Lunedì e martedì scorsi Rai 1 ha trasmesso le prime due parti della miniserie in costume Artemisia Sanchez, tratta dall’omonimo romanzo.
Discreti e in crescita risultati d’audience (vittoria sul pugile Carnera trasmesso da canale 5), ma non altrettanti riscontri in campo di qualità.
Discreti e in crescita risultati d’audience (vittoria sul pugile Carnera trasmesso da canale 5), ma non altrettanti riscontri in campo di qualità.
Innanzitutto partiamo dalla sigla. Nota positiva la presenza di una sigla d’apertura, ormai spesso in disuso nella televisione italiana….anche se il risultato sembra la sigla di una telenovela sudamericana anni '90. Ci manca solo Amedeo Minghi che canta la canzone: qui abbiamo, invece, Lucio Dalla.
Passiamo alla storia: 160 pagine circa di romanzo dilatate in 4 puntate. Troppo……. e lo si vede. Non vi sono neanche storie secondarie di rilievo (con forse l’esclusione dell’amore tra la serva e il bandito) inserite per compensare questa eccessiva dilatazione della storia principale e mantenere un ritmo incalzante.
Il ritmo ne risulta quindi, abbastanza lento.
Molte scene “mute”, primi piani silenziosi, inquadrature di paesaggi, cavalcate nel verde. Il tutto accompagnato dalla musica della colonna sonora.
Questa scelta stilistica può spesso essere anche azzeccata per creare l’atmosfera, lasciar “sognare” il telespettatore assieme alla protagonista, liberare le emozioni, ma qui il problema è che il risultato spesso non suscita nulla di ciò.
La colonna sonora fa sufficientemente il suo compito, ma gli interpreti vengono meno. Primi piani su visi inespressivi non suscitano nessuna palpitazione se non noia.
Passiamo alla storia: 160 pagine circa di romanzo dilatate in 4 puntate. Troppo……. e lo si vede. Non vi sono neanche storie secondarie di rilievo (con forse l’esclusione dell’amore tra la serva e il bandito) inserite per compensare questa eccessiva dilatazione della storia principale e mantenere un ritmo incalzante.
Il ritmo ne risulta quindi, abbastanza lento.
Molte scene “mute”, primi piani silenziosi, inquadrature di paesaggi, cavalcate nel verde. Il tutto accompagnato dalla musica della colonna sonora.
Questa scelta stilistica può spesso essere anche azzeccata per creare l’atmosfera, lasciar “sognare” il telespettatore assieme alla protagonista, liberare le emozioni, ma qui il problema è che il risultato spesso non suscita nulla di ciò.
La colonna sonora fa sufficientemente il suo compito, ma gli interpreti vengono meno. Primi piani su visi inespressivi non suscitano nessuna palpitazione se non noia.
Gli interpreti principali sono uno dei problemi di questa miniserie. Michelle Bonev si vede che crede nel personaggio (come ricordato in varie interviste) e almeno ci prova. Spesso non riuscendoci, ma il tentativo c’è. Fabio Fulco, invece, è totalmente inespressivo. Sia con la voce che con il viso. Nessun cambio di tonalità, nessun impeto, nessuna scossa. Il patimento di Don Angelo dopo il matrimonio di Artemisia è recitato con la stessa verve di uno che dice che deve andare al supermercato a prendere il pane.
Il francese Frédéric van den Driessche (eroe della serie Louis Page in patria, ma anche nel cast di produzioni da dimenticare come La contessa di Castiglione e Sissi, l’impératrice rebelle) nel ruolo del “cattivo” Principe Spinelli è il più convincente del triangolo principale.
Il francese Frédéric van den Driessche (eroe della serie Louis Page in patria, ma anche nel cast di produzioni da dimenticare come La contessa di Castiglione e Sissi, l’impératrice rebelle) nel ruolo del “cattivo” Principe Spinelli è il più convincente del triangolo principale.
E tutto questo senza ancora aver visto Dalla vestito da vescovo con la parrucca della tata di Lady Oscar....chissà cosa ci attenderà nelle due puntate conclusive.
Ottima analisi che condivido tantissimo. Cmkue guarderò le altre due puntate. Fulco è davvero pessimo.
RispondiEliminaComplimenti ancora.
Io non ho nessuna parrucca, tutti capelli originali del 1700!!
RispondiEliminaSi, come no! Quella volta che venisti a Versailles e si aprì la finestra del Salone degli Specchi, la tua parrucca volò via e finì sul lampadario!!!
RispondiEliminaavevate tutte e due le parrucche, zitte, coquettes
RispondiEliminaOddio, che discussione trash nei commenti ahahahahah :D Comunque concordo con Marie Grandier, tutti capelli originali, eh!
RispondiEliminaComunque che incubo Dalla in abiti ...talari ...
RispondiEliminaSpero di nn sognarlo stanotte ...
Bravi continuate a guardare Artimisia storia stupenda e posti incantevoli W i SASSi di Matera......
RispondiElimina"Il patimento di Don Angelo dopo il matrimonio di Artemisia è recitato con la stessa verve di uno che dice che deve andare al supermercato a prendere il pane".
RispondiEliminaE' vero. Troppo forte questa frase. Mi ha fatto ridere per mezz'ora.
Enrico
Tuttavia il ragazzo sta studiando recitazione.... ed ha i presupposti per diventare bravo...
Rita