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martedì 2 settembre 2008

'O PROFESSORE DI SERGIO CASTELLITTO, UN VERO PRODOTTO DI DENUNCIA: BUONA LA PRIMA

È andata in onda poco fa, su Canale 5, la prima parte della miniserie ‘O Professore, la fiction tv prodotta dalla Grundy Italia ed interpretata da Sergio Castellitto in compagnia, tra gli altri, di Luisa Ranieri e Donatella Finocchiaro. Avevamo espresso nel post di opportuna presentazione del telefilm le nostre perplessità circa il modo e la maniera in cui, ipoteticamente, sarebbero state affrontate le tematiche di cui si pone come testimone, a mo’ di denuncia, la stessa miniserie, facendone da base per il racconto di una difficoltà, oggettiva e riconosciuta, all’interno della quale si collocano imprescindibilmente le stesse. Quali tali tematiche? ‘O professore, come abbiamo avuto modo di capire leggendone la trama o vedendone le sequenze trasmesse poco fa sui nostri teleschermi, narra di un insegnante di lingua italiana alle prese con una dura realtà, quale quella relativa al modo di vivere l’ambiente scolastico nel napoletano: un qualcosa ruotante attorno alla problematica della dispersione. Non è errato quando, nella fiction, il recupero dei ragazzi, che trova effettivo ma limitato corrispondente nella società quotidiana, viene affrontato come una complessità alla quale è possibile porre rimedio solamente mediante il ricorrere a molteplici espedienti.
Dalla ragazza muta che non comunica con il mondo che le gira attorno se non attraverso una serie di caratteri digitati a computer, a quella il cui sogno è stendere il romanzo della propria vita senza aver mai avuto possibilità di apprendere le basi per scrivere né tantomeno per leggere, dal ragazzo assoldato grazie alla mera e facile probabilità di riscatto rispetto ad una vita senza particolari soddisfazioni, culminata con la morte del padre, da chi si pone come parallelo dello Stato, a quello che, insieme alla sorella, è costretto a fare i conti ogni tramonto della propria giornata per tirare avanti creature messe al mondo da una mamma che non è presente nella vita delle stesse, quel recupero trova ragion d’essere solo nella strenua e testarda capacità del professor Pietro (Sergio Castellitto) di offrire testimonianza di come nella vita uno spiraglio esista sempre e, qualora non sia visibile, del modo per cercarne alcuno. Se ciò non fosse parte integrante del carattere del protagonista della miniserie, e, parallelamente, di chi tale ruolo lo svolge sotto la lente di nessuna telecamera o sotto la luce di riflettore alcuno, ognuno sarebbe lasciato in balia del proprio incerto e non roseo destino influenzato fortemente da chi detta tempi e modi dell’esistenza di ognuno di essi. La prima nota positiva è proprio questa: non banalizzare ciò che, quotidianamente, accade.

È sotto gli occhi di tutti, o quantomeno di chi vive tale realtà, quanto il tasso di dispersione scolastica sia elevato a favore di un diretto alto numero di adolescenti che, in luogo del frequentare la scuola come normale immaginare sia, “preferiscono” passare le proprie ore ai bordi di malfamate strade o alla mercé di chi gestisce le varie delimitazioni territoriali in maniera illegale. Seppur ricorrendo a stereotipi che, per quanto duri da digerire ed assimilare, sono figli di una realtà pura, come piò essere il sottofondo musicale la cui magia è creata da uno stereo messo a palla esplodente musica neomelodica, questo primo lavoro è svolto egregiamente.

Una minuziosità di ricerca nella rappresentazione degli elementi base della quotidianità del partenopeo, una particolarità relativa al gestire il labile confine tra l’utopistico e il realizzabile, i messaggi di speranza implicitamente lanciati nel corso di questa prima puntata, poi, hanno fatto sì che quella nostra paura di stereotipizzazione e di cattiva generalizzazione seguente un passaparola, un dilagare frutto del sentito dire, fosse vanificata in luogo della nascita di un sentimento di soddisfazione per la creazione di un vero e non fantomatico prodotto di denuncia. Denuncia di quello che è vero, raccontato, nei limiti autoimpostasi da una fiction, che per forza di cose è a tratti romanzata, con estrema efficacia. La bravura e la capacità interpretativa non solo del protagonista e di chi l’ha coadiuvato, ma anche del dunque e della natura della fiction: gli adolescenti. Con un rischio sempre in prima linea, quale quello del cadere in facili luoghi comuni, riuscire a creare un prodotto che racconti senza aggiunte come stanno le cose, è una grandissima nota di merito. Il principale difetto è forse quello di una possibile nascita di una non credenza nei confronti delll’azione del protagonista, vista e letta come eroica e circoscritta al solo romanzo, anche per gli evidenti tratti esprimenti innato coraggio, indubbiamente, però, calibrata anche da un lato umoristico ed ironico il cui effetto è l'alleggerire il tutto.

Insomma, alla fine delle due ore di messa in onda l’unico motivo d’arrabbiatura è che, per come e quanto ti prenda, per sapere come va a finire bisogna aspettare altre 48 ore. Un interrogativo: perché in onda fuori garanzia? Tema troppo difficile per la massa o troppo inflazionato tale da essere snobbato? Naturalmente questa è solo l’impressione per la prima parte, che speriamo di poter confermare a voce alta anche mercoledì sera.

Update: 'O professore ha ottenuto 4.503.000 telespettatori per uno share del 21.94%

2 commenti:

Lucia ha detto...

Potete dirmi il nome dell'attrice che interpreta Maria, la prostituta della mini serie 'o professore e magari anche qualche informazione in piu su di lei, tipo gli anni, la provenienza...grazie mille!

El Barto ha detto...

Lucia
Si chiama Carmela Cuccurullo. Se cerchi il nome su Google esce una sua pagina su NetLog. Non so dirti se sia la sua ;)