Il reality show è morto. Il reality show è vivo. Il reality show è in stanca. Il reality show è rinato. Qualche altra cosa? Si può certamente dire, però, che il genere abbia avuto una buona seconda chance, e i piani alti, quando hanno tra le mani la gallina dalle uova d’oro, "spremono" all’impazzata. Perché tutto fa brodo, e perché siamo incredibilmente – col brodo e le galline con tanto di atmosfera natalizia – in tema. Sta di fatto che la prossima stagione televisiva sarà quella della riproposizione di molti marchi storici del genere che, per far fronte alla crisi, erano stati sopperiti definitivamente – avverbio che, invece, visto quando accaduto, è stato preferibile sostituire con momentaneamente –. Uno di quelli che, con molta probabilità, vedrà ritorno sui teleschermi è La Fattoria. La storia di questo reality show è stata molto travagliata, nonostante si tratti di quello più inutile (ammesso e non concesso che i reality abbiano un’utilità).
La prima edizione andò in onda sulla cadetta Italia1 condotto da Daria Bignardi coadiuvata da Daniele Bossari, rimpiazzo all’esiliato Alessandro Cecchi Paone, che ne parlava come se fosse un esperimento sociologico: l’estromissione di un gruppo di vip o semi-tali da ogni comodità e comfort della vita contemporanea correlata ad un nuovo stile di vita tipico di una fattoria del 1870 – non a caso il sottotitolo della trasmissione era “In diretta dal 1870” –. La novità di questo reality, nella sua prima edizione, constava in un’ambientazione per la prima volta tutta italiana (era una fattoria in Toscana) e nella reale mescolanza dell’elemento reality con quello sperimentale. Come ci si comporta dinanzi a tale improvviso cambiamento relativo al nuovo vivere la propria vita? Il reality dimostra di avere tutte le carte in regola per poter fare bene, e le sfrutta fino all’ultima: un buon cast (tra cui le ultime isolane Ela Weber e Flavia Vento), buona dialettica, ottima conduttrice. Ascolti per la rete eccellenti: media di oltre 4 milioni e uno share che sfiora i 16 punti percentuali. Come nel miglior caso di trasmissioni funzionanti, la promozione all’ammiraglia fu d’obbligo. E fu così che l’anno successivo approda a Canale5, ma senza la Bignardi.
Capita così che Barbara D’Urso si impossessa nuovamente di una creatura che originariamente non era sua, e, guarda caso, subentra un’altra volta - al GF del 2003 la prima - alla conduttrice de Le invasioni barbariche. La seconda fattoria differisce dalla prima, perciò, non solo per quanto riguarda la presentatrice, ma anche per l’inviato. Trattasi di Pupo, che fa il proprio esordio in tv in veste di conduttore che, nel suo piccolo che più piccolo non si può, se la cava discretamente ma che, sfortunatamente, avrebbe poi avuto strada spianata per la prima rete di Stato poco dopo. Ci si sposta in Brasile e si stravolge letteralmente il programma: di quell’esperimento rimane poco, anzi nulla, ma ci si rivolge completamente al trash. Ricordate le urla di una squinternata Jo Squillo nella location brasiliana? Ecco. Il reality guadagna un milione di telespettatori rispetto all’apparizione sulla rete piccola e otto punti di share, con una media che è del 24%.
Al peggio non c’è mai fine e il 15 Febbraio 2006 parte la terza edizione, sempre con l’onnipresente Barbara D’Urso, fatta fuori da Alessia Marcuzzi alla guida del contemporaneamente iniziato Grande Fratello 6, e l’inviato peggiore della storia dei reality a braccetto con Filippo Magnini, Francesco Salvi. Questa è l’edizione in cui la D’Urso era solita fare rima, prima di ogni stacco pubblicitario, con il titolo del programma e venivano dispensate perle dal dubbio gusto, prima fra le quali La fattoria, il reality che piace anche a mia zia. Tutti in Marocco, a fare baldoria con Montano, Ricciarelli e Rosario Rannisi, primo esempio di un effettivo cross over tra reality contigui, tra l’altro suo vincitore. Prima volta di un reality spostato al sabato sera che riuscì a battere il competitor Amore di Raffaella Carrà e ascolti ancora più alti, seppur di poco: 5 milioni e il 24.5% di share.
Lasciando perdere la squallida appendice di Un, due, tre… stalla!, pare proprio che La fattoria stia per tornare, dopo due anni di stop e alla sua guida è accreditata la talpa Paola Perego che, per quanto valida e capace, sull’esempio di Re Mida, di tutto ciò che tocca fa esageratamente trash. Inutile dire che questo programma sia il peggiore in tema in quanto dello spirito originario granché è stato perso. Una sorta di Grande Fratello Vip itinerante senza filo logico. Nomination, migliori, l’impianto è quello. Per un’Isola in cui si lotta per la sopravvivenza, per una Talpa da stanare, per un Grande Fratello sfruttatore del patrimonio relativo all’essere primo reality della storia, di una Fattoria, francamente, ne sentiamo veramente bisogno?
La prima edizione andò in onda sulla cadetta Italia1 condotto da Daria Bignardi coadiuvata da Daniele Bossari, rimpiazzo all’esiliato Alessandro Cecchi Paone, che ne parlava come se fosse un esperimento sociologico: l’estromissione di un gruppo di vip o semi-tali da ogni comodità e comfort della vita contemporanea correlata ad un nuovo stile di vita tipico di una fattoria del 1870 – non a caso il sottotitolo della trasmissione era “In diretta dal 1870” –. La novità di questo reality, nella sua prima edizione, constava in un’ambientazione per la prima volta tutta italiana (era una fattoria in Toscana) e nella reale mescolanza dell’elemento reality con quello sperimentale. Come ci si comporta dinanzi a tale improvviso cambiamento relativo al nuovo vivere la propria vita? Il reality dimostra di avere tutte le carte in regola per poter fare bene, e le sfrutta fino all’ultima: un buon cast (tra cui le ultime isolane Ela Weber e Flavia Vento), buona dialettica, ottima conduttrice. Ascolti per la rete eccellenti: media di oltre 4 milioni e uno share che sfiora i 16 punti percentuali. Come nel miglior caso di trasmissioni funzionanti, la promozione all’ammiraglia fu d’obbligo. E fu così che l’anno successivo approda a Canale5, ma senza la Bignardi.
Capita così che Barbara D’Urso si impossessa nuovamente di una creatura che originariamente non era sua, e, guarda caso, subentra un’altra volta - al GF del 2003 la prima - alla conduttrice de Le invasioni barbariche. La seconda fattoria differisce dalla prima, perciò, non solo per quanto riguarda la presentatrice, ma anche per l’inviato. Trattasi di Pupo, che fa il proprio esordio in tv in veste di conduttore che, nel suo piccolo che più piccolo non si può, se la cava discretamente ma che, sfortunatamente, avrebbe poi avuto strada spianata per la prima rete di Stato poco dopo. Ci si sposta in Brasile e si stravolge letteralmente il programma: di quell’esperimento rimane poco, anzi nulla, ma ci si rivolge completamente al trash. Ricordate le urla di una squinternata Jo Squillo nella location brasiliana? Ecco. Il reality guadagna un milione di telespettatori rispetto all’apparizione sulla rete piccola e otto punti di share, con una media che è del 24%.
Al peggio non c’è mai fine e il 15 Febbraio 2006 parte la terza edizione, sempre con l’onnipresente Barbara D’Urso, fatta fuori da Alessia Marcuzzi alla guida del contemporaneamente iniziato Grande Fratello 6, e l’inviato peggiore della storia dei reality a braccetto con Filippo Magnini, Francesco Salvi. Questa è l’edizione in cui la D’Urso era solita fare rima, prima di ogni stacco pubblicitario, con il titolo del programma e venivano dispensate perle dal dubbio gusto, prima fra le quali La fattoria, il reality che piace anche a mia zia. Tutti in Marocco, a fare baldoria con Montano, Ricciarelli e Rosario Rannisi, primo esempio di un effettivo cross over tra reality contigui, tra l’altro suo vincitore. Prima volta di un reality spostato al sabato sera che riuscì a battere il competitor Amore di Raffaella Carrà e ascolti ancora più alti, seppur di poco: 5 milioni e il 24.5% di share.
Lasciando perdere la squallida appendice di Un, due, tre… stalla!, pare proprio che La fattoria stia per tornare, dopo due anni di stop e alla sua guida è accreditata la talpa Paola Perego che, per quanto valida e capace, sull’esempio di Re Mida, di tutto ciò che tocca fa esageratamente trash. Inutile dire che questo programma sia il peggiore in tema in quanto dello spirito originario granché è stato perso. Una sorta di Grande Fratello Vip itinerante senza filo logico. Nomination, migliori, l’impianto è quello. Per un’Isola in cui si lotta per la sopravvivenza, per una Talpa da stanare, per un Grande Fratello sfruttatore del patrimonio relativo all’essere primo reality della storia, di una Fattoria, francamente, ne sentiamo veramente bisogno?
Cosa ha di nuovo da raccontare il genere reality ? Non sono sorpreso del successo di quelli di questo autunno ... a suon di litigi e trash come da solito consumato copione ... e pubblico beone ...e divertito ...
RispondiEliminaMa credi davvero che solo LA FATTORIA sia un reality insulso ? Io credo che tutto il genere sia vuoto e decisamente squallido ...
E questa nuova primavera di ascolti per il genere ... rischia di farne spuntare come funghi ...su tutti i canali ... fino a una nuova ed ennesima nausea ...
....Spazzatura Mediaset....
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