dovrebbe esserci. Se c’è, mi fermo e guardo come va a finire. Se mi fermo però, per qualcuno sono una cretina, ignorante, amante del trash. Ma perché? La discussione è l’esposizione di due diversi pareri (a parte il fatto che «discutere» dal latino scuotere - il pubblico?), e più i diversi pareri sono capaci di accogliere accoliti in entrambe le fazioni e più interessano. Veltroni e Berlusconi fanno più ascolto se s’incontrano e discutono dei loro diversi punti di vista piuttosto che se li espongono autonomamente. Obama e la Clinton, ma anche Padoa-Schioppa e Tremonti oppure Mughini e Mosca, Mancini e Galliani. Chi altri? Il nostro vicino di casa con il resto dei condomini, la signora sull’autobus per il posto a sedere, le file alla posta per chi è arrivato prima. Queste ultime non interessano? E infatti non vanno in tv. Ma le altre, da Forum a Ballarò, funzionano perché interessano. Perché interessano? Non ho certezze, ma solo due idee. La prima è che quando le cose non vanno tanto bene e intorno a te non riconosci una guida o un’idea forte, cerchi di farti un’idea. Non c’è «papà» che ci pensa, chiunque esso sia, dal primo ministro all’allenatore, al capufficio, al sindaco. Così, quando qualcuno espone un parere e magari qualcun altro lo espone opposto, ti senti anche tu chiamato a prendere una posizione. Hai voglia di inserirti ed esprimere, magari tra te e te, o con tuo marito, il tuo pensiero. Purché la discussione sia comprensibile, segua un percorso e richiami una riflessione. La seconda idea mi appartiene proprio e non solo professionalmente, ma è nel mio lavoro che la ritrovo più spesso. Raccontare una storia da condividere. Se racconto una storia che contenga sentimenti, che siano d’amore, di affetto, di amicizia, di speranza, so che qualcuno mi starà a sentire. E se poi di quella storia darò un esito, anche minimo, so che la gente mi starà a sentire ancora di più. Perché in un frangente di vita dove tutto sembra immutabile pur mutando alla velocità della luce, il paradosso è proprio qui: trovar conforto, sentendosi parte di qualcosa, cercando di capire quel che succede e poi accettare che le cose cambiano. Anzi, il bello è proprio questo: sperare che le cose cambino. Per carità, è questione di punti di vista e questo è solo il mio. Ma tant’è, se qualcuno sarà d’accordo con me e qualcun altro no, potrebbe instaurarsi una discussione e chissà che non si ottenga il favore del pubblico? Non dimentichiamoci che abbiamo una regione invasa dalla spazzatura, abbiamo un Parlamento dove mangiano la mortadella e si tirano i pezzi di pane, abbiamo ministri indagati, forse maestri pedofili e onorevoli in attesa di giudizio che non arriverà perché onorevoli. Mi pare che le storture siano così tante e così all’ordine del giorno - pur volendo evitare in ogni modo demagogia spicciola - che se Sanremo fa qualche punto di share in meno, ma che sarà mai?
Caro Pippo, ecco perchéfaccio litigare la gente in tv
Maria De Filippi
Maria De Filippi: «Chi stabilisce cosa sia la qualità? Baudo accusa invece di pensare a sé »
Baudo l’altro giorno ha chiamato in causa «Amici» di Maria De Filippi come esempio di tv trash. Ecco la replica della conduttrice. Le cose cambiano è il titolo di un’opera di Mamet, credo degli Anni ‘80 dove in modo mirabile è stigmatizzato l’evolversi dei fatti e delle umane vicende senza che necessariamente si abbiano pronostici attendibili. I cambiamenti arrivano non preannunciati e tutto sta nel rendersene conto. Perché il Festival dovrebbe essere lo stesso di dieci anni fa? Baudo si allarma perché accusato non si sa da chi e non si sa perché. Quello è il Festival e lui è quello che lo sa fare meglio. Lo spettacolo è buono, dicono in tanti, ma il pubblico è diminuito, e allora? Trovo sconveniente accapigliarsi sulla tv di qualità. Chi stabilisce cosa sia la qualità? Colui che è unto del Signore? Cosa fa stabilire chi sia titolare della qualità e chi no? Avvelenato dalle critiche, Baudo sparge accuse qua e la. Chissà poi perché non difende il suo operato invece di far paragoni e tirare in mezzo chi non c’entra. Il picco d’ascolto arriva al momento della lite tra Fegiz e Cutugno. Ecco, guarda come paga la lite in tv. Ecco, se tutti si prendessero a pesci in faccia, s’appagherebbe la rete dell’ascolto mancato. Ma se l’assunto del programma è la rassegna della canzone italiana, perché ci si deve stupire se, di fronte all’intoppo, il dito sul telecomando si congela? Quella è una rassegna e l’intoppo non dovrebbe esserci. Se c’è, mi fermo e guardo come va a finire. Se mi fermo però, per qualcuno sono una cretina, ignorante, amante del trash. Ma perché? La discussione è l’esposizione di due diversi pareri (a parte il fatto che «discutere» dal latino scuotere - il pubblico?), e più i diversi pareri sono capaci di accogliere accoliti in entrambe le fazioni e più interessano. Veltroni e Berlusconi fanno più ascolto se s’incontrano e discutono dei loro diversi punti di vista piuttosto che se li espongono autonomamente. Obama e la Clinton, ma anche Padoa-Schioppa e Tremonti oppure Mughini e Mosca, Mancini e Galliani. Chi altri? Il nostro vicino di casa con il resto dei condomini, la signora sull’autobus per il posto a sedere, le file alla posta per chi è arrivato prima. Queste ultime non interessano? E infatti non vanno in tv. Ma le altre, da Forum a Ballarò, funzionano perché interessano. Perché interessano? Non ho certezze, ma solo due idee. La prima è che quando le cose non vanno tanto bene e intorno a te non riconosci una guida o un’idea forte, cerchi di farti un’idea. Non c’è «papà» che ci pensa, chiunque esso sia, dal primo ministro all’allenatore, al capufficio, al sindaco. Così, quando qualcuno espone un parere e magari qualcun altro lo espone opposto, ti senti anche tu chiamato a prendere una posizione. Hai voglia di inserirti ed esprimere, magari tra te e te, o con tuo marito, il tuo pensiero. Purché la discussione sia comprensibile, segua un percorso e richiami una riflessione. La seconda idea mi appartiene proprio e non solo professionalmente, ma è nel mio lavoro che la ritrovo più spesso. Raccontare una storia da condividere. Se racconto una storia che contenga sentimenti, che siano d’amore, di affetto, di amicizia, di speranza, so che qualcuno mi starà a sentire. E se poi di quella storia darò un esito, anche minimo, so che la gente mi starà a sentire ancora di più. Perché in un frangente di vita dove tutto sembra immutabile pur mutando alla velocità della luce, il paradosso è proprio qui: trovar conforto, sentendosi parte di qualcosa, cercando di capire quel che succede e poi accettare che le cose cambiano. Anzi, il bello è proprio questo: sperare che le cose cambino. Per carità, è questione di punti di vista e questo è solo il mio. Ma tant’è, se qualcuno sarà d’accordo con me e qualcun altro no, potrebbe instaurarsi una discussione e chissà che non si ottenga il favore del pubblico? Non dimentichiamoci che abbiamo una regione invasa dalla spazzatura, abbiamo un Parlamento dove mangiano la mortadella e si tirano i pezzi di pane, abbiamo ministri indagati, forse maestri pedofili e onorevoli in attesa di giudizio che non arriverà perché onorevoli. Mi pare che le storture siano così tante e così all’ordine del giorno - pur volendo evitare in ogni modo demagogia spicciola - che se Sanremo fa qualche punto di share in meno, ma che sarà mai?
Complimenti a Maria De Filippi che risposto dxa vera signora della tv. Tutte le volte lei si fa i fatti suoi e la mettono sempre in mezzo e sta volta ha fatto benissimo a rispondere che non ha accusato nessuno ha solo detto la sua.
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