martedì 2 dicembre 2008

LO SPOT DI SKY CONTRO L'AUMENTO DELL'IVA: MA LA TV SATELLITARE È UNA PRIMA NECESSITÀ?

Il governo Berlusconi ha sentenziato: abolizione dell’Iva agevolata al 10% per quanto riguarda la Tv satellitare. Non fosse mai accaduto, se non per il putiferio che la notizia ha naturalmente generato. Uno di quelli che accadono solo quando un governo agisce in un determinato (sarebbe meglio dire in qualsiasi) modo e la frangia opposta tende a dargli contro, sentenziosamente. Siamo in Italia, cari miei. Siamo nella terra dove il dito si punta contro la persona, e non contro, qualora non si sia d'accordo, l’idea che questa porta. Nella terra dove ci si rende ciechi pur di non vedere, sordi pur di non sentire e mai muti, pur di sparare a zero, che sia da una parte o che lo sia dall’altra. Una moda, una tendenza? Magari. L’ultima, quindi, in ordine cronologico che ha mosso la coscienza comune è questo raddoppio dell’iva, riportata alla normale quota del 20%, che attacca prevalentemente Sky. Il colosso di Murdoch, nato nella piena estate del 2003, è oggi divenuto un qualcosa di irrinunciabile per quelle oltre quattro milioni di famiglie che usufruiscono dei suo servizi: telegiornali, programmi di tutti i tipi, telefilm svariati in genere, musica, documentari, radio e così via. L’aumento dell’iva, che ha così effetto sugli abbonamenti che vedranno lievitazione nei prezzi da pagare (differente a seconda dell’abbonamento sottoscritto) è portatore di duplice lettura: maggior costi più (ipoteticamente) abbonamenti disdetti e Sky come prodotto di lusso – in quanto è assolutamente tale – e quindi un provvedimento che colpisce solamente il ceto "ricco" della nostra società. C’è però chi vede in tutto un conflitto d’interesse, in quanto Berlusconi è pur sempre proprietario della crescente realtà Premium, il digitale terrestre al quale ci si convertirà totalmente nel giro di pochi anni, che cessa di esistere anche solo a parole quando l’aumento, che nella realtà è il ripristino dell’Iva – il visionamento influenzato dal punto di vista negativo non è proprio un caso? – riguarda anche la sua creatura. Sky, in questi giorni, sta facendo circolare uno spot contro il ripristino della reale quota relativa all’imposta, indistintamente su tutti i suoi canali, ed è il seguente con tanto di testo letto nello spot:



In una fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese. Il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio delle tasse sul vosto abbonamento a Sky dal 10 al 20%. Un aumento delle tasse per 4 milioni e 600 mila famiglie. Questo, anche se durante la scorsa campagna elettorale il Governo aveva promesso di non aumentare le tasse alle famiglie italiane.

Dal 2003 Sky ha costantemente investito in Italia trainando la crescita dell’intero settore televisivo, senza utilizzare sussidi da parte del Governo, creando migliaia di nuovi posti di lavoro ma soprattutto offrendo a tutti gli italiani la possibilità di scegliere i programmi televisivi che preferiscono in piena libertà. Se il Parlamento non lo bloccherà, questo aumento delle tasse sul vostro abbonamento Sky entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio. Se credete che questa decisione sia sbagliata scrivete una mail a: segreteria.presidente@governo.it. Per dire al Governo la vostra opinione.


La domanda da porsi è: realmente Sky è una necessità per l’italiano medio? Può vivere senza di esso? Ma soprattutto, ci sarà mai un momento in cui si riuscirà a discernere la visione dell’azione politica da quella personale? Chissà.

Nessun commento:

Posta un commento