domenica 29 giugno 2008

SANREMO 2009: TRA BONOLIS E L'ARISTON SPUNTA CARLO CONTI


Riflettendoci, è da almeno qualche settimana che non si parla di Sanremo. Il festival di Sanremo che, a differenza di qualsiasi altro prodotto televisivo, tiene banco sulla cronaca televisiva trecentosessantacinque giorni all'anno, deve ancora trovare il suo conduttore, e soprattutto deve ancora trovare la certezza che si parli di Sanremo. La convenzione tra Rai ed il comune ligure deve essere ancora rinnovata. E fra tutto ciò, spunta fuori il nome di Carlo Conti per la prossima conduzione, "il sanguinario" di RaiUno potrebbe sostituire un Paolo Bonolis che, da mesi è sul quel palco, ma senza alcuna certezza. Ecco l'articolo de La Stampa:
Paralisi Sanremo

La Rai vuole 3 serate, il Comune 5. Bonolis favorito, ma spunta Conti
ALESSANDRA COMAZZI


SANREMOE il Festival di Sanremo? Che ne sarà di lui? Alla fine un accordo si troverà, ma intanto la situazione è ferma. Bloccata. Paralizzata. Uno dei motivi del contendere è il numero delle serate: Sanremo ne vuole cinque, la Rai tre. Non è sicuro nemmeno il conduttore: doveva essere Paolo Bonolis, ma all’ostensione solenne dei nuovi palinsesti, a Saint Moritz, il nome non è venuto fuori. Anzi, si è fatto quello di Carlo Conti, il solito - solido - mediano sul quale la Rai può sempre contare. Inoltre, prima di firmare con il conduttore, la Rai deve siglare la nuova convenzione con il Comune di Sanremo. Le posizioni paiono lontanissime, sulla carta inconciliabili. La trattativa non sarà semplice, visto che si fronteggiano due situazioni complesse. La Rai si trova nell’ennesima bufera, il direttore generale Cappon è a fine mandato, il direttore di Raiuno Del Noce tiene le valigie sull’uscio da mesi; far musica in tivù è sempre più difficile, i conduttori hanno caratterini spinosi e gli investitori pubblicitari vogliono ascolti, per continuare a mettere qualcosa come 500 mila euro su ogni spot. Il Comune di Sanremo ha per parte sua una risicata maggioranza di 16 (sinistra) a 15 (destra), i consigli comunali saltano continuamente. Con quelle proporzioni lì, la situazione è ingovernabile, mica accade soltanto alla Rai. L’altra sera il Comune doveva scegliere la delegazione da mandare a Roma a discutere, ma la riunione è saltata. Se ne riparlerà a settembre. Del Noce avrebbe avuto fretta di chiudere, ma si è trovato nell’impossibilità materiale per farlo. Posizioni inconciliabili: cinque serate di Festival sono troppe. Non le regge una qualunque impostazione artistica; non le regge il pubblico, che infatti cambia canale. La «messa cantata» di Baudo ha fatto il suo tempo, osteggiata dalla controprogrammazione, dalle reti a pagamento, da Internet e dalla gente che s’è stufata. La Rai ha capito finalmente che è indispensabile condensare. Non tanto per lo spettatore, quanto per l’investitore. Solo che il Comune non ci sta: le 5 serate non sono in discussione, dicono da Sanremo. Inoltre, chiederanno più soldi (ora ricevono 8,3 milioni annui più Iva e rivalutazione Istat); più pubblicità per i fiori, il Casinò e Sanremo Lab, l’Accademia della canzone. Ancora: non tutti i conduttori, spesso pure direttori artistici, accettano di interrompere il programma con i fiori e i cotillons: e allora Sanremo chiede un «garante» che vigili sulla effettiva promozione. Si è mai pensato di andare a Mediaset? Mai pensato. E d’altronde, Mediaset nemmeno lo vorrebbe, il Festival. Così pare. A questo punto la Rai dovrebbe drizzare la schiena, tenere duro sulle tre serate, che le consentono un prodotto artistico sicuramente migliore. Magari barattando le altre due con una manciata di trasmissioni durante l’anno come Ti lascio una canzone della Clerici, che è andato benissimo. Ma basta con cinque appuntamenti: Rai, fai qualcosa di televisivamente corretto.

E proprio nella giornata in cui le voci parlano di un Carlo Conti vicino all'Ariston, ecco che anche Pippo Baudo toglie "l'ipoteca" dal palco dell'Ariston. Ovviamente, almeno e solo per quest'anno....ecco uno stralcio dell'intervista che lo stesso Baudo ha rilasciato a Il Tempo, in cui, con mio grande piacere, si leggono anche dei segni di distensione nei confronti di Paolo Bonolis, suo amico-nemico in questi ultimi anni.

Lei, Baudo, guarderà dalla tv il festival 2009. «Mi riposerò per un anno poi nel 2010 vedremo. In fondo ho fatto già 13 festival (quelli più classici) e Mike Bongiorno 11, tra cui alcuni del periodo di transizione. Comunque andrà rinnovata la convenzione con il comune di Sanremo, ma prima c'è il nuovo Cda Rai ancora da definire. E il Festival non può prescindere dalla location di Sanremo. Nel passato sono stati tentati altri esperimenti di portare le canzoni in altre città, a Roma o Venezia per esempio, ed è stato un fallimento. Legare la manifestazione a Sanremo, sottraendone la proprietà alla Rai che lo aveva inventato fu una grande furbata del sindaco democristiano Pippione, che depositò il marchio e il comune ne divenne proprietario».
E di Paolo Bonolis cosa pensa? «È un bravo conduttore e mi dispiace che a volte abbiamo avuto qualche incomprensione per colpa di frasi scritte sui giornali in modo sbagliato. Però, Bonolis è una spalla, il comico vero è Luca Laurenti. La coppia comica deve essere ben assortita, deve funzionare senza invasioni di campo. Fu questa una delle ragioni che mise fine alla collaborazione tra Tognazzi e Vianello: Raimondo doveva essere la spalla, ma talvolta prendeva più applausi e questo a Ugo non piaceva. Così, Vianello doveva limitarsi e lavorare per sottrazione. Alla fine si divisero».
Quali sono i suoi prossimi progetti televisivi? «Sto preparando per l'autunno cinque puntate di "Serate d'onore", dove ogni volta porto sul palco un personaggio famoso rendendolo più confidenziale agli occhi del pubblico. È una cosa che già ho fatto nel passato e ha avuto molto successo. Una volta, invitai in trasmissione Will Smith e fui letteralmente assediato dai vertici di Medusa: Giampaolo Letta mi disse che si doveva parlare solo del suo film in uscita, avevainterpretato "La ricerca della felicità" di Gabriele Muccino. Allora, dissi al maestro Caruso: "A un certo punto intona uno dei suoi pezzi preferiti, se Smith si lascia andare prosegui, altrimenti desisti". Appena intonò il pezzo, Smith si mise a cantare e non smise per 25 minuti, fu un successone».

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