domenica 4 gennaio 2009

INTERVISTA A MASSIMO GILETTI: "LA MIA ARENA LEADER NEI TALKTV, MA NEMMENO UN GRAZIE DALLA RAI. IL MIO FUTURO? CAMBIARE FA BENE..."

E' domenica, come non ascoltare le parole di Massimo Giletti, che vedremo tra poco in video, sulle pagine de IlTempo? Proprio stamane, infatti, il presentatore torinese ha compiuto una "incensante" analisi di quanto lui stesso compia a Viale Mazzini, esaltando ancora più, se necessario, come fatto in passato, la sua Arena. Un talk tutto "made in Rai" e che, a detta dello stesso presentatore, è leader nel genere. Un pò sottovalutato dagli addetti ai lavori, ma cosa bisogna fare più di porlo in concorrenza con uno dei programmi più forti di Cologno Monzese, Amici di Maria De Filippi? E' un complimento di Mediaset, come lui stesso afferma, o trattasi di una fiducia che Viale Mazzini ripone nel suo prodotto? Il futuro di Giletti? Non necessariamente in Rai, a quanto sembra...
Giletti: «La Rai ha paura di investire nel futuro»
Massimo Giletti, torinese, conduttore televisivo sempre controcorrente per vocazione con la sua «Arena», alle 14, all'interno di «Domenica in» su Raiuno, ha inventato il talk-show più amato
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«Quelli che mi seguono - precisa - sono utenti, non clienti, questa è la differenza tra servizio pubblico e tv commerciale». Oggi gli ospiti del suo spazio sono Vittorio Sgarbi, Valeria Marini e Maurizio Costanzo».
Massimo Giletti, è soddisfatto della sua «Arena»? «Sì, ma che fatica... Invidio Baudo, perché ha un modo di fare tv che non dà tensioni, qualche volta piacerebbe anche a me avere ospite Baglioni. Il mio spazio invece è sempre pieno di incognite. La trasmissione è il risultato di mille attenzioni, anche di mille castrazioni. Ha una preparazione complicata, poi ho l'impressione che a noi controllino tutto, insomma non è come fare una trasmissione su Raidue o Raitre...».
Gli ascolti la premiano. «Sì, abbiamo uno share medio di 21,3, con picchi al 25, quasi quattro milioni di ascoltatori».
Il segreto di questo successo? «Il grande lavoro mio e dei miei collaboratori, un impegno che dura tutta la settimana. Dall'esterno può sembrare che siamo una corazzata, in realtà siamo quattro gatti. "L'arena" è un successo che costa pochissimo. E poi mi piace lavorare soprattutto sui temi che dividono».
Come sceglie i suoi ospiti? «È una scelta complicata, ma in fondo anche semplice, io sono legato all'attualità. Quest'anno abbiamo avuto dei problemi... la cronaca ci ha dato poco».
La trasmissione che ha preferito? «Quella sui "fannulloni" con Brunetta... 4.8000.000 ascoltatori. Poi hanno tolto i politici. Ho sofferto molto questa decisione, non mi piace, priva "L'arena" di interlocutori importanti. Ma io sono un soldato... se il capo ordina io obbedisco. E adesso invidio anche Fazio».
Chi è il suo capo? «Del Noce».
Ma lei si sente sottovalutato? «Chi sta nella stanza dei bottoni sa benissimo chi sono e cosa faccio. Forse più per i miei collaboratori che per me, però, sarebbe bello sentirsi dire un "grazie" che non arriva. "L'arena" è un format originale Rai, l'unico, gli altri sono tutti prodotti esterni. Mi sembra che la Rai abbia abdicato dal produrre al suo interno e questo mi lascia molto perplesso. "L'arena" dimostra che si possono fare cose diverse. Il mio è il talk show più visto della tv, certo non mi confronto con Ballarò o AnnoZero, ma faccio più di loro. Per me il più grande riconoscimento è che Canale 5 mi ha messo contro Maria De Filippi».
Cosa è cambiato nella tv? «Credo che in Italia, e sono uno dei pochi a dirlo, si faccia una grande televisione, con dei limiti nel varietà. I successi del varietà sono legati al passato. Questo è il nostro limite, quello di avere poco coraggio, si ha troppa paura di investire nel nuovo. Il varietà con lustrini e paillettes è morto e sepolto, allo spettatore dobbiamo dare qualcosa di nuovo».
Lo farà lei? «Sì, sì, ci sto lavorando, voglio provare a portare qualcosa di nuovo. In fondo non ho mai proposto un progetto serale».
Vorrebbe fare una trasmissione sul tipo «Mi manda Raitre»? «Un'Arena serale potrebbe funzionare, certo non su Raiuno, ma su Raidue o Tre. A proposito di "Mi manda Raitre", anni fa, quando andò via Lubrano, Minoli mi propose la conduzione della trasmissione. Ma non ho potuto accettare, perché avevo dato la parola per un'altra cosa a Guardì e presero Marrazzo. Forse se avessi detto sì oggi sarei il presidente della Regione Lazio».
Rai per sempre? «Sono un uomo Rai, ma cambiare fa sempre bene».

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