giovedì 18 giugno 2009

INTERVISTA A CARLO CONTI:"IO E LA CLERICI CI SIAMO GUADAGNATI LA PRIMA SERATA CON TANTA FATICA E GAVETTA.NON CI SI ARRIVA PER AZZARDO"

E' oramai il presentatore emblema di RaiUno. Scuro in volto? No, è solo il suo colore della pelle. Colore della pelle che lo "perseguita" sin dagli albori della sua carriera, e che da sempre lo caratterizza. Il tutto insieme alla sua simpatia e sempre crescente bravura. Carlo Conti è infatti diventato un "presentatore" sfuggendo dalla "gabbia dell'anonimato" e divenendo il re della fascia preserale di RaiUno, con la sua Eredità. Proprio a tal proposito, vi proponiamo una interessante intervista oggi rilasciata ad Il Giornale.
Carlo Conti: "Non lascioil posto ai giovani"
Ho conquistato spazio con fatica in prima serata ci va esperienza”
ALESSANDRA COMAZZI
Caro signor Carlo Conti, lei era già Carloconti vent’anni fa, per non parlare di Pippobaudo o del signor Mike. Loro non si schiodano, ma nemmeno voi che state navigando intorno alla boa dei 50. L'altro giorno la Rai ha presentato i palinsesti, che brillano per un filosofico ritorno dell’identico. Nietzsche aveva già capito tutto, del video. Non ci sono novità in prima serata perché si ha troppa paura di rischiare. Se i giornali piangono, la tv non ride, la raccolta pubblicitaria diminuisce, gli inserzionisti non investono su trasmissioni che non conoscono, che non capiscono, di cui non intravedono un esito certo.
E, per stare sul sicuro, si ripropongono gli stessi programmi, le stesse facce. Non le sembra, caro signor Carloconti, che sarebbe ora di farsi un po’ da parte, a favore di quegli adolescenti dei trentacinquenni? «Ma come, io mi sento l'uomo del ricambio rispetto al passato, e lei mi farebbe già tornare indietro? Con tanta fatica e tanta gavetta, io e la Clerici, ci siamo conquistati gli spazi in prima serata, strappandola ai mostri sacri che peraltro hanno sempre tanto da dire: e dovremmo di nuovo cedere il passo?».
Forse sì. E' vero che lo spettatore è abitudinario, ma a un presentatore come lei è aduso da un bel po' di anni. Non si merita un cambiamento? «Cambiamenti, ne sono stati fatti. Soprattutto tra le donne. Pensiamo a Alessia Marcuzzi, a Michelle Hunziker, a Eleonora Daniele. A Unomattina c'è Miriam Leone, la miss Italia dell'anno scorso; Lucilla Agosti sta facendo molto bene. Però la prima serata è un'altra cosa. E non è un caso se viene affidata a personaggi esperti, in grado di gestire non soltanto il programma in sé, ma anche il senso dell'operazione».
Culturale? «Se vuole. Si fa cultura pure con i varietà, certo».
Però la prima serata è stata affidata, nel recente passato, a conduttrici più giovani, Caterina Balivo, Veronica Maya: gli esperimenti sono andati bene, secondo lei? «E non siete mai contenti! Se si sperimenta, perché si sperimenta, se si va sul sicuro, perché si va sul sicuro. La verità, secondo me, è che alla prima serata non si arriva così, per un azzardo. Si arriva dopo tanta tanta gavetta. E questa, modestamente, non mi manca». Non solo non ci sono conduttori nuovi, ma nemmeno idee nuove: concorda? «Non concordo. Continuiamo a persistere nell'equivoco. La tv non è la sola prima serata. E' tutto il resto. E in tutto il resto, fasce orarie e reti, si fanno test quanto si vuole. Intorno alle 21 si è più prudenti, vero. Pensi alla Corrida. Quando se ne andò Corrado, come potevano affidarla a un giovane? Ci voleva un altro nome storico, e per questo scelsero Gerry Scotti e fecero bene. O viceversa: com'è accaduto a Italia 1. C'è uno spazio importante da provare, o da conquistare, anche se non in prima serata: e allora lo si affida a Chiambretti, non a uno sconosciuto. Ma è logico che sia così».
Perché non si vuole rischiare? «Perché gli spazi di sperimentazione sono altri. Altri momenti, altre reti. Massimiliano Ossini, per esempio: sta facendo tutto il suo percorso, pomeriggio, mattino. E non deve avere fretta, ci va tanta pazienza, in questo lavoro».

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