martedì 22 luglio 2008

«NAPOLI, PUNTO E A CAPO»: GIUDIZI A CALDO

E’ la bella Safiria Leccese a fare da padrona nello speciale di Studio Aperto sul capoluogo campano dopo la dichiarazione relativa alla fine dell’emergenza rifiuti, speciale che vi abbiamo introdotto domenica mattina, impauriti che questo tipo di programma potesse essere quanto più vicino alla becera propaganda che al giornalismo vero e proprio, andato in onda lunedì, in seconda serata. E’ compito della giornalista, direttamente dal posto - guarda caso questo posto è sempre a pochi passi dal Vesuvio e dal mare, dalla bella Napoli, quindi -, in questo caso dalla terrazza dell'Hotel Santa Lucia, che offre uno dei più bei panorami che la città potesse regalare, introdurre i vari filmati e servizi girati precedentemente, come dimostrazione di come e quanto siano state reali le parole annunciate dal Presidente del Consiglio giorni fa. Quella paura, quel rischio che tutto si tramutasse in prepotente promozione di quello che è stato il mantenimento di una promessa fatta dinanzi a decine di migliaia di napoletani in piazza, durante tutta la durata della trasmissione, è stato corso più volte. Inutile dire, quindi, che più volte è stato affrontato, venendo però sconfitti.

Innanzitutto, la riproposizione delle parole di Berlusconi secondo cui «le strade di Napoli e della Campania sono pulite» ha fatto (e fa ancora) storcere, non poco, il naso. Chi vive la realtà attuale partenopea sa benissimo che questa “pulizia” riguarda solamente la parte agiata, la "bene" del capoluogo campano. La stessa che più volte durante il programma è stata ripresa, sia che facesse da sfondo ai commenti dei vip made in Naples, tra cui Lisa Fusco, Luisa Ranieri, Peppino Di Capri e Gigi D’Alessio, che si dichiara ancora più «orgoglioso di essere napoletano», nonostante i fischi ricevuti durante il concerto di Pino Daniele, o che fosse ripresa dall’alto di un elicottero per notare come non ci siano più rifiuti, con sottofondi musicali estremamente entusiastici e sprizzanti felicità. Il programma, poi, oltre che in quel rischio, è caduto in uno ulteriore, ancora maggiore, quale quello di fare antiquata generalizzazione e scadere in una banalità assoluta. La Napoli triste e martoriata, sotterrata da centinaia di sacchetti, vede rappresentazione, nello speciale rigorosamente live, con colori scuri, tra i quali privilegiati sono il nero ed il grigio, sui quali sovrasta la voce di chi non ce la fa più, di chi vuole lasciare la città o di chi non riesce ad entrare a casa perché l’entrata è praticamente bloccata dalla spazzatura e con sottofondi musicali tali che The Sheltering Sky di Ryuichi Sakamoto, colonna sonora del film di Bernardo Bertolucci Il tè nel deserto avesse possibilità di apparire come note per festeggiare un compleanno o un evento speciale. Tempo 58 giorni, il tempo di fare gli opportuni scatti per evidenziare un netto prima e dopo - coincidenza, sempre in quei bei posti di cui prima -, tutto cambia: si provi ad indovinare come è rappresentata la Napoli resuscitata, la Napoli liberata dalla munnezza, la Napoli che ritorna a vivere. Ovviamente, con sole, mare, pizza, mozzarella, quattro commenti positivi dei soliti noti e anche dei comuni mortali intervistati per strada o sulla spiaggia, un po’ di tarantella, un po’ di Napul’è di Daniele che non fa mai male, una leggera improvvisazione dei successi di D’Alessio da parte dello stesso - e basta! - e tutti vissero felici e contenti. In tutto ciò, determinati luoghi, posti in periferia, dimenticati ma ripresi solamente nel momento in cui fanno cronaca (nera), momento in cui è d’obbligo fare lo speciale (quando Scampia divenne sfondo della guerra di camorra di alcuni mesi fa, per fare un esempio, lo stesso Studio Aperto diede vita ad un reportage condotto impeccabilmente da Gabriella Simoni), che tutt’oggi sono sommersi dalla puzza e sono soggetti all’impraticabilità delle strade vengono, in maniera sorprendente, citati. Per equità di informazione, per mancanza di notizia altra o per volontà di testimoniare il reale?

Ciò che è vero è che il reportage è stato di parte e, come nei migliori casi, s’è fermato all’apparenza e alla scontatezza con cui è possibile raccontare la realtà partenopea, senza però dimenticare che è stato fatto notare come quella che è l’emergenza sia semplicemente rientrata, e non risolta, come in tutta Italia si è avuto modo di capire. Un occhio alla periferia, ed è nota di merito, non è stato tralasciato. Tuttavia, resta da capire cosa, dopo il punto, verrà scritto nel nuovo capoverso, dato che, secondo la redazione di Studio Aperto, siamo andati a capo. Sinceramente, è preferibile sostituire tale espressione con un segno di interpunzione che meglio rasenti il vero: un bel punto e virgola, tale da assicurare un continuo su questa linea, per definire ufficialmente chiuso questo capitolo, nonostante ci voglia tanto lavoro e sacrificio, oltre che tempo. Quanto allo speciale, a parte la nota positiva, si poteva fare molto meglio, più che essere pappagalli e megafoni di mezze verità propinateci incessantemente.

Update: Studio Aperto Speciale ha ottenuto 820.000 spettatori per uno share dell'11,64%, fonte Tvblog.it

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