mercoledì 26 novembre 2008

I VICERE': UNA FICTION DEL PASSATO PER UN FUTURO FIN TROPPO "PRESENTE".


Alla tanto discussa Isola dei Famosi di Simona Ventura, e la proclamazione di vittoria di Vladimir Luxuria, RaiUno proponeva come contraltare la seconda parte de I Vicerè, una fiction, che vi abbiamo anche presentato, e che, dopo il grande successo della prima serata, ha visto ridurre il suo bacino auditel, proprio a causa dei vari isolani e comici presenti sulle altre reti. In ogni caso, un prodotto di ottima fattura, che di certo non può mancare nel "bagaglio televisivo" di tutti coloro che amano il genere fiction, e fonte e sorgente di non poche riflessioni ed osservazioni.
Una fiction "oppressiva", nel senso buono del termine; un ritmo, soprattutto nella seconda parte, piena di colpi di scena, di tragedie, di malattie e di emozioni. Il telespettatore si immerge totalmente nelle vecchie abitudini, nelle vecchie regole, nelle antiquate consuetudini. Quelle che, storicamente parlando, appaiono appartenenti al vecchio mondo, quello dei Vicerè, appunto, quando l'Italia appariva ancora come un puzzle, un insieme di terre destinate ad unirsi, ma scisse a causa di eventi storici pregnanti della nostra identità nazionale. Le abitudini delle caste, la difficile condivisione di sentimenti che, ipocrisie a parte, stenta a decollare persino ai giorni nostri, nel caso di "diverse classi sociali"; quelle classi sociali che non corrispondono più a nessun titolo scritto da ereditare, ma che sono incosciamente insite in ognuno di noi, consapevoli dell'ingiustizia della loro esistenza, ma spesso pronti ad applicarle in ragionamenti e realtà.
Tuttora sono presenti persone profondamente legate ai sensi della superstizione, a tutto ciò che non è conosciuto, ma che ci si diletta a delineare nei profili, pur di credere ed affidarci a qualcosa, in una realtà fortemente instabile. Vi sembra cambiato qualcosa, in confronto a quanto narrato nel prodotto di RaiUno, tratto dal romanzo scritto da Federico De Roberto alla fine dell’Ottocento?
Un filo conduttore, un fil rouge che lega tutta la nostra storia, come una scia luminosa pronta sempre ad incrementare la propria forza e la propria brillantezza. La possibilità di accapararsi il favore del popolo "ignorante", la possibilità di sbandierare ideali di qualsiasi colore, senza credere alla minima congiunzione di quanto si afferma. Giocare sulle necessità, sulle emergenze, del popolo. Che si tratti di un parlamento, o di un casato. Che si parli di politici, o di monarchi e nobiltà. I Vicerè sono il passato storico, hanno finito la loro trasposizione televisiva quando ancora Simona Ventura sbraitava i numeri del televoto, ma, ahimè, nella nostra realtà, sembrano destinati a permanere...

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