C’era una volta un periodo in cui quelli che oggi sono ascolti da evento totalizzarli era normale amministrazione. C’era una volta l’epoca in cui schierare in prima serata un film inedito o replicato esso sia era una mossa vincente. C’era quella stessa volta un tempo in cui il film, il programma, il teleromanzo non si schierava, ma si programmava, il che è differente. C’era una volta la televisione che era bella perché era originale, era diversa, era una valvola di sfogo rispetto a quelli che potevano e possono essere i problemi di tutti i giorni. Oggi, invece, viviamo nell’epoca in cui per vincere una serata basta raggruppare cinque milioni di italiani, un periodo in cui la serata si vince, ma non la si gestisce al fine di far interessare i telespettatori, un’età in cui il tubo catodico dà forma ai suoi pensieri in maniera egoistica, senza che l’ascoltatore provi emozioni. La televisione si è evoluta, e più che nei prodotti, riflesso di quanto detto lo si ritrova in quei numeri, in quelle cifre, in quelle percentuali che quotidianamente, ogni mattina, decretano vincitori e vinti di una lunga battaglia che si consuma durante tutto l’arco di un giorno. L’audience, lo share, che ricoprono sempre più importanza nel decretare cosa è bello, cosa è brutto, cosa è di qualità, cosa non lo è, sono anche i punti fissi dai quali visualizzare razionalmente un reale dato di fatto: la gente, la televisione, la guarda di meno, inequivocabilmente.
E i grandi numeri, quelli che erano motivo di gongolamento una volta così come adesso, si fatica a raggiungerli. Colpa di una mutazione dei costumi, delle abitudini, degli usi. Una volta la fiction non esisteva, e al suo posto trovava spazio il teleromanzo; poi la fiction si diffuse, e l’appuntamento era irrinunciabile; adesso la fiction, prima ancora che sia trasmessa in maniera ufficiale, è rinvenibile sul digitale terrestre e, nei casi più fortunati, anche laddove imperversa la diffusione del personale, quel mondo parallelo di nome Youtube. Youtube che una volta, naturalmente, non esisteva. Ma non una volta di un passato remoto, una volta rinvenibile andando poco al di là del 2004, poco più di quattro anni fa. Anni decisivi, martorianti per la televisione, affinché la stessa si adattasse a standards autoimpostisi che adesso rendono tutto più naturale. La tv e i suoi risultati, rapporto complesso tendente al ribasso. È crisi. E come ognuna che si rispetti c’è un qualcosa che risulta più inflazionata di un’altra, metaforicamente parlando. Una serata in cui raggranellare quello che consente la vittoria nelle altre nell’arco di una settimana, pur sempre riduttivo se confrontato al passato, è titanica impresa: il sabato sera. C’era una volta il cosiddetto one man show, un uomo per un palco con i suoi numeri, canto, ballo e niente più. Sette, otto milioni a sera. D’altra parte c’era la marmorea busta gigante di C’è posta per te, adesso come allora, ed era strenua lotta. Altri sei, sette, otto milioni a settimana. Adesso cosa c’è? Da una parte il two men show – anche se, ad onor del vero, se ci basassimo sulle stature dei conduttori dovremmo parlare di ¼ man show –, con canti, balli, frizzi e lazzi; dall’altra la marmorea e medesima busta, gigante, manovrata da Maria De Filippi. In due a stento si raggiunge quota sette milioni. E agli altri briciole, frutto di un bacino complessivo denutrito.
Ma la gente snobba la televisione anche durante il pomeriggio, non crediate. Chi si ricorda di quando ghigliottinata su ghigliottinata fruiva centesimo di share su centesimo, sino il toccare quota 9 milioni? E chi quando la scalata verso il fatidico milione contava su 5 milioni di aficionados, ora dimezzati? Non solo colpa di mutazioni di costumi, a mio avviso. Al contempo la colpa non è da dare solo a quei colossi uno dei quali porta nome Sky che ipoteticamente rubano a dismisura (e poi con le prime rilevazione ci si è resi conti di quanto nano sia lo share totale dei cento e passa canali della piattaforma di Murdoch), no. La colpa è di chi la televisione la fa, o meglio reputa di farla, ed anche bene. La tv non solo non la si fa bene, ma non la si fa e basta. Scontata, banale, noiosa. Logico che il pubblico non ci sia, anzi non ci voglia essere, e totalizzare quattro milioni in prima serata è discreto risultato. Logico. Non a caso quando c’è qualcosa di appetibile, esso risponde, seppur nelle ristrettezze del caso.
Che la televisione riveda il proprio modo di agire, si interroghi, cerchi di raddrizzare il tiro. E poi i numeri, quelli alti, tornano. Cosicché non si gridi al flop per ogni trasmissione realizzata che non centra l’obiettivo. O forse è meglio abbassare le aspettative e il tono di queste, con conseguente riduzione degli obiettivi d’ascolto delle reti, soprattutto di quelle grandi? Utopia? Intanto i grandi numeri, quelli che in matematica affascinano gli appassionati, sono solo il segno di un passato che forse non tornerà più.
E i grandi numeri, quelli che erano motivo di gongolamento una volta così come adesso, si fatica a raggiungerli. Colpa di una mutazione dei costumi, delle abitudini, degli usi. Una volta la fiction non esisteva, e al suo posto trovava spazio il teleromanzo; poi la fiction si diffuse, e l’appuntamento era irrinunciabile; adesso la fiction, prima ancora che sia trasmessa in maniera ufficiale, è rinvenibile sul digitale terrestre e, nei casi più fortunati, anche laddove imperversa la diffusione del personale, quel mondo parallelo di nome Youtube. Youtube che una volta, naturalmente, non esisteva. Ma non una volta di un passato remoto, una volta rinvenibile andando poco al di là del 2004, poco più di quattro anni fa. Anni decisivi, martorianti per la televisione, affinché la stessa si adattasse a standards autoimpostisi che adesso rendono tutto più naturale. La tv e i suoi risultati, rapporto complesso tendente al ribasso. È crisi. E come ognuna che si rispetti c’è un qualcosa che risulta più inflazionata di un’altra, metaforicamente parlando. Una serata in cui raggranellare quello che consente la vittoria nelle altre nell’arco di una settimana, pur sempre riduttivo se confrontato al passato, è titanica impresa: il sabato sera. C’era una volta il cosiddetto one man show, un uomo per un palco con i suoi numeri, canto, ballo e niente più. Sette, otto milioni a sera. D’altra parte c’era la marmorea busta gigante di C’è posta per te, adesso come allora, ed era strenua lotta. Altri sei, sette, otto milioni a settimana. Adesso cosa c’è? Da una parte il two men show – anche se, ad onor del vero, se ci basassimo sulle stature dei conduttori dovremmo parlare di ¼ man show –, con canti, balli, frizzi e lazzi; dall’altra la marmorea e medesima busta, gigante, manovrata da Maria De Filippi. In due a stento si raggiunge quota sette milioni. E agli altri briciole, frutto di un bacino complessivo denutrito.
Ma la gente snobba la televisione anche durante il pomeriggio, non crediate. Chi si ricorda di quando ghigliottinata su ghigliottinata fruiva centesimo di share su centesimo, sino il toccare quota 9 milioni? E chi quando la scalata verso il fatidico milione contava su 5 milioni di aficionados, ora dimezzati? Non solo colpa di mutazioni di costumi, a mio avviso. Al contempo la colpa non è da dare solo a quei colossi uno dei quali porta nome Sky che ipoteticamente rubano a dismisura (e poi con le prime rilevazione ci si è resi conti di quanto nano sia lo share totale dei cento e passa canali della piattaforma di Murdoch), no. La colpa è di chi la televisione la fa, o meglio reputa di farla, ed anche bene. La tv non solo non la si fa bene, ma non la si fa e basta. Scontata, banale, noiosa. Logico che il pubblico non ci sia, anzi non ci voglia essere, e totalizzare quattro milioni in prima serata è discreto risultato. Logico. Non a caso quando c’è qualcosa di appetibile, esso risponde, seppur nelle ristrettezze del caso.
Che la televisione riveda il proprio modo di agire, si interroghi, cerchi di raddrizzare il tiro. E poi i numeri, quelli alti, tornano. Cosicché non si gridi al flop per ogni trasmissione realizzata che non centra l’obiettivo. O forse è meglio abbassare le aspettative e il tono di queste, con conseguente riduzione degli obiettivi d’ascolto delle reti, soprattutto di quelle grandi? Utopia? Intanto i grandi numeri, quelli che in matematica affascinano gli appassionati, sono solo il segno di un passato che forse non tornerà più.
Ottima riflessione sulla tv di oggi... In maniera intelligente , senza faziosismi di sorta, si analizza e si cerca di individuare le cause di questo calo della tv generalista, che nn va solo collegato allo sviluppo crescente delle alternative satellitari o su web.
RispondiEliminaUna tv vecchia e troppo ripetitiva sicuramente allontana dalla visione tanto quanto una tv di falsa sperimentazione e di bassa qualità ... e in questo autunno di esempi in merito ce ne sono davvero molti e su tutte le reti.
ITAL, non sai che piacere immenso leggerti :) Noto che concordi con me :) Hai toccato un punto, con due parole, importantissimo, che mi ha offerto anche un grande spunto di riflessione: la falsa sperimentazione. Tutto ciò che è presentato come nuovo e in fondo non lo è! :)
RispondiEliminaA rileggerci :)
Infatti El Barto ...
RispondiElimina( nel cuore hai sempre San Diego, vero ? )
TUTTI PAZZI - con la Clerici, programma carino e ben fatto, ha preso pieno spunto da Matricole e Meteore di Italia 1 , ma anche da un vecchio programma Rai come Ieri e Oggi.
I MIGLIORI ANNI , piacevolissimo amarcord soprattutto musicale del cinquantennio appena passato, prende spunto da Novecento di Baudo e da programmi musicali come
Una rotonda sul Mare/Bandiera Gialla degli anni 80...
Per poi passare a false sperimentazioni ... ancora + sfacciate come Ballo Debb ... con sistemi e meccanismi oltre che protagonisti
( Platinette Garrison )di Amici.
I primi 2 sono esempi con buona qualità tutto sommato ... mentre l'ultimo decisamente di bassa qualità ...a mio parere !
----A rileggerci :)---
Certamente ... in questo spazio dove mi pare si possa con + facilità riflettere e commentare,
senza i noiosi e vuoti flop-boom ... da stadio ...
ITAL, sempre San Diego e gli U.S.A. nel cuore :) Tu no? ;)
RispondiEliminaComunque hai pienamente ragione e gli esempi che hai fatto sono attinenti a quanto detto. Di questi, quello che più è fatto passare come l'incredibile novità, però, è il programma di Antonella Clerici, che oltre ad essere la copia made in Rai di Matricole e Meteore è un'accozzaglia di tante altre trasmissioni. L'unica reale novità era Fantasia, purtroppo bocciata. Eppure c'è gente che diceva che fosse copiata, quando poi non era vero.
Ti posso dire, comunque, come poi ti potrà confermare il buon Expedit, che è nostra prerogativa la riflessione, al di là degli ascolti, dei boom, dei flop, delle fazioni, pur avendo, tra di noi, preso delle posizioni. Insomma, siamo tutti un po' più pendenti verso Mediaset o verso Rai, ma cerchiamo di non darlo a vedere ;)
W Tutti gli Usa , caro El Barto ...
RispondiEliminaIo amo tutta la tv in genere ... sia la vecchia cara Mamma Rai ... che la più giovane e rampante Mediaset ma anche baby LA 7 ...
Un pò meno il satellite almeno
per ora ...
Ovvio che i gusti e le preferenze ci sono ... l'importante è confrontarsi con intelligenza e pacatezza e spero che questa piccola isola del web ... possa esserne luogo idoneo ...
Salutami Mr. Exp !
El Barto il tuo articolo l'ho trovato molto ben fatto,interessante e piacevolissimo da leggere..e sai che io dovro' fare la tesi proprio su questo?cioè dovrei partire da un analisi del genere x poi andare a finire a youtube...
RispondiEliminaLo farò senz'altro, Ital :) Sperando che passi di qui così lo farà di persona ;)
RispondiEliminaMauro, grazie mille :) Ma dai, è un qualcosa di stupendo! Se sei appassionato del mezzo sarà un lavoro piacevole da fare... sono sicuro che farai un buon lavoro. :)
Fiuuuuuuuu....allora, letto tutto di un fiato. Tutto vero, tutto stravero.
RispondiEliminaUna ottima, eccellente riflessione su quello che la televisione è oggi, e noi, paradossalmente, come spugne, quasi non ce ne accorgiamo.
Il fatto grave poi credo sia anche questo. Se la nostra giovane età ci porta a fare queste riflessioni così veritiere e piene di fondamento, ci porta a risalto quanto sia stato repentino il decadimento della televisione. Quando si parla di ascolti altissimi infatti, non risalgono a chissà quale lontano periodo storico, al quale competevano condizioni sociali ed economiche estremamente diverse. E gli ascolti, sono non altro che lo specchio di tutto questo. La giustificazione è quella di Sky, come hai riportato nel post. Ed anche io ci avevo creduto. In verità, dopo aver visto gli ascolti bassissimi che fanno le reti satellitari, credo che la "situazione Sky" sia l'ennesima "presa in giro" per chi non si sofferma, su questi temi. Non voler riconoscere le proprie colpe. Verranno prima o poi i nodi al pettine?
Bartolì
dico solo BRAVO!..:)
Alla mail ti risp stasera, palpebre permettendo...ahaha..:D
ITAL
ciaoooo!!!..:D
Che piacere averti qui..:)
Sono davvero contento e soddisfatto dei tuoi complimenti..:) Grazie da parte nostra..:)
Grazie Bò... però non aggiungo altro altrimenti mi monto la testa ahahah mi eclisso :P
RispondiEliminaCiao Mr Exp !
RispondiEliminaTornerò a trovarvi ... in questa piccola simpatica oasi di talk, anrticipazioni e riflessioni, dove
mi trovo a mio agio ...
Mi sembra di stare tra amici ...
appassionati, forse un pò pazzi di tv ...
El Barto
La tua riflessione meriterebbe sicuramente una lettura + vasta ...
Buon fine settimana ... a rileggerci la prossima ...