Ci interroghiamo spesso sulla natura della televisione odierna, che poniamo spesso a confronto con quella di ieri, senza mai fare però grandi passi in avanti. In realtà analizzare ciò che il tubo catodico è oggi è quanto di più complesso possibile, date le sue sfaccettature infinitesimali e le sue incredibili minuzie, seppur accorpabili sotto l'etichetta riguardante la sterilità più totale. Sì, perché la tv di oggi è sterile, è pressoché vuota non di contenitori, ma di contenuti, quelli tanto ostentati ma quelli così evanescenti se non nulli. Il talk show oggi si chiede se Carlo Capponi potrà stare altri venti giorni senza mangiare banane o se Pamela Camassa reagirà bene all'arrivo di Filippo in terra africana. Non chiediamo che questi ci ammorbino con le inutili disquisizioni filosofiche e con monologhi di esperti sulla crisi finanziaria né tantomeno sui grandi interrogativi della vita, ma tant'è. Da tutto ciò il telespettatore è assuefatto, e vive il mondo (televisivo) che gli ruota intorno in maniera passiva. Certo, c'è telespettatore e telespettatore. Quello che guarda Uomini e donne per - siamo onesti - farsi quattro risate vedendo tanta carna umana gironzolare in uno studio di tre metri per quattro, e quello che lo guarda perché, in fondo, è la trasposizione mediatica della vita quotidiana (?).
Domenica pomeriggio - mi chiederete il nesso, ma è inutile che mi spenda con parole e discorsi - è andata in onda su Tsi, la televisione svizzera di lingua italiana che manda in onda trasmissioni e programmi in quella che è la parte di Svizzera Italiana, un'intervista rilasciata da Umberto Eco ad un certo Controluce. Pur senza promozione di libro alcuna, il che farebbe storcere il naso al pubblico televisivo abituato ai Baudo e ai Fazio vari che fondano le proprie trasmissioni sull'italianissima marchetta, Eco ha espresso un dato di fatto: la televisione di oggi gode delle difficoltà dell'inferiore, del dilettante allo sbaraglio. Ovvero, in chiave personale, tutto ciò che è tv è tale perché vi sia un dislivello tra spettatore e protagonista, tra conduttore e ospite, tra due persone poggianti su uno stesso piano - ammessa e non concessa l'equità del fatto, naturalmente - per il quale il primo derida del secondo, per il quale il secondo sia succube del primo e per il quale il telespettatore si diverte per le situazioni scaturite. Una televisione, quindi, che si fonda sul concetto del sadismo e, molto più semplicemente, sulla cattiveria gratuita. Sarebbe straniante e fortemente contraddittorio (rispetto alla realtà) asserire il contrario.
Navigavo normalmente su Internet quando mi imbatto nella solita, scontatissima intervista di Luca Tiraboschi, che in quanto a presenzialità è secondo solamente a Massimo Donelli - per non dire altro, onde evitare di essere anche blasfemi -, e trovo, incosciamente, risposta alle domande che spesso può porsi uno spettatore medio, e che tutt'io mi pongo, circa la dimensione di contenuto, della sua idea e del suo significato.
Naturalmente, quando parliamo di una televisione che assomiglia ad una Corrida, la molteplicità delle riflessioni che possono avere origine è tanta e varia. Dilettanti allo sbaraglio non solo gli inferiori, ma anche conduttori che si sentono arrivati e si sentono mostri sacri senza esserlo, protagonisti di un reality che si reinventano sotto qualsiasi veste e così via. E a poco serve seguire il modello della Bbc, come dice Eco, mettendo la seconda serata al posto della prima e viceversa: di guardare Bruno Vespa che ci illustra un plastico, che sia di Cogne o che sia di Perugia (sì, anche quello di Perugia), quando ceno non mi va proprio.
La domanda, infine, è: la povertà dei contenuti, quale il non sapere di che trattare, la vaporosità dei temi analizzati, lo spacciare il nulla per il tutto, può essere motivazione razionale nello spiegare la crisi della televisione odierna? Secondo me sì.
Domenica pomeriggio - mi chiederete il nesso, ma è inutile che mi spenda con parole e discorsi - è andata in onda su Tsi, la televisione svizzera di lingua italiana che manda in onda trasmissioni e programmi in quella che è la parte di Svizzera Italiana, un'intervista rilasciata da Umberto Eco ad un certo Controluce. Pur senza promozione di libro alcuna, il che farebbe storcere il naso al pubblico televisivo abituato ai Baudo e ai Fazio vari che fondano le proprie trasmissioni sull'italianissima marchetta, Eco ha espresso un dato di fatto: la televisione di oggi gode delle difficoltà dell'inferiore, del dilettante allo sbaraglio. Ovvero, in chiave personale, tutto ciò che è tv è tale perché vi sia un dislivello tra spettatore e protagonista, tra conduttore e ospite, tra due persone poggianti su uno stesso piano - ammessa e non concessa l'equità del fatto, naturalmente - per il quale il primo derida del secondo, per il quale il secondo sia succube del primo e per il quale il telespettatore si diverte per le situazioni scaturite. Una televisione, quindi, che si fonda sul concetto del sadismo e, molto più semplicemente, sulla cattiveria gratuita. Sarebbe straniante e fortemente contraddittorio (rispetto alla realtà) asserire il contrario.
Navigavo normalmente su Internet quando mi imbatto nella solita, scontatissima intervista di Luca Tiraboschi, che in quanto a presenzialità è secondo solamente a Massimo Donelli - per non dire altro, onde evitare di essere anche blasfemi -, e trovo, incosciamente, risposta alle domande che spesso può porsi uno spettatore medio, e che tutt'io mi pongo, circa la dimensione di contenuto, della sua idea e del suo significato.
La sua è una rete rivolta ai giovani, lei si pone un problema educativo?Adesso, qualcuno potrebbe darmi del pazzo eppure sono riuscito a coniugare questi due elementi e ho tratto una conclusione, sia essa erronea, esatta, parzialmente accettabile o chi per essa. Qual è questa? Che la tv di oggi non sa cos'è il contenuto. Eco dice che la tv si fonda sul divertimento perverso figlio della derisione altrui. Io, da par mio, nel mio piccolo che è ancor più tale se confrontato alla grandezza di quest'ultimo, la penso diversamente. Quella che è vista come base da cui partire per la realizzazione di un qualcosa, in realtà è uno scontato appiglio al quale aggrapparsi pur di coprire una fascia temporale, pur di riuscire a tenere incollati telespettatori al teleschermo. Mi spiego meglio. E' nostra consuetudine ogni tanto dare uno sguardo al passato per notare quanto oggi ci sia crisi. Facendo una piccola parentesi, che poi promettiamo di trattare con mezzi e tempi dovuti, la tv di ieri aveva un qualcosa che quella di oggi (ma dai?) non ha. Cosa? I contenuti. Se la televisione sapesse qual è il suo ruolo, se la televisione sapesse di che parlare, se la televisione avesse (e cercasse strenuamente) qualcosa di cui disquisire, non ci sarebbe ridotti a fare qualcosa pur di coprire. Allora cosa succede? Che avendo fra le mani il nulla, si ricorre a ciò che è più semplice fare: divertire, riuscendo nell'obiettivo, quale garantire agli investitori spettatori che diventano meri numeri per grandi introiti, usando mezzi spiccioli. Tra questi, la derisione dell'inferiore, così come può essere il litigio, il mettere in pubblico la vita privata per fare gossip e scoop. La povertà di contenuti, quindi, cosa causa scatenante di una crisi che trova effetto nella bruttezza oggettiva della televisione odierna e in una realtà che è normale criticare per la sua repellenza che alcuni tentano di salvare. Almeno per me.
«No, qui si fanno trasmissioni in cui mettere pubblicità. Noi garantiamo agli investitori circa tre milioni di spettatori mentalmente giovani».
Naturalmente, quando parliamo di una televisione che assomiglia ad una Corrida, la molteplicità delle riflessioni che possono avere origine è tanta e varia. Dilettanti allo sbaraglio non solo gli inferiori, ma anche conduttori che si sentono arrivati e si sentono mostri sacri senza esserlo, protagonisti di un reality che si reinventano sotto qualsiasi veste e così via. E a poco serve seguire il modello della Bbc, come dice Eco, mettendo la seconda serata al posto della prima e viceversa: di guardare Bruno Vespa che ci illustra un plastico, che sia di Cogne o che sia di Perugia (sì, anche quello di Perugia), quando ceno non mi va proprio.
La domanda, infine, è: la povertà dei contenuti, quale il non sapere di che trattare, la vaporosità dei temi analizzati, lo spacciare il nulla per il tutto, può essere motivazione razionale nello spiegare la crisi della televisione odierna? Secondo me sì.
El barto
RispondiEliminaPenso proprio di sì ...rispondendo alla domanda che titola questo nuovo e interessante post ...
Post che ci invita a riflettere sul degrado sempre maggiore della tv di oggi.
Le parole di Eco ... rafforzano quello che pensiamo sulla tv ...e i suoi programmi ... vetrina sempre + di dilettanti allo sbaraglio ... che si improvvisano
cantanti , ballerini , presentatori tv ...e ancor peggio a volte diventa protagonista in tv il dileggio e la volgarità ...
E' vero che nn si può sempre trasmettere Angela, Minoli o Report ... in prima serata ...
ma una volta l'alternativa di intrattenimento era un
buon quiz ( in pt certo ) , un bel varietà con comici che ti facevano ridere e che nn improvvisavano ...
e se lo facevano erano capaci di farlo ...o qualche buon programma musicale ... che si alternavano al cinema e a fiction ben fatte e curate anche nei particolari e nn sfornate ... tutte uguali e con gli stessi attori come oggi ...
Quando poi ho la conferma ... che si cercano sempre + solo i numeri ... e nn un progetto editoriale e culturale popolare ...
mi cadono le braccia ...
D'accorda la tv nn deve educare e sostituirsi a famiglie e scuola...
ma nn deve neanche impoverirci dentro ...
Parole santissime, Ital!
RispondiEliminaSe non fosse per te, avrei anche perso questa bella perla di Eco. Non so se hai letto il parere di Grasso in merito che condivide totalmente quanto poi diciamo noi che siamo comuni mortali. "Impoverirci dentro": bravissimo! Hai colto l'obiettivo. Questa tv sembra che non dà niente, non educa. Ma incita, psicologicamente, ad emulare le sue gesta che non sono il meglio auspicabile.
Grazie sempre, Ital :)