Non sempre rilasciare dichiarazioni che non siano di stima e di rispetto reciproco significa scadere nella maleducazione, anzi. Di solito quando si mettono le cose in chiaro è perché si è puliti dentro e non si hanno peli sulla lingua nel manifestare cosa realmente si pensa relativamente ad una conduzione a due, ad un’esperienza lavorativa in ambito televisivo non proprio brillante, e a tante e tante altre cose. Uno che non ha affatto paura di dire ciò che pensa è Gene Gnocchi, ex partner di Simona Ventura in Quelli che il calcio che, in questa piccola intervista rilasciata al Corriere Della Sera, ha ammesso di non essersi trovato molto bene con due importanti personaggi dello spettacolo…
L'arte nella città emiliana va dalla spettacolare cattedrale del 1100 a Gene Gnocchi. Alla nebbia. «Importantissima — precisa lui —, ti fa vedere le cose che non ci sono» e proprio quelle mai accadute compongono il nuovo show teatrale, Cose che mi sono capitate, un lungo tour italiano, ben 4 giorni a Napoli. Neppure una delle situazioni che racconta è vera? «No, una però è molto vicina alla realtà: per tirar su Veltroni vengo convocato dal Partito Comunista, cioè da Franceschini alle 5 del mattino sotto l'insegna spenta dell'Ipercoop». Il comico e scrittore, al secolo avvocato Eugenio Ghiozzi, classe '55, ne racconta altre: «Quella volta che sono stato preso dalla mafia mentre ero chiuso in macchina al lavaggio oppure...». Ma che tipo è il protagonista? «È un uomo affetto dalla sindrome del tenersi tutto dentro, ma cataloga ogni suo gesto. La scena è una parete di faldoni che registrano le azioni. Autori io, Francesco Freyrie e Ugo Cornia, regia Massimo Navone». La storia più bella (e l'esperienza più finta)? «Vengo scelto da Almodóvar per un film al Polo Nord». La più brutta? «Perdo un Guinness con Berlusconi ». E l'esperienza tv più bella? «Quella con Teo, un grande, mi ha dato fiducia, ero agli inizi, eppure...». E la più brutta? «Con Bonolis ai "Cervelloni". Uno sgomitatore. Forse doveva riemergere... Non mi son trovato bene neppure con Luisa Corna a "La Grande Notte", mancava totalmente di autoironia: stava con Alex Britti, guai a nominarglielo! Vuoi mettere Simona Ventura, siam stati insieme sette anni a "Quelli che il calcio", non se l'è mai presa. Eppure io ci ho dato giù di brutto, la sua storia col pediatra... le tette finte...». È la Ventura la donna più simpatica della tv con cui ha avuto a che fare? «No, la più simpatica, se vogliamo usare il femminile, di un'ironia assoluta, mai volgare, è Amanda Lear». Tornando a Bonolis, un pronostico su Sanremo. «Sarà un'edizione perfetta, tanto Sanremo che forse gli italiani la smetteranno di guardarlo». Gene, lei ha fatto il DopoSanremo, non si sputa nel piatto... «Mi aveva chiamato Baudo, non si può dirgli di no, è la tv generalista incarnata, ma in fondo più duttile. L'ho sperimentato io stesso, all'inizio non gli piacevo, poi...». Tv generalista: se ne è stancato, lei che invece di calcio non si stanca mai (ora il programma su Sky e una nota quotidiana sulla Gazzetta dello Sport, ndr.)? «Questo è passione cresciuta con me; quella una broda che non richiede competenza». Esempio? «Sonia Grey a "Porta a Porta" parla di fissione nucleare! Almeno coi canali tematici c'è scelta e inoltre la tv generalista non inventa mai nulla. Bisogna sperimentare, a costo di fare il 12 per cento». Di share, naturalmente. Lei, Gnocchi, una trasmissione da solo l'ha mai fatta? «A parte "Dillo a Wally", no... Non so ballare, canticchio, non so imitare, non sono Fiorello». Non ha mai pensato di recitare... «Beckett? Mi piacerebbe. Dovrei riguardarmi quel Finale di partita con Chiari e Rascel, mi aiuta a trovare una registrazione?».
L'arte nella città emiliana va dalla spettacolare cattedrale del 1100 a Gene Gnocchi. Alla nebbia. «Importantissima — precisa lui —, ti fa vedere le cose che non ci sono» e proprio quelle mai accadute compongono il nuovo show teatrale, Cose che mi sono capitate, un lungo tour italiano, ben 4 giorni a Napoli. Neppure una delle situazioni che racconta è vera? «No, una però è molto vicina alla realtà: per tirar su Veltroni vengo convocato dal Partito Comunista, cioè da Franceschini alle 5 del mattino sotto l'insegna spenta dell'Ipercoop». Il comico e scrittore, al secolo avvocato Eugenio Ghiozzi, classe '55, ne racconta altre: «Quella volta che sono stato preso dalla mafia mentre ero chiuso in macchina al lavaggio oppure...». Ma che tipo è il protagonista? «È un uomo affetto dalla sindrome del tenersi tutto dentro, ma cataloga ogni suo gesto. La scena è una parete di faldoni che registrano le azioni. Autori io, Francesco Freyrie e Ugo Cornia, regia Massimo Navone». La storia più bella (e l'esperienza più finta)? «Vengo scelto da Almodóvar per un film al Polo Nord». La più brutta? «Perdo un Guinness con Berlusconi ». E l'esperienza tv più bella? «Quella con Teo, un grande, mi ha dato fiducia, ero agli inizi, eppure...». E la più brutta? «Con Bonolis ai "Cervelloni". Uno sgomitatore. Forse doveva riemergere... Non mi son trovato bene neppure con Luisa Corna a "La Grande Notte", mancava totalmente di autoironia: stava con Alex Britti, guai a nominarglielo! Vuoi mettere Simona Ventura, siam stati insieme sette anni a "Quelli che il calcio", non se l'è mai presa. Eppure io ci ho dato giù di brutto, la sua storia col pediatra... le tette finte...». È la Ventura la donna più simpatica della tv con cui ha avuto a che fare? «No, la più simpatica, se vogliamo usare il femminile, di un'ironia assoluta, mai volgare, è Amanda Lear». Tornando a Bonolis, un pronostico su Sanremo. «Sarà un'edizione perfetta, tanto Sanremo che forse gli italiani la smetteranno di guardarlo». Gene, lei ha fatto il DopoSanremo, non si sputa nel piatto... «Mi aveva chiamato Baudo, non si può dirgli di no, è la tv generalista incarnata, ma in fondo più duttile. L'ho sperimentato io stesso, all'inizio non gli piacevo, poi...». Tv generalista: se ne è stancato, lei che invece di calcio non si stanca mai (ora il programma su Sky e una nota quotidiana sulla Gazzetta dello Sport, ndr.)? «Questo è passione cresciuta con me; quella una broda che non richiede competenza». Esempio? «Sonia Grey a "Porta a Porta" parla di fissione nucleare! Almeno coi canali tematici c'è scelta e inoltre la tv generalista non inventa mai nulla. Bisogna sperimentare, a costo di fare il 12 per cento». Di share, naturalmente. Lei, Gnocchi, una trasmissione da solo l'ha mai fatta? «A parte "Dillo a Wally", no... Non so ballare, canticchio, non so imitare, non sono Fiorello». Non ha mai pensato di recitare... «Beckett? Mi piacerebbe. Dovrei riguardarmi quel Finale di partita con Chiari e Rascel, mi aiuta a trovare una registrazione?».
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