giovedì 24 luglio 2008

ANCHE IL CINEMA È DEFUNTO IN TELEVISIONE

Ultimamente parlammo di quella che è, momentaneamente o definitivamente parlando non sta a noi dirlo, la crisi a cui è soggetta la musica in televisione, nonostante questa sia stata, agli albori dell’espressione del tubo catodico, protagonista indiscussa e reginetta incontrastata. Trovammo come principale motivazione, riflettendo per ipotesi, quella secondo cui essa è usata, utilizzata, o meglio ancora, sfruttata per il raggiungimento di obiettivi d’ascolto coniugandosi ad altri elementi, vuoi quello reality, vuoi quello “programma musicale”, almeno per quanto riguarda la Tv generalista, ovviamente, escludendo quindi quelle oasi felici in cui le pure sette note, solo in quanto tali, trovano ancora ragion d’essere (Mtv o All Music, per fare alcuni esempi). La musica, però, in quanto genere visto da un punto di vista televisivo non è l’unica a soffrire di questo vistoso calo d’appeal. Accanto ad essa, parallelamente, un altro filone, battuto per molto tempo, è in vista della, - anzi, è sulla - via del declino: il cinema, tanto forte da essere controprogrammato ai programmi di intrattenimento che hanno fatto storia negli anni ’80 e ‘90, ottenendo, perciò, nelle sue prime Tv assolute, ascolti altissimi, e tanto bistrattato nel nuovo secolo. Il cinema, è innegabile, in funzione delle ammiraglie, sia essa quella Rai o sia essa quella Mediaset, oggi, non dà più soddisfazione al fine del raggiungimento di quelle quote d’ascolto prefissate dai pubblicitari e, non a caso, è anch’esso utilizzato, oltremodo sfruttato, proprio quando si è in attesa del vero avvio della garanzia (non legandosi, quindi, alle date che la vedono effettivamente iniziata), con i suoi vari e differenti prodotti cult, o nel momento in cui si è tutti in vacanza, che sia Natale o estate. Nuovi cicli, in questi lassi di tempo, imperversano sulle nostre reti, proponenti pellicole viste e riviste: dal ciclo denominato d’alta tensione, a quello interamente dedicato ad Hollywood, passando per l’horror e arrivando alla classica e buona commedia, sia italiana o d’importazione non ha importanza.

Se in garanzia quel 23% stentano a raggiungerlo, e dato che fuori d’essa ci si accontenta anche di un oggettivamente più scarso 19 o 20%, i film incessantemente proposti strappano un sorriso ai piani alti. Leggendo i palinsesti dell’autunno 2008, da una parte e dall’altra, notiamo e scorgiamo una precisa volontà a cui è stata data forma: l’abbandono totale della strada avente nome “cinema”, doviziosamente martoriata, come, commercialmente parlando, giusto che sia, lasciando il posto sotto i riflettori a show, nuovi o non, e ad altri generi ancora non totalmente spaziati. Quando, infatti, è trovata quella gallina dalle uova d’oro che fa spalancare sorrisi a trentadue denti a chi lavora dietro i nostri teleschermi, la si specula a dovere, spennandola e privandola dei suoi aurei prodotti e la si scarica, la si butta proprio quando diviene letteralmente inutile. Ecco, quindi, la riflessione messa in atto dai dirigenti dei due canali più importanti in Italia che, ad onor del vero, tengono stretti a sé quelle mosche bianche a cui impediscono di volare via, quelle pellicole, consunte ed ingiallite, che ad ogni loro riproposizione fanno il botto, nel loro piccolo: Pretty Woman, Genitori in trappola, Sister Act da una parte, il sempreverde Ghost dall’altra. Capire, però, perché sia stato messo in atto uno slittamento (perché, a dispetto della musica, il cinema non è messo da parte, quanto piuttosto “spostato” dai primi canali ai secondi ed ai terzi) di questo genere non è complesso: quando i film facevano boom d’ascolti - La vita è bella di Benigni, tanto per dire, al suo primo passaggio su Rai1, il neanche tanto lontano 22 ottobre 2001 ottenne la bellezza di 16.080.000 per uno share pari ai 53,67 punti percentuali -, erano gli anni fino al 2002, 2003 massimo, quando un film, da poco uscito al cinema, passava direttamente sui teleschermi, e non veniva in altro modo anticipato.

Oggi, quando i promo dei canali annunciano Prima Tv, in realtà non è tale: la pellicola è soggetta a filtrazione, di vari tipi. Dal cinema, illegalmente, il prodotto è sottoforma di vhs - se sono ancora in circolazione - o dei più attuali dvd, godibile da casa inserendolo nell’apposito lettore. Qualora siamo maggiormente onesti, aspettiamo il passaggio sul satellite, comodi comodi sul divano o sulla poltrona, con l’opportunità di fermarlo quando ci pare per riprenderlo allo stesso momento quando vogliamo o quello sul digitale, che ancora una volta anticipa le reali messe in onda, oppure lo affittiamo nei vari centri e negozi che fanno di questa possibilità la loro fortuna dinanzi ad una fumante pizza o croccanti pop corn, comprabili nello stesso posto, in compagnia. Se proprio non si ha voglia di scendere da casa, allora, ancora in maniera non propriamente pulita, i vari programmi di scambio files consentono agli utenti di mettere in rete pellicole di qualsiasi genere e di passarne al possesso nei più svariati e semplici modi. Se si ha la sfortuna di non avere internet, o se non si vuole ricorrere a dvd da riportare al negozio, si aspetta la trasmissione di quel film, dopo “soli” due anni, su Canale 5 o su Rai 1. Un po’ troppo, vero?

Ciò ha ucciso il cinema in Tv, che si trova costretto a rifugiarsi nelle seconde serate invernali o nei pomeriggi estivi, in ogni sua forma ed espressione. Lontani i tempi in cui la messa in onda al sabato di uno dei film appartenenti alla saga di Rocky poteva contrastare, dall’alto dei suoi risultati, il Fantastico made in Rai. Nostri, invece, quelli in cui I fantastici quattro, su Italia1, pareggiano con una fiction di RaiUno. L’evoluzione dei costumi, l’andare avanti senza rendersene neanche conto, le abitudini che cambiano progressivamente, perciò, hanno fatto una nuova vittima. I cinefili, quindi, sono avvisati: pagare profumati biglietti per stare comodi in sala se avete voglia di un bel film; quei tempi in cui le ammiraglie vi deliziavano con le loro Prime assolute o con Lunedì film sono davvero, purtroppo, terminati. A meno che, ovviamente, non si voglia usufruire della possiblità di vedersi ancora una volta Via col vento o la trilogia di Sissi.

2 commenti:

  1. Sarò Paranoico, ma per me le crisi dei film come della musica sono create ad arte dalle televisioni. Chi vuole vedersi un film imperniato di pubblicità e mal tagliato? Chi vuole vedere programmi musicali che obsoleti e dire poco?

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  2. Sai, Diego, che mi hai offerto un nuovo spunto di riflessione? Io penso, però, che non sia tanto un creare ad arte, quanto piuttosto un effetto, tale crisi. Il fatto che ci siano determinati programmi che sanno di muffa che trattano di musica e che vengano trasmessi film tagliati, come hai detto, in maniera pessima, provoca l'abbandono del pubblico dinanzi al prodotto e al genere.

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