In barba ad ogni qualsiasi riflessione circa la fine dell’estate relativamente anche al mezzo televisivo, pensiero secondo cui per quanto riguarda le reti generaliste sia visibile il fatto che stiano per iniziare a carburare ed assimilare nuove energie per affrontare al meglio la nuova stagione televisiva, c’è chi parte in quarta e snocciola, apparentemente senza criterio, i suoi prodotti, i suoi pezzi forti. Parliamo di Canale5 che in questo inizio settimana tutto fiction, per la quale ha dedicato ben cinque prime serate su sette, ha mandato e continuerà a mandare in onda dei prodotti che, per quelli già trasmessi, stanno riscuotendo un buon successo. Uno di questi è, come già ampiamente descritto nel post di critica conseguente la fine della prima puntata, è ‘O professore, la fiction prodotta da Grundy Italia ed interpretata da Sergio Castellitto. Il giudizio su questa miniserie, dopo la visione della seconda ed ultima puntata, rimane inalterato, se non migliorato in positività.
Quelle che erano le caratteristiche e i punti di qualità ritrovati nella prima parte sono, parallelamente, rinvenibili nella seconda, nella quale, però, cresce e si sviluppa la costante emozione. Se, infatti, nella puntata di lunedì era stata preferita la nuda rappresentazione e messa in scena della tematica basale su cui poggia lo snodarsi delle oltre tre ore di girato, ossia quella della dispersione scolastica, nella seconda c’è un’evoluzione della stessa che si intreccia, oltre che ovviamente alle vicende di ogni singolo alunno, anche all’immancabile storia personale del protagonista, il professor Pietro Filodomini. Era, però, impensabile che l’azione eroica di quest’ultimo rivoltasse uno dei più drammatici scenari del napoletano, e proprio per questo alcune singolarità del gruppo classe continuano per una propria strada che svia quanto deciso insieme al professore. È, ad esempio, il caso di Davidello, il ribelle del gruppo, orfano di padre, che vive alla mercé del, come potremmo dire riferendoci al passato, signorotto del paese, quello che ai nostri giorni altro non è che il boss della metropoli. Una mentalità chiusa ma recalcitrante. La fine del ragazzo è cosa nota. Schiantatosi sulla facciata laterale di un autobus perde la vita, tra la finta ed ipocrita disperazione di chi ha assistito alla scena e le lacrime del professore Castellitto, che segue i suoi 36 figli in maniera fedele, paterna.
Un tale esempio di evoluzione del concept primario della fiction però non è invasivo, non intacca la sua vulnerabilità ma, anzi, è normale prosecuzione del trattamento della stessa e come tale, fortunatamente, è visto ed è reso. Il lieto fine è doveroso, seppur non completo. Arrivati all’esame finale, tra le varie intemperie e le disparate mancanze riguardanti gli alunni, c’è chi non lo passa. Ed è il caso di Anna, una delle protagoniste della miniserie per il suo commuovente presente, raffigurazione televisiva dell'effigie della ragazza madre. Non ammessa è la dicitura affissa al quadro esposto in bacheca, e a poco basta il romanzo sulla Napoli futuristica. Le sue parole fanno da base all’ultimo atto della fiction, quello in cui il passato del prof. Pietro è tale da sovvertire ogni qualsiasi buona azione commessa successivamente, è tale che riaffiora prepotentemente nel suo oramai consueto. Mandato d’arresto, su cui sono versate le lacrime di chiunque abbia avuto a che fare con lui.
Ebbene, anche in questo caso, l’evidente emozione che ha vestito chi ha visto la fiction non era fuori luogo, ma è vissuta come testimonianza di quanto presa abbia fatto il protagonista sul pubblico che ne ammira l’eroicità, ne contempla la bontà, ne apprezza l’incredibile umanità. L’immagine risultante del partenopeo è pari al mettersi in ginocchio, è claudicante, è mortificata. Ma reale. La denuncia, il mettere in evidenza ciò che è stato, ciò che è, e probabilmente ciò che, si spera in sempre minor parte, sarà, è stato impeccabile, senza sbavature. La bravura di Castellitto e dei ragazzi hanno fatto il resto. Una fiction ben realizzata, ben girata, ben interpretata che, però, meritava un altro destino. La data di messa in onda ha infatti depotenzializzato le capacità intrinseche della miniserie, e per il suo tema che è il classico che riunisce la massa, è motivo di riflessione. Perché il 1° ed il 3 settembre e non più avanti, a garanzia avviata? Uno spreco, quindi. Un ipotetico fiore all’occhiello, però.
Update: 'O Professore ha totalizzato 4.775.000 telespettatori per il 24,11% di share.
Quelle che erano le caratteristiche e i punti di qualità ritrovati nella prima parte sono, parallelamente, rinvenibili nella seconda, nella quale, però, cresce e si sviluppa la costante emozione. Se, infatti, nella puntata di lunedì era stata preferita la nuda rappresentazione e messa in scena della tematica basale su cui poggia lo snodarsi delle oltre tre ore di girato, ossia quella della dispersione scolastica, nella seconda c’è un’evoluzione della stessa che si intreccia, oltre che ovviamente alle vicende di ogni singolo alunno, anche all’immancabile storia personale del protagonista, il professor Pietro Filodomini. Era, però, impensabile che l’azione eroica di quest’ultimo rivoltasse uno dei più drammatici scenari del napoletano, e proprio per questo alcune singolarità del gruppo classe continuano per una propria strada che svia quanto deciso insieme al professore. È, ad esempio, il caso di Davidello, il ribelle del gruppo, orfano di padre, che vive alla mercé del, come potremmo dire riferendoci al passato, signorotto del paese, quello che ai nostri giorni altro non è che il boss della metropoli. Una mentalità chiusa ma recalcitrante. La fine del ragazzo è cosa nota. Schiantatosi sulla facciata laterale di un autobus perde la vita, tra la finta ed ipocrita disperazione di chi ha assistito alla scena e le lacrime del professore Castellitto, che segue i suoi 36 figli in maniera fedele, paterna.
Un tale esempio di evoluzione del concept primario della fiction però non è invasivo, non intacca la sua vulnerabilità ma, anzi, è normale prosecuzione del trattamento della stessa e come tale, fortunatamente, è visto ed è reso. Il lieto fine è doveroso, seppur non completo. Arrivati all’esame finale, tra le varie intemperie e le disparate mancanze riguardanti gli alunni, c’è chi non lo passa. Ed è il caso di Anna, una delle protagoniste della miniserie per il suo commuovente presente, raffigurazione televisiva dell'effigie della ragazza madre. Non ammessa è la dicitura affissa al quadro esposto in bacheca, e a poco basta il romanzo sulla Napoli futuristica. Le sue parole fanno da base all’ultimo atto della fiction, quello in cui il passato del prof. Pietro è tale da sovvertire ogni qualsiasi buona azione commessa successivamente, è tale che riaffiora prepotentemente nel suo oramai consueto. Mandato d’arresto, su cui sono versate le lacrime di chiunque abbia avuto a che fare con lui.
Ebbene, anche in questo caso, l’evidente emozione che ha vestito chi ha visto la fiction non era fuori luogo, ma è vissuta come testimonianza di quanto presa abbia fatto il protagonista sul pubblico che ne ammira l’eroicità, ne contempla la bontà, ne apprezza l’incredibile umanità. L’immagine risultante del partenopeo è pari al mettersi in ginocchio, è claudicante, è mortificata. Ma reale. La denuncia, il mettere in evidenza ciò che è stato, ciò che è, e probabilmente ciò che, si spera in sempre minor parte, sarà, è stato impeccabile, senza sbavature. La bravura di Castellitto e dei ragazzi hanno fatto il resto. Una fiction ben realizzata, ben girata, ben interpretata che, però, meritava un altro destino. La data di messa in onda ha infatti depotenzializzato le capacità intrinseche della miniserie, e per il suo tema che è il classico che riunisce la massa, è motivo di riflessione. Perché il 1° ed il 3 settembre e non più avanti, a garanzia avviata? Uno spreco, quindi. Un ipotetico fiore all’occhiello, però.
Update: 'O Professore ha totalizzato 4.775.000 telespettatori per il 24,11% di share.
mi puoi dire perchè castellitto va in carcere alla fine?grazie
RispondiEliminaAlessio
RispondiEliminaIl professore, 30 anni prima, insieme all'amico che morirà di cancro, lanciò delle molotov nel locale di un uomo che lo usava come copertuna per smerciare cocaina. L'amico, che si chiama Alberto, sapendo che prima o poi sarebbe morto per la sua malattia, vuole dirlo in tribunale, promettendo a Filodomini di non fare il suo nome. Dato che però 'o professore è un uomo eroico, che va a braccetto con la giustizia, si presenta come testimone e racconta tutta la verità. Di qui l'arresto.
molto gentile ragazzo
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