Seguendo le orme del ben più noto telefilm americano cult degli anni ’80 e ’90, Maria De Filippi, nel lontano 2001 sulla cadetta Italia1, decise di aprire le porte ad una scuola che fosse serbatoio da cui attingere nuovi ballerini, nuovi cantanti, nuovi attori e (seppur in maniera estremamente circoscritta) nuovi presentatori. Saranno Famosi, questo il titolo del programma inizialmente condotto da Daniele Bossari, si impose, sin dalla sua nascita, come il talent show giovane per antonomasia, e si diffuse in maniera via via sempre maggiore catalizzando indissolubilmente quel pubblico, al quale successivamente se ne aggiunse dell’altro per uno scontatissimo passaparola anche televisivo e commerciale, che ogni anno decreta l’alunno migliore, il più bravo, ma a volte anche il più bello, il più simpatico, il più spaccone. Fuori Bossari, dentro Maria De Filippi, però, perché il primo, negli ambienti televisivi è riconosciuto, ovunque metta la faccia fa capitombolare qualsiasi trasmissione. Sta di fatto che si ebbero un successo senza limiti, il passaggio, prima trasversale poi totale, sull’ammiraglia ed anche un cambio di titolo per questioni legati a diritti con i produttori della serie. Da Saranno Famosi ad Amici (di Maria De Filippi), quindi.
Sono oramai quasi 7 anni che i vari scolari, anche alla luce del fatto che gli stessi sono ospiti dei vari contenitori come Buona Domenica, Verissimo, Mattino Cinque più recentemente, diventano volti consueti, noti, conosciuti. In modo quasi del tutto inevitabile più segui, più ad alcuni, per affinità, per carattere, per impressione data una particolare bravura, ti leghi, tifandoli. Un entusiasmo autentico, verace che però negli ultimi tempi si sta trasformando (ammesso e non concesso che la trasformazione è gia attuata) in acerrima partigianeria, in una presa di posizioni strenua delle quali l’obiettività e la razionalità perdono controllo vinte da un “odio” particolare per le parti avverse e da un’esaltazione a dir poco incredibile. Di pari passo con i vari cambiamenti allo scheletro primario del programma, cambiano, quindi, anche gli animi con i quali i vari telespettatori lo guardano. Mutazioni che, ad onor del vero, riguardano quella fascia che televota, sostiene, segue assiduamente non perdendosi neanche un secondo di ciò che avviene al proprio o alla propria beniamina. Se la scuola targata Amici, infatti, nei primi anni si era distinta per l’eccellenza delle voci, per l’eleganza dei passi, e per l’empirica capacità comica o drammatica, in queste ultime edizioni, in particolare la settima, è preferita l’abilità nel tenere testa, che frequentemente sfocia in una maleducazione senza precedenti, ad un professore, l’attitudine al rispondere a tono ad un avversario prima amico e la competenza nel sapere creare un misto tra acidità e superbia nel commentare una critica più o meno costruttiva. Ma come se ciò non bastasse, nello stesso momento in cui risuonano prepotentemente quelle dichiarazioni rilasciate da Pippo Baudo in seguito ai bassi ascolti dell’ultima edizione del Festival di Sanremo - «Vogliono lo scandalo, ora ci scateniamo, picchiamoci, così il pubblico lo fo**iamo», disse -, l’affetto del pubblico cresce in maniera esponenziale, ed Amici 7 si conferma come l’edizione più seguita di tutte. Un caso? Assolutamente no.
Cercando di omettere ciò che avviene all’interno della trasmissione, c’è un altro fattore da considerare: l’incredibile sfruttamento a cui è soggetto il marchio Amici. Vinta dal sardo Marco Carta l’ultima edizione, contemporaneamente hanno avuto inizio le repliche delle strisce quotidiane nel consueto orario, una paio di live ineditidi cui uno in prima serata, speciali di due ore sul satellite e quant’altro. Una vera e propria indigestione, sia per chi ama la trasmissione e soprattutto per chi non è solito vederla, la quale potrebbe avere delle spiacevoli conseguenze per l’imminente ottava, per la quale hanno avuto già inizio i vari provini. E in tutto ciò, già da metà giugno, si è parlato di nuove collocazioni per la puntata settimanale (confermata per la domenica pomeriggio sdoppiandosi con una ulteriore di sabato), di day-time, di Celentano, di Jurman, di cd, di vendite, di confronti con il concorrente (?) X-Factor. Ma non è che si rischia una saturazione del prodotto? Sembra che ciò non interessi proprio a nessuno e coperti da un entusiasmo tale, forse, è facilmente capibile alquanto. Razionalmente, comunque, è desiderio e auspicio di molti non solo un rientrare nei ranghi e un non più così assiduo rompere i limiti a livello televisivo, ma anche un buon ritorno alle origini. Basta squadre, Basta luna, Basta sole. Ridateci gli esami di sbarramento. Ridateci le sfide dove si scontravano su tutti i campi gli alunni, anche in quelli non loro. Ridateci regole ferree e un regolamento fisso da seguire. Perché, checchè se ne dica, il cantante dalla voce calda e dal timbro particolare, se quest’ultime fossero esistite, già da metà novembre sarebbe stato out, per la gioia di chi tifava Bonanno o per l’eventuale dispiacere delle innumerevoli Cartine.
Cercando di omettere ciò che avviene all’interno della trasmissione, c’è un altro fattore da considerare: l’incredibile sfruttamento a cui è soggetto il marchio Amici. Vinta dal sardo Marco Carta l’ultima edizione, contemporaneamente hanno avuto inizio le repliche delle strisce quotidiane nel consueto orario, una paio di live ineditidi cui uno in prima serata, speciali di due ore sul satellite e quant’altro. Una vera e propria indigestione, sia per chi ama la trasmissione e soprattutto per chi non è solito vederla, la quale potrebbe avere delle spiacevoli conseguenze per l’imminente ottava, per la quale hanno avuto già inizio i vari provini. E in tutto ciò, già da metà giugno, si è parlato di nuove collocazioni per la puntata settimanale (confermata per la domenica pomeriggio sdoppiandosi con una ulteriore di sabato), di day-time, di Celentano, di Jurman, di cd, di vendite, di confronti con il concorrente (?) X-Factor. Ma non è che si rischia una saturazione del prodotto? Sembra che ciò non interessi proprio a nessuno e coperti da un entusiasmo tale, forse, è facilmente capibile alquanto. Razionalmente, comunque, è desiderio e auspicio di molti non solo un rientrare nei ranghi e un non più così assiduo rompere i limiti a livello televisivo, ma anche un buon ritorno alle origini. Basta squadre, Basta luna, Basta sole. Ridateci gli esami di sbarramento. Ridateci le sfide dove si scontravano su tutti i campi gli alunni, anche in quelli non loro. Ridateci regole ferree e un regolamento fisso da seguire. Perché, checchè se ne dica, il cantante dalla voce calda e dal timbro particolare, se quest’ultime fossero esistite, già da metà novembre sarebbe stato out, per la gioia di chi tifava Bonanno o per l’eventuale dispiacere delle innumerevoli Cartine.
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