Sappiamo benissimo come in televisione sia importante l’auditel. I dati di ascolto che ogni mattina gli addetti ai lavori consultano, grazie appunto alle rilevazione della omonima società. sono diventati importanti criteri di scelta sulla attuale e sulla prossima futura programmazione televisiva. Avremo letto migliaia di volte, in trafiletti sintetici, o in appositi approfonditissimi articoli sul web, vittorie e sconfitte, celebrazioni e affossamenti di programmi o fiction, basandosi, nella maggior parte dei casi, solo sull’ascolto. Anche le testate giornalistiche più accreditate, non rinunciano a partecipare a questo fenomeno. Quotidiani come Il Corriere della Sera, La Repubblica, parlando di televisione, imperniano sempre più le proprie dissertazioni riguardanti la televisione sui dati che Auditel ogni mattina comunica, stressando, in maggior misura, coloro che, nelle trasmissioni, ci mettono la faccia.
La mia domanda è questa. Quanto incide, nell’interesse di un telespettatore, il fatto che un prodotto abbia più o meno successo? Anche in questo caso interviene il “fattore massa” che spesso porta al coinvolgimento del popolo intero in un contesto “che va di moda”, o più semplicemente scatta il “fattore curiosità”? Mi spiego meglio. Spesso, il popolo viene trascinato in dei fenomeni di massa, purchè questi siano inizialmente accettati da un numero notevole di persone. E’ il caso del Grande Fratello. Nella prima edizione, l’unica che può far testo almeno relativamente a questo discorso, gli ascolti crebbero esponenzialmente sino a giungere ad oltre 15milioni nella puntata finale. Attenzione. Non sono partiti da quindici milioni, ma ben al di sotto. Cosa ha spinto quello spaventoso numero di italiani, che inizialmente aveva snobbato lo show di Canale5, ad intraprendere anch’essi questa “avventura mediatica”? Curiosità o, più banalmente il voler sentirsi coinvolti in un fenomeno che nel lontano 2000 si dilagò in maniera impressionante? La semplice ed infantile voglia di scoprire un meccanismo nuovo, o voler essere partecipi di tutti quei discorsi, altamente vaporosi, che portavano a pensare quali fossero gli innamorati del gruppo e chi potesse vincere la trasmissione, che finora erano sembrati, con disagio ed imbarazzo personale, estranei?
Se l’Auditel non rendesse pubblico il resoconto quotidiano degli ascolti, probabilmente tutti noi, guarderemmo maggiormente ciò che piace a noi, e non ciò che piace agli altri? L’indice di qualità, che tuttora la Rai ha intenzione di ripresentare, non credo sia tantomeno un criterio valido. Chi garantisce cosa sia qualità, e cosa no? Persone qualificate, un campione di pubblico? Beh, rimane tutto sommato un discorso soggettivo. Un po’ come un quadro di Picasso, siamo sicuri che quelle oscure e deformi linee piacciano a tutti?
L’auditel, a mio parere, “muove le folle” o, più semplicemente, “muove il telecomando”. Un po’ come un vestito alla moda. Per quanto inguardabile possa essere, se è diffuso, tutti farebbero di tutto per averlo. Un vestito che, quando evidenza i tuoi difetti, come ha dimostrato recentemente il direttore di RaiUno Fabrizio Del Noce, sembra andare “troppo stretto”…
La mia domanda è questa. Quanto incide, nell’interesse di un telespettatore, il fatto che un prodotto abbia più o meno successo? Anche in questo caso interviene il “fattore massa” che spesso porta al coinvolgimento del popolo intero in un contesto “che va di moda”, o più semplicemente scatta il “fattore curiosità”? Mi spiego meglio. Spesso, il popolo viene trascinato in dei fenomeni di massa, purchè questi siano inizialmente accettati da un numero notevole di persone. E’ il caso del Grande Fratello. Nella prima edizione, l’unica che può far testo almeno relativamente a questo discorso, gli ascolti crebbero esponenzialmente sino a giungere ad oltre 15milioni nella puntata finale. Attenzione. Non sono partiti da quindici milioni, ma ben al di sotto. Cosa ha spinto quello spaventoso numero di italiani, che inizialmente aveva snobbato lo show di Canale5, ad intraprendere anch’essi questa “avventura mediatica”? Curiosità o, più banalmente il voler sentirsi coinvolti in un fenomeno che nel lontano 2000 si dilagò in maniera impressionante? La semplice ed infantile voglia di scoprire un meccanismo nuovo, o voler essere partecipi di tutti quei discorsi, altamente vaporosi, che portavano a pensare quali fossero gli innamorati del gruppo e chi potesse vincere la trasmissione, che finora erano sembrati, con disagio ed imbarazzo personale, estranei?
Se l’Auditel non rendesse pubblico il resoconto quotidiano degli ascolti, probabilmente tutti noi, guarderemmo maggiormente ciò che piace a noi, e non ciò che piace agli altri? L’indice di qualità, che tuttora la Rai ha intenzione di ripresentare, non credo sia tantomeno un criterio valido. Chi garantisce cosa sia qualità, e cosa no? Persone qualificate, un campione di pubblico? Beh, rimane tutto sommato un discorso soggettivo. Un po’ come un quadro di Picasso, siamo sicuri che quelle oscure e deformi linee piacciano a tutti?
L’auditel, a mio parere, “muove le folle” o, più semplicemente, “muove il telecomando”. Un po’ come un vestito alla moda. Per quanto inguardabile possa essere, se è diffuso, tutti farebbero di tutto per averlo. Un vestito che, quando evidenza i tuoi difetti, come ha dimostrato recentemente il direttore di RaiUno Fabrizio Del Noce, sembra andare “troppo stretto”…
> Ale 93
RispondiEliminaImperidibile ULTIMA e conclusiva puntata della sesta edizione de I Raccomandati di Carlo COnti.
Questa trasmissione giunta seppur alle sesta edizione non sente affatto il passare degli anni con una media di quasi 5 mln e il 21% di share abbondante.
Carlo Conti accompagnato come sempre dal suo cast composto in prima linea dalla bellissima Alessia Ventura Dado e gli inviati speciali.
Questa sera novita’,i raccomandatori e i raccomandati saranno 12,sfida quindi piu’ lunga e che quindi vi terra’ compagnia per tutta la seconda serata inoltrata.
Vi rinnovo quindi lìappuntamento ULTIMO!!!
STASERA ORE 21.10 circa RAI UNO I RACCOMANDATI