martedì 3 febbraio 2009

MASSIMO DONELLI: "VEDO MARIA AL FESTIVAL IMPAURITA, DIVERTITA, CON BONOLIS CHE PARLA PER TRE. A SETTEMBRE MI SONO MANCATE LE MUNIZIONI..."

Certo non si può dire che Massimo Donelli non faccia del bene a Canale5, suvvia, e le ragioni sono realmente palesi. Sì, qualche errorino di troppo c’è stato – non apriamo il discorso show e fiction della stagione di garanzia appena conclusasi – ma quello che traspare dalle sue dichiarazioni e dalle sue parole è allegria, ilarità, simpatia e compiacenza di sé. Per la serie una giornata storta con un sorriso si può recuperare e Donelli, da buon ligure, non si fa mai mancare niente a riguardo. Come non poter leggere e (sor)ridere per le sue dichiarazioni d’affetto nei confronti dei suoi pupilli, tra il romanzo di Costanzo, la commedia di Buona Domenica e i fiori per la Sanguinaria De Filippi? Magari da un punto di vista relativo ai palinsesti e alle idee non sarà granché, ma Donelli è così, un simpatico buontempone. Fatta da parte la necessaria ironia con l’uso della quale bisogna obbligatoriamente parlare del direttore di rete di Canale5 che riesce a vedere un raggio di sole anche se è in corso una tempesta, proprio quest’oggi è stata pubblicata un’intervista in cui il direttore ha fatto gli auguri per la coppia Bonolis – De Filippi per Sanremo e ha anche spiegato il perché di qualche mossa di palinsesto non proprio eccelsa.

Il direttore di Canale 5 Massimo Donelli ha in studio una foto di Che Guevara completa di motto («bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza»), un frigorifero dipinto con i colori della bandiera britannica e un ritratto di Tony Renis. Il salvaschermo del suo pc è una veduta di Boccadasse, e tutt’intorno, al terzo piano della roccaforte Mediaset, fioriscono paraphernalia della squadra del cuore. Perché Donelli è genoano, e oggi è un genoano felice per il piazzamento in classifica: «Ho festeggiato il compleanno in zona Champion». Ma se gli chiedi che ne pensa di quello che la vulgata catodica già chiama Raiset, e cioè la fusione compiacente dei palinsesti ad usum del cavaliere, gli viene subito da citare l’allenatore dell’Inter Mourinho: «Tutte pirlate. Al teatrino della politica si è aggiunto il teatrino della tivù, anche quello da alimentare tutti i giorni di boatos senza senso».

Converrà che un Sanremo con Bonolis e la De Filippi...
«...è semplicemente la dimostrazione della forza di Mediaset e, se permette la botta di campanilismo, della forza di Canale 5».

E come se l’immagina, questo dinamico duo di Sanremo?
«Maria al Festival me la vedo impaurita, divertita, imbarazzata».

La Sanguinaria impaurita? È sicuro?
«Non mi apra anche lei la valigetta dei pregiudizi e dei luoghi comuni. In Italia il comunismo sarà anche finito, ma il luogocomunismo è ancora più duro a morire. Certo che la De Filippi ha paura: riesce a far bene il suo lavoro proprio perché ha la capacità di emozionarsi. Più che altro, visto che è un tipo che lavora sul silenzio e sulla sottrazione, sono curioso di vedere come si adatterà a Sanremo. Vorrà dire che Bonolis, che di solito parla per due, parlerà per tre. Non fraintenda, con Paolo ho un ottimo rapporto. Quando spostammo Ciao Darwin al martedì lui non fece una piega, e guardi che era un azzardo: nessuno aveva mai spinto un varietà così in su, al principio della settimana. Ma questo mi porta dritto alla faccenda della scatola numero 9 del Meccano».

Prego?
«Da bambino sarò arrivato fino alla numero 2, ma la 9 era il Sacro Graal, il sogno proibito. È che il lavoro di assemblaggio mi piace proprio, ed è questo che un direttore di rete deve saper fare: senza sconfinare nei territori del responsabile delle risorse artistiche, di quello della fiction, di quello delle news, e in armonia con i responsabili di palinsesto di Italia 1 e Retequattro, deve armonizzare, dare idee, fornire un supporto creativo. È un lavoro molto diverso da quello che ho fatto per tanti anni come direttore di giornali: nel senso che io non titolo, non metto direttamente le mani in pasta. Però do il mio contributo, che qualche volta si rivela fondamentale.

Per esempio?
«Un giorno mi chiama Claudio Amendola: a Ma’, lo sai che da quando faccio i Cesaroni i regazzini mi riconoscono per strada? E allora io penso: perché i Cesaroni, che tra l’altro ricominciano questa settimana, non li mettiamo di venerdì, così tutti i bambini che il sabato non vanno a scuola lo possono vedere? Be’, ha funzionato. Ha funzionato anche mettere il Grande Fratello all’inizio della settimana, cosa che fino a qualche stagione fa sarebbe sembrata impossibile. E lì Piersilvio mi ha superato a sinistra: io avrei scelto il martedì, lui ha voluto il lunedì. È andata».

Questo periodo di garanzia primaverile si è aperto bene per voi, con la vittoria delle quattro serate di Arcizelig, ma lo scorso autunno non era andata così brillantemente, tanto che Piersilvio l’aveva sgridata.
«È che a settembre mi erano mancate le munizioni. Non per colpa di qualcuno, per carità: ma la Hunziker stava girando Natale a Rio e Bisio doveva riposarsi dopo un film. Niente Paperissima, niente Zelig. Invece, tre programmi nuovi: Crimini bianchi, Fantasia, Il ballo delle debuttanti. Ma Canale 5 è una portaerei e non il gommone di Greenpeace che butta i suoi razzetti. Bisogna andarci piano, con le portaerei».

Che ne pensa di Fiorello a Sky?
«Che è un bel colpo editoriale ma che soprattutto è una gran botta di marketing: diciamo che vale un 25 % di contenuto e un 75 % d’immagine. Soprattutto, dimostra che la tivù generalista è stata data per morta in modo troppo sbrigativo. E invece è così forte che pure il satellite, quando ha bisogno di allargarsi al pubblico familiare, da qui deve passare. Vuole scommettere? Tra un po’ punteranno a Celentano. O a Mina».

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