Lo dicemmo già la volta scorsa: il mondo parallelo delle emittenti locali tende ad emulare le gesta e le imprese di quella generalista, di maggior portata e di più larga diffusione, ma i risultati molto spesso sono inesistenti nonostante ci sia il dispendio di energie, forze, anima e cuore. Vagando con la memoria, per esempio, ricordo di un certo Kaos – La grande sfida, una sorta di reality show che era la rilettura in chiave neomelodica del ben più famoso Music Farm, portato al culmine del successo in quegli anni da Simona Ventura poi e da Amadeus prima. Alcuni cantanti napoletani all’interno (?) di una casa (era un piccolo studio con su alzato qualche pannello colorato di rosso e celeste), evidentemente ospiti della stessa solo nell’arco della trasmissione, a cantare – ma va là? – e a nominarsi. A condurre era stata chiamata la ragazza immagine della rete Tele A, Valeria Vittorini, ragazza di bell’aspetto e dalla cadenza incredibilmente partenopea. C’era anche un competitor, Music nciarm (ovvero inciucio, pettegolezzo musicale), condotto dal comico Alessandro Siani, noto poi al grande pubblico per aver tentato di raccogliere l’eredità di Libero, il programma di Teo Mammucari tutto scherzi e risate. Morto Music Farm, è nato, ed è arrivato alla seconda edizione con tanto di provini in onda in questi giorni con discreto ascolto, X Factor. Poteva mai il folkloristico mondo della tv locale guardare e basta? Certo che no. Ed ecco che è arrivato Fattore Napoli, o N Factor, come dir si voglia.
La struttura è la medesima della trasmissione condotta da Francesco Facchinetti: il tutto ha avuto inizio con i provini. Data la non conoscenza di questo talent parallelo per la sua nascita improvvisa, e quindi l’impossibilità di dare origine a casting veri e propri, i dilettanti concorrenti sono stati direttamente attinti dai provini per il programma di Raidue tenutisi a Napoli. Un riciclo bello e buono, dato il fatto che a tutte quelle persone subito scartate era stata offerta, come consolazione, la possibilità di prendere parte a questo talent napoletano. E come? Posizionandosi poco al di fuori del camp dell’originale con una piccola baracca di legno con fogli da compilare. Sicuramente un qualcosa di innovativo, no? Una volta superato questo primo step, ovvero la costituzione di un primo gruppo di emergenti, si è passati alla prima scrematura, avvenuta seguendo l’esempio di quelli nazionalpopolari. In giuria siedono quattro uomini, di cui è riconoscibile a primo impatto solo Gianni Simioli, da anni costretto a barcamenarsi e a girovagare tra le mille e più emittenti pur di guadagnarsi la pagnotta a fine mese, accontentandosi sufficientemente del poco cui è chiamato a fare. E via via, allora, scorrono i cantanti. Su Tele A, rete che ospita il talent, sono andate in onda piccole pillole relative ai provini proprio come accade su Raidue.
Il programma vero e proprio ha inizio cinque settimane fa, quando a Via Caracciolo, 133, contenitore musicale che ha preso le redini dell’ormai scomparso Piazzetta Merola (il programma condotto da Mario Merola prima come contenitore domenicale e poi come appuntamento in prima serata ogni settimana), subentra questo fantomatico Fattore Napoli. Lo studio è, come nella tradizione dei canali mignon, ristretto. Un 10 metri per 20, volendo essere estremamente buoni. C’è il pubblico, la giuria (presieduta però da esponenti diversi rispetto a quelli dei provini: riconoscibile uno dei principali nomi della musica napoletana antica quale Pino Mauro) e i concorrenti, seduti dietro le quinte, su di un puff rosso visibile al grande pubblico in quanto attiguo al palco, che si sfidano a due a due. Si esibiscono sulla stessa canzone, tratta dal repertorio rigorosamente partenopeo, e poi li si giudica votandoli da uno a dieci. Ed è qui la differenza principale con X Factor: la giuria vota con tanto di lavagna e gessetto. Ci sono addirittura gli ospiti musicali: lo scorso venerdì c’è stato Raffaello con tanto di corpo di ballo denominato Je suis vrenzolè ("Io sono vrenzola", ovvero ragazza volgare) ad intonare il suo cavallo di battaglia La dea dell’amore.
La serata è surreale, la volontà, reale o non, di darsi un tono è evidente (il presentatore che con enfasi annuncia i Soundsound è un qualcosa di sublime). Ma il tutto scade nel solito squallore locale, con canzoni che non partono, giudici a parlare nella più stretta accezione della lingua dialettale, conduttori che non sanno come muoversi. Soavemente osceno.
La struttura è la medesima della trasmissione condotta da Francesco Facchinetti: il tutto ha avuto inizio con i provini. Data la non conoscenza di questo talent parallelo per la sua nascita improvvisa, e quindi l’impossibilità di dare origine a casting veri e propri, i dilettanti concorrenti sono stati direttamente attinti dai provini per il programma di Raidue tenutisi a Napoli. Un riciclo bello e buono, dato il fatto che a tutte quelle persone subito scartate era stata offerta, come consolazione, la possibilità di prendere parte a questo talent napoletano. E come? Posizionandosi poco al di fuori del camp dell’originale con una piccola baracca di legno con fogli da compilare. Sicuramente un qualcosa di innovativo, no? Una volta superato questo primo step, ovvero la costituzione di un primo gruppo di emergenti, si è passati alla prima scrematura, avvenuta seguendo l’esempio di quelli nazionalpopolari. In giuria siedono quattro uomini, di cui è riconoscibile a primo impatto solo Gianni Simioli, da anni costretto a barcamenarsi e a girovagare tra le mille e più emittenti pur di guadagnarsi la pagnotta a fine mese, accontentandosi sufficientemente del poco cui è chiamato a fare. E via via, allora, scorrono i cantanti. Su Tele A, rete che ospita il talent, sono andate in onda piccole pillole relative ai provini proprio come accade su Raidue.
Il programma vero e proprio ha inizio cinque settimane fa, quando a Via Caracciolo, 133, contenitore musicale che ha preso le redini dell’ormai scomparso Piazzetta Merola (il programma condotto da Mario Merola prima come contenitore domenicale e poi come appuntamento in prima serata ogni settimana), subentra questo fantomatico Fattore Napoli. Lo studio è, come nella tradizione dei canali mignon, ristretto. Un 10 metri per 20, volendo essere estremamente buoni. C’è il pubblico, la giuria (presieduta però da esponenti diversi rispetto a quelli dei provini: riconoscibile uno dei principali nomi della musica napoletana antica quale Pino Mauro) e i concorrenti, seduti dietro le quinte, su di un puff rosso visibile al grande pubblico in quanto attiguo al palco, che si sfidano a due a due. Si esibiscono sulla stessa canzone, tratta dal repertorio rigorosamente partenopeo, e poi li si giudica votandoli da uno a dieci. Ed è qui la differenza principale con X Factor: la giuria vota con tanto di lavagna e gessetto. Ci sono addirittura gli ospiti musicali: lo scorso venerdì c’è stato Raffaello con tanto di corpo di ballo denominato Je suis vrenzolè ("Io sono vrenzola", ovvero ragazza volgare) ad intonare il suo cavallo di battaglia La dea dell’amore.
La serata è surreale, la volontà, reale o non, di darsi un tono è evidente (il presentatore che con enfasi annuncia i Soundsound è un qualcosa di sublime). Ma il tutto scade nel solito squallore locale, con canzoni che non partono, giudici a parlare nella più stretta accezione della lingua dialettale, conduttori che non sanno come muoversi. Soavemente osceno.
AH AH AH AH ! Non pensavamo di esser presi tanto sul serio ...Allora cosa scriverai quando ( a breve ) chiudiamo Fattore Napoli e lanciamo
RispondiElimina" Uommene e femmene" ?
Peccato che tu non sia Aldo Grasso , o meglio , per restare in tema , che tu sia Aldo Chiatto.
Ma perchè queste cose nelle vieni a dire in trasmissione ? Dai pensaci seriamente...
Grazie ancora !
Pensiamo di risponderti in diretta venerdi' 19 ma non crediamo di citare ne il tuo pseudo ne il sito ... Facciamo 200.000 contatti e siamo obbligati a far solo pubblicita' a pagamento. Sorry.
I POVERACCI di Fattore Napoli .
Credo sia stato leggermente travisato il senso del post... Mi armo di santa pazienza, e provo a spiegare. Potrei benissimo non farlo, ma voglio essere chiaro, qualora nello scritto non lo sia stato.
RispondiEliminaPartiamo dal presupposto che qui dientro non si nasconde, tra di noi, nessun Aldo Grasso, nessun Marco Molendini, né tantomeno qualche Alessandra Comazzi, ma normali studenti liceali ed universitari che si divertono a scrivere circa quella che è una delle loro passioni quali la televisione.
Detto ciò, lungi da me darvi dei poveracci. Se mi dici dove sono stato offensivo, provvederò a spiegarti e nel caso anche a scusarmi, qualora dovesse presentarsi l'eventualità. Io la trasmissione Fattore Napoli la guardo, e se proprio vuoi sapere, ho anche chiamato... Tanto per dirti. L'intento del post, e tanto più della rubrica, è un altro: quello di mostrare come le emittenti locali emulino dalla generalista. In questa occasione abbiamo passato in rassegna Fattore Napoli. E allora? Se c'è da criticare, critichiamo. Se c'è da lodare, lodiamo. Non trovi un po' presuntuoso credere che a tutti possa piacere? Al posto di apprezzare che c'è qualcuno che anche simpaticamente dice come la pensa rispetto alla maggior parte che di determinati prodotti si vergogna (e ribadisco che non è il mio personale caso), si critica. Azz, bell!! :D
Ah, puoi rispondermi benissimamente tramite commenti o tramite mail, la citazione in diretta tv non ci cambia niente, giuro. A presto, saluti.
Aldo Chiatto
Non ce ne sarebbe bisogno, in quanto il mio collega ElBarto si è largamente spiegato ed anche giustificato, in maniera estremamente corretta ed educata.
RispondiEliminaCondividendo quanto da lui affermato in pieno, provo ad aggiungere qualcosa, semmai ce ne fosse bisogno.
Questo è un blog il cui perno centrale è la televisione. Critichiamo o incensiamo la Rai, critichiamo o incensiamo Mediaset, e, grazie a questa nuova rubrica, abbiamo deciso di "allungare il nostro occhio" anche alle televisioni locali.
Credo si sia trattata di una "semplice" critica, fornita da un "semplice" telespettatore che, detta tutta, si diverte pure a guardarvi.
Non si tratta quindi di snobismo, nè di prevenzione. Altrimenti potremmo essere tacciati di questi vizi in qualunque critica viene mossa in questo blog.
Non c'è bisogno di alcuna citazione.Non c'è bisogno di alcuna pubblicità. Ti garantisco, non è questo il nostro intento..:)
Nella speranza di essere stato chiaro, auguro buon lavoro a tutti voi.
Saluti