E’ lui una delle anime di X Factor, eccellentemente seguito dal nostro Expedit per quanto concerne quella seconda edizione che sboccherà anche su Raiuno, in occasione della finale. E in fondo, se non ci fosse la sua ilarità, il suo senso critico, il suo aver richiamato un pubblico che non fosse quel ‘popolo bue’ che più volte aveva tacciato di non aver capito l’arte dei suoi protetti, X Factor non sarebbe mica lo stesso. Parliamo di Morgan, Marco Castoldi, che si racconta in quest’intervista rilasciata a La stampa, integralmente riportata.
In parte Morgan, in parte Marco Castoldi. Eccolo, unico e doppio, alla Fnac di Torino, per presentare a centinaia di fan adoranti il suo libro, scritto insieme a Mauro Garofalo. Un dialogo durato quasi un anno e condensato da Eleuthera in 160 pagine fitte di pensieri e impressioni, illustrate con foto in bianco e nero, dove appare bambino, mentre già suona la tastiera, poi giovane adulto, con gli occhi segnati dal rimmel e i capelli lunghi, appena prima di fondare i Bluvertigo. Il libro, da settimane nella top ten dei più venduti, cita Tenco e Hofstadter, alterna Orwell e X Factor: “Non è una biografia, non ci sono episodi e non ci sono fasi della mia vita”, precisa Morgan.
In pArte Morgan racconta la sua visione del mondo: potremmo definirlo un libro politico?
«Sono uno che dice le cose che pensa, in qualunque dibattito e non ho mai avuto nessun problema nel dichiarare da che parte sto. La politica è un atto quotidiano, è nel comprare un prodotto, nel comunicare qualcosa, nell’usare un telefono oppure un altro: tutto è politica, ma solo se hai una coscienza politica puoi parlarne. Io sono consapevole, faccio delle scelte e me ne assumo la responsabilità».
Ad esempio, si è schierato a difesa di Prodi…
«Non ne potevo più di sentir dire che non andava bene, trovavo che la sua squadra di governo fosse molto interessante».
E quella attuale?
«Non mi esprimo, non ho tempo da perdere, non mi interessa. Sono stupidi, a me piace occuparmi di persone intelligenti».
Ha visto Saviano da Fabio Fazio?
«No, non seguo la tv, non ho idea di come sia un telegiornale, non leggo quotidiani, non so cosa succede in giro. Sono diventato una persona che non avrei voluto, ma non posso tornare indietro, anche se mi perdo molte cose importanti: quello che vedo mi dispiace troppo, e mi fa incazzare. Come posso avere fiducia nelle istituzioni se un ex cantante di piano bar diventa Presidente del Consiglio?»
Ma vota alle elezioni?
«Certo».
Perché di recente se l’è presa anche con Baricco?
«Non è un attacco personale: Baricco fa parte di una schiera di letterati che a me non piace. Non è Moccia, certo, ma nell’ansia di rimanere comprensibile a tutti, perde quello slancio che uno del suo calibro è obbligato ad avere se scrive un libro. Perché la letteratura non è il trash della tv e della radio, si può volare alto, e lasciar perdere quelle quattro copie smerciate negli scaffali degli Autogrill. Lì i miei dischi non ci sono mai stati, eppure ne ho venduti tanti, non mi piacciono gli ascoltatori distratti, voglio che chi mi compra sappia ciò che sta scegliendo».
Ma lei, a suo modo, non porta la cultura musicale nella tv, che è il tempio del trash?
«Tutti vogliono conoscere cose nuove, ascoltare discussioni intelligenti, e invece la tv non ne dà: ha paura di perdere spettatori, per questo tende a livellare tutto verso il basso. Io invece penso che valga la pena puntare in alto: a qualcuno il messaggio arriverà, magari saranno quei ragazzini di quindici, sedici anni che mi scrivono per ringraziarmi di avergli fatto scoprire Sergio Endrigo e Luigi Tenco con X Factor. E l’altra sera il picco di ascolti c’è stato per il mio duetto con Ivano Fossati, altro che Mike Bongiorno».
Si considera un intellettuale?
«Io sono uno normale, c’è chi di musica ne sa molto più di me, chi conosce più a fondo la letteratura e il cinema, chi il piano lo suona meglio. Perché questa gente non va in tv? Non sono combattivi, non sono narcisi, non annegano nella disperazione».
Disperazione?
«Bisogna non aver niente da perdere, tutti sono attaccati come un’ostrica alla vita. A me invece non interessa concludere nulla, sono qui e non ho nemmeno voglia di ammazzarmi, ma se domani finisse il mondo sono già a posto, ho detto ti amo e ti odio a chi volevo dirlo, ho cantato le canzoni che mi piacevano, ho letto i libri che avevo voglia di leggere, e ora sono soddisfatto».
E’ quello che nel libro chiama “pessimismo attivo”?
«Non ho entusiasmo nei confronti dell’uomo e del pianeta, sfrutto la capacità che ho di vivere dentro di me, ma a volte vorrei essere rincoglionito come gli altri e non soffrire così».
Eppure, dopo la notizia del fidanzamento con l’ex-velina Maddalena Corvaglia, ha dichiarato di vivere un periodo bellissimo. Conferma?
«Confermo e confermo che sta finendo, sono come Leopardi non riesco a essere felice troppo a lungo».
Ora dovrei chiederle spiegazioni…
«Meglio di no, non ne darei comunque».
Allora generalizziamo. Nel libro parla di desiderio e amore, spiegando che sono due cose diverse. Può riassumere?
«L’amore è: io ti voglio bene, tu puoi anche stare con altro, per me non cambia. Il desiderio, invece, implica un bisogno di avere. In casi rari, dare e avere vanno insieme, e allora il rapporto è una vera relazione. Questo, in termini linguistici, si traduce in espressioni diverse: se due dicono “scopare” esprimono l’unione di desiderio e sentimento, ma piuttosto che “fare l’amore”, tanto vale giocare a bridge. O dormire».
Come mai sta sbadigliando?
«Sono stanco».
Si addormenta anche accanto a Simona Ventura?
«Con lei mi addormento anche se non ho sonno».
Ha detto di essere masochista in amore. Trova spesso delle partner sadiche?
«Masochista è come dire sadico, non c’è distinzione, sono proprio uguali: vuol dire concepire la vita e i rapporti di relazione come dominio, non come parità. Succede lo stesso con la depressione e la maia di grandezza, sono de lati della stessa malattia. Per questo sostengo che Berlusconi, in realtà, è un grande depresso».
Torniamo alla musica: quando esce il prossimo disco di Morgan?
«E’ un lavoro in tre parti. La prima, Italian Songbook, esce tra venti giorni, costa nove euro e comprende mie versioni di canzoni italiani diventate famose all’estero in inglese, interpretate da artisti come Elvis Presley; Cliff Richard e Tom Jones. La seconda raccoglierà brani che potenzialmente sarebbero stati dei grandi successi, ma sono rimasti sconosciuti, la terza sarà composta da “falsi storici”, composti da me come se fossero canzoni di altri. Battiato ha ascoltato il primo disco e gli è piaciuto molto, ha deciso di scrivere una prefazione».
Che altro dobbiamo aspettarci?
«Sto lavorando a due libri. Uno è una sorta di manuale per imparare come si fa una canzone, un po’ come quello di Umberto Eco sulla tesi di laurea (uscirà per Isbn a maggio, ndi). L’altro mette insieme, gossip, diari, foto: è un libro molto pop, un po’ come i diari di Andy Warhol».
E poi, dopo la finale di X Factor, ancora tv, con Match Music, di cui è direttore artistico, e pure un tour per pianoforte solo. Ma non è che questa iperattività nasconde qualcosa? Magari quel sentimento di cui racconta nel libro, dove dice che da piccolo si sentiva non voluto?
«Ancora adesso non mi vuole nessuno, sul palco ha qualcosa da dire ma giù dal palco sono una merda, e prima o poi tutti mi lasciano. Quello che so fare è raccontare storie. E bugie».
In parte Morgan, in parte Marco Castoldi. Eccolo, unico e doppio, alla Fnac di Torino, per presentare a centinaia di fan adoranti il suo libro, scritto insieme a Mauro Garofalo. Un dialogo durato quasi un anno e condensato da Eleuthera in 160 pagine fitte di pensieri e impressioni, illustrate con foto in bianco e nero, dove appare bambino, mentre già suona la tastiera, poi giovane adulto, con gli occhi segnati dal rimmel e i capelli lunghi, appena prima di fondare i Bluvertigo. Il libro, da settimane nella top ten dei più venduti, cita Tenco e Hofstadter, alterna Orwell e X Factor: “Non è una biografia, non ci sono episodi e non ci sono fasi della mia vita”, precisa Morgan.
In pArte Morgan racconta la sua visione del mondo: potremmo definirlo un libro politico?
«Sono uno che dice le cose che pensa, in qualunque dibattito e non ho mai avuto nessun problema nel dichiarare da che parte sto. La politica è un atto quotidiano, è nel comprare un prodotto, nel comunicare qualcosa, nell’usare un telefono oppure un altro: tutto è politica, ma solo se hai una coscienza politica puoi parlarne. Io sono consapevole, faccio delle scelte e me ne assumo la responsabilità».
Ad esempio, si è schierato a difesa di Prodi…
«Non ne potevo più di sentir dire che non andava bene, trovavo che la sua squadra di governo fosse molto interessante».
E quella attuale?
«Non mi esprimo, non ho tempo da perdere, non mi interessa. Sono stupidi, a me piace occuparmi di persone intelligenti».
Ha visto Saviano da Fabio Fazio?
«No, non seguo la tv, non ho idea di come sia un telegiornale, non leggo quotidiani, non so cosa succede in giro. Sono diventato una persona che non avrei voluto, ma non posso tornare indietro, anche se mi perdo molte cose importanti: quello che vedo mi dispiace troppo, e mi fa incazzare. Come posso avere fiducia nelle istituzioni se un ex cantante di piano bar diventa Presidente del Consiglio?»
Ma vota alle elezioni?
«Certo».
Perché di recente se l’è presa anche con Baricco?
«Non è un attacco personale: Baricco fa parte di una schiera di letterati che a me non piace. Non è Moccia, certo, ma nell’ansia di rimanere comprensibile a tutti, perde quello slancio che uno del suo calibro è obbligato ad avere se scrive un libro. Perché la letteratura non è il trash della tv e della radio, si può volare alto, e lasciar perdere quelle quattro copie smerciate negli scaffali degli Autogrill. Lì i miei dischi non ci sono mai stati, eppure ne ho venduti tanti, non mi piacciono gli ascoltatori distratti, voglio che chi mi compra sappia ciò che sta scegliendo».
Ma lei, a suo modo, non porta la cultura musicale nella tv, che è il tempio del trash?
«Tutti vogliono conoscere cose nuove, ascoltare discussioni intelligenti, e invece la tv non ne dà: ha paura di perdere spettatori, per questo tende a livellare tutto verso il basso. Io invece penso che valga la pena puntare in alto: a qualcuno il messaggio arriverà, magari saranno quei ragazzini di quindici, sedici anni che mi scrivono per ringraziarmi di avergli fatto scoprire Sergio Endrigo e Luigi Tenco con X Factor. E l’altra sera il picco di ascolti c’è stato per il mio duetto con Ivano Fossati, altro che Mike Bongiorno».
Si considera un intellettuale?
«Io sono uno normale, c’è chi di musica ne sa molto più di me, chi conosce più a fondo la letteratura e il cinema, chi il piano lo suona meglio. Perché questa gente non va in tv? Non sono combattivi, non sono narcisi, non annegano nella disperazione».
Disperazione?
«Bisogna non aver niente da perdere, tutti sono attaccati come un’ostrica alla vita. A me invece non interessa concludere nulla, sono qui e non ho nemmeno voglia di ammazzarmi, ma se domani finisse il mondo sono già a posto, ho detto ti amo e ti odio a chi volevo dirlo, ho cantato le canzoni che mi piacevano, ho letto i libri che avevo voglia di leggere, e ora sono soddisfatto».
E’ quello che nel libro chiama “pessimismo attivo”?
«Non ho entusiasmo nei confronti dell’uomo e del pianeta, sfrutto la capacità che ho di vivere dentro di me, ma a volte vorrei essere rincoglionito come gli altri e non soffrire così».
Eppure, dopo la notizia del fidanzamento con l’ex-velina Maddalena Corvaglia, ha dichiarato di vivere un periodo bellissimo. Conferma?
«Confermo e confermo che sta finendo, sono come Leopardi non riesco a essere felice troppo a lungo».
Ora dovrei chiederle spiegazioni…
«Meglio di no, non ne darei comunque».
Allora generalizziamo. Nel libro parla di desiderio e amore, spiegando che sono due cose diverse. Può riassumere?
«L’amore è: io ti voglio bene, tu puoi anche stare con altro, per me non cambia. Il desiderio, invece, implica un bisogno di avere. In casi rari, dare e avere vanno insieme, e allora il rapporto è una vera relazione. Questo, in termini linguistici, si traduce in espressioni diverse: se due dicono “scopare” esprimono l’unione di desiderio e sentimento, ma piuttosto che “fare l’amore”, tanto vale giocare a bridge. O dormire».
Come mai sta sbadigliando?
«Sono stanco».
Si addormenta anche accanto a Simona Ventura?
«Con lei mi addormento anche se non ho sonno».
Ha detto di essere masochista in amore. Trova spesso delle partner sadiche?
«Masochista è come dire sadico, non c’è distinzione, sono proprio uguali: vuol dire concepire la vita e i rapporti di relazione come dominio, non come parità. Succede lo stesso con la depressione e la maia di grandezza, sono de lati della stessa malattia. Per questo sostengo che Berlusconi, in realtà, è un grande depresso».
Torniamo alla musica: quando esce il prossimo disco di Morgan?
«E’ un lavoro in tre parti. La prima, Italian Songbook, esce tra venti giorni, costa nove euro e comprende mie versioni di canzoni italiani diventate famose all’estero in inglese, interpretate da artisti come Elvis Presley; Cliff Richard e Tom Jones. La seconda raccoglierà brani che potenzialmente sarebbero stati dei grandi successi, ma sono rimasti sconosciuti, la terza sarà composta da “falsi storici”, composti da me come se fossero canzoni di altri. Battiato ha ascoltato il primo disco e gli è piaciuto molto, ha deciso di scrivere una prefazione».
Che altro dobbiamo aspettarci?
«Sto lavorando a due libri. Uno è una sorta di manuale per imparare come si fa una canzone, un po’ come quello di Umberto Eco sulla tesi di laurea (uscirà per Isbn a maggio, ndi). L’altro mette insieme, gossip, diari, foto: è un libro molto pop, un po’ come i diari di Andy Warhol».
E poi, dopo la finale di X Factor, ancora tv, con Match Music, di cui è direttore artistico, e pure un tour per pianoforte solo. Ma non è che questa iperattività nasconde qualcosa? Magari quel sentimento di cui racconta nel libro, dove dice che da piccolo si sentiva non voluto?
«Ancora adesso non mi vuole nessuno, sul palco ha qualcosa da dire ma giù dal palco sono una merda, e prima o poi tutti mi lasciano. Quello che so fare è raccontare storie. E bugie».
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