Ne parlammo giustappunto domenica pomeriggio quando una notizia Ansa intervenì sotto quest'ottica: un'intervista al vecchio e sostituito maestro de La Corrida Roberto Pregadio che si è lanciato, come noto, in altre e furenti dichiarazioni. E quest'oggi vi proponiamo, direttamente da Sorrisi & Canzoni Tv, l'intervista completa. Buona lettura.
A deporre le armi, non ci pensa. Figurarsi. Lucido, pacato ma risoluto, Roberto Pregadio, tagliato fuori dall’ultima edizione de «La Corrida» (con annessa sollevazione popolare sul web), mette ordine tra i pensieri dopo settimane da picco di pressione. La moglie Costanza, l’unica a essergli stata accanto più di Corrado, lo osserva amorevole. Insieme, notano gli ascolti non esaltanti del programma di Canale 5 e giurano di essere «molto dispiaciuti».
È la verità, maestro?
«Certo. Mi fa male vedere l’audience in discesa, perché quello show è gran parte della mia vita».
Via lei, via il pubblico?
«Mannò, la mia assenza peserà per lo 0,1%».
Non faccia il modesto.
«È così. Però Vince Tempera, persona che stimo, non è tagliato per quel ruolo: è statico, immobile».
Gli manca la sua verve?
«Non voglio essere immodesto, ma “La Corrida” la conosco, la faccio da 40 anni: se l’orchestra non ti guarda mentre dirigi, non ti considera, è la fine».
E ora, che cosa faranno?
«Mah, non gli resta che mettere al piano Stevie Wonder... Non credo che Marina (Donato, la vedova di Corrado, proprietaria del format, ndr) sopporterà a lungo un’audience così bassa. Piuttosto, chiude».
Se le dicessero di tornare?
«In quel caso non potrei che ribadire, a malincuore: “O io, o lui”. Ma non lo faranno, per orgoglio».
Chi l’ha fatta fuori?
«Non lo so. Forse sono arrivati ordini dall’alto».
È successo tutto all’improvviso?
«No, già alla vigilia dell’edizione 2008 ci provarono: vennero qui la signora Donato e un funzionario milanese proponendo l’affiancamento. In pratica dovevo fare il rimpiazzo di un maestro che poi ho scoperto essere Tempera. Dissi di no, e feci un’altra edizione».
Ma i rapporti ormai si erano guastati.
«Infatti. Quest’anno, Marina Donato mi ha fatto scrivere dal suo legale con la stessa proposta. Ho risposto ancora no, ed è finita».
Era proprio impensabile lasciarla a casa?
«È lecito decidere di farlo. Ma è anche mia facoltà non voler convivere come due galli in un pollaio».
Due galli si beccano...
«E l’altro, forse, non era un gallo cedrone... Ma, ripeto, ho stima di Tempera. Nella prima puntata, però, ho notato che se c’è un brano d’opera, passa la mano al pianista, che è un professionista che gli scrive anche molti arrangiamenti».
Circola voce che lei chiedesse il doppio per lavorare la metà.
«Chi l’ha detto? È da querela. Mai parlato di soldi. È vero invece che mi avrebbero dato, credo, la stessa cifra per fare la metà».
Ma Corrado avrebbe rinunciato a lei?
«Credo di no. E comunque, anche messo alle strette, avrebbe trovato un modo più elegante».
Scotti ha fatto tutto quello che poteva per trattenerla?
«Non lo so. Lui arriva il venerdì a Roma, fa lo show e poi torna a Milano. Almeno mi ha telefonato per dirmi: spero di rivederti».
Com’era Corrado?
«Timido. Gli amici se li sceglieva. Andavamo alle feste col buffet in piedi, si annoiava e mi diceva: “Robbè, annamosene ’n cucina”».
È la verità, maestro?
«Certo. Mi fa male vedere l’audience in discesa, perché quello show è gran parte della mia vita».
Via lei, via il pubblico?
«Mannò, la mia assenza peserà per lo 0,1%».
Non faccia il modesto.
«È così. Però Vince Tempera, persona che stimo, non è tagliato per quel ruolo: è statico, immobile».
Gli manca la sua verve?
«Non voglio essere immodesto, ma “La Corrida” la conosco, la faccio da 40 anni: se l’orchestra non ti guarda mentre dirigi, non ti considera, è la fine».
E ora, che cosa faranno?
«Mah, non gli resta che mettere al piano Stevie Wonder... Non credo che Marina (Donato, la vedova di Corrado, proprietaria del format, ndr) sopporterà a lungo un’audience così bassa. Piuttosto, chiude».
Se le dicessero di tornare?
«In quel caso non potrei che ribadire, a malincuore: “O io, o lui”. Ma non lo faranno, per orgoglio».
Chi l’ha fatta fuori?
«Non lo so. Forse sono arrivati ordini dall’alto».
È successo tutto all’improvviso?
«No, già alla vigilia dell’edizione 2008 ci provarono: vennero qui la signora Donato e un funzionario milanese proponendo l’affiancamento. In pratica dovevo fare il rimpiazzo di un maestro che poi ho scoperto essere Tempera. Dissi di no, e feci un’altra edizione».
Ma i rapporti ormai si erano guastati.
«Infatti. Quest’anno, Marina Donato mi ha fatto scrivere dal suo legale con la stessa proposta. Ho risposto ancora no, ed è finita».
Era proprio impensabile lasciarla a casa?
«È lecito decidere di farlo. Ma è anche mia facoltà non voler convivere come due galli in un pollaio».
Due galli si beccano...
«E l’altro, forse, non era un gallo cedrone... Ma, ripeto, ho stima di Tempera. Nella prima puntata, però, ho notato che se c’è un brano d’opera, passa la mano al pianista, che è un professionista che gli scrive anche molti arrangiamenti».
Circola voce che lei chiedesse il doppio per lavorare la metà.
«Chi l’ha detto? È da querela. Mai parlato di soldi. È vero invece che mi avrebbero dato, credo, la stessa cifra per fare la metà».
Ma Corrado avrebbe rinunciato a lei?
«Credo di no. E comunque, anche messo alle strette, avrebbe trovato un modo più elegante».
Scotti ha fatto tutto quello che poteva per trattenerla?
«Non lo so. Lui arriva il venerdì a Roma, fa lo show e poi torna a Milano. Almeno mi ha telefonato per dirmi: spero di rivederti».
Com’era Corrado?
«Timido. Gli amici se li sceglieva. Andavamo alle feste col buffet in piedi, si annoiava e mi diceva: “Robbè, annamosene ’n cucina”».
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