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domenica 20 luglio 2008

QUANDO I PROBLEMI DI NAPOLI DIVENTANO PRETESTO PER FARE PROPAGANDA IN TV

Se Stendhal asseriva che “Napoli, la gran città carica di storia, sintesi di molte civiltà, con Parigi” sia “la sola possibile capitale europea”, non possiamo storcere assolutamente il naso. Lo scrittore francese aveva delle basi, aveva proprie ragioni. Passa il tempo e il capoluogo campano è stato riconosciuto e contraddistinto per la pizza, per il sole e per il mandolino, i tre elementi caratterizzanti la città. E’ stato, però, riconosciuto. In un tempo passato, quindi. Oggi, invece, Napoli uguale sì pizza, sì sole, sì mandolino, ma anche uguale munnezza, immondizia. Con l’avvento di Berlusconi al potere dopo le elezioni tenutesi questo aprile, e anche durante un comizio pre-elettorale nella splendida cornice di Piazza del Plebiscito, il nuovo governo urlò a squarciagola che uno dei primi problemi da affrontare sarebbe quello relativo, per l’appunto, alla questione rifiuti che tanto ha martoriato la città nel corso degli ultimi mesi. Pochi giorni fa, il Cavaliere annunciò che «l'emergenza rifiuti è finita». Fin quando è pura questione politica, preferiamo non mettere bocca. Tuttavia, questa non è una di quelle problematiche che è stata tenuta lontana dalla televisione - mi chiedo cosa, a questo punto, non venga filtrato dagli schermi televisivi -, anzi. Tanto più la tribolazione è faticosa da reggere sulle spalle, più la televisione ci "puccia" il biscotto, e più l’avversità è sulla bocca del popolo. Ebbene, chi non ha sentito in un telegiornale neanche per un minuto la parola Napoli associata a quella immondizia? Nessuno. Ora che tutto è finito, almeno seguendo ciò che ci viene riferito e ciò che passa tramite la Tv, che bisogno c’è di fare altri speciali, altri reportage, altri servizi sul posto? Ipoteticamente, ancora una volta, nessuno. Invece sbagliamo alla grande. Direttamente da Il giornale, notizia flash pubblicata venerdì:
«Ritorno a Napoli» è il titolo dello speciale del TG4, condotto da Emilio Fede in onda oggi alle ore 19,35, in occasione del Consiglio dei ministri che si tiene nel capoluogo partenopeo, che presenta la città tornata alla sua immagine prestigiosa. Napoli com’era, Napoli com’è: nel corso dello speciale, servizi e immagini del periodo drammatico vissuto dalla città negli ultimi mesi e il nuovo volto della città com’è oggi dopo tutti i problemi legati alla raccolta rifiuti. Collegamenti in diretta con piazza del Plebiscito per ascoltare i numerosi testimoni della città, tra i quali Mario Orfeo, direttore del quotidiano Il Mattino.
Senza rispetto alcuno per chi voleva invece seguire la soap Tempesta d’amore - ma è un altro paio di maniche -, quindi, subito dopo il Tg4 veniva trasmesso questo speciale, che ha raccontato come Napoli, nel giro di neanche tre secondi utili affinché le parole “emergenza”, “rifiuti” e “finita” venissero pronunciate, abbia preso coscienza del fatto che la sua «prestigiosa immagine» sarebbe ritornata a splendere più che mai. Il reportage, inutile a dirlo, seguiva la linea editoriale del telegiornale. Quindi sfacciatamente di parte. In fondo, potevi anche aspettartelo, no? La speranza per cui ora di Napoli si sarebbe tornato a parlare solo per l’imminente sfida con il Panionios FC valevole per un posto al secondo turno premilitare di Coppa Uefa, per le prestazioni calcistiche e per le questioni ritenute “ordinarie”, camorristiche in primis - a proposito, caro governo, ma vogliamo metterci mano, che dici? - è vana. Titola Digital SatStudio Aperto a Napoli, dove l'emergenza spazzatura è finita” e scrive:
Napoli, 18 luglio 2008, la città è finalmente libera dall’immondizia e la promessa fatta dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi è stata mantenuta. Dopo soli 58 giorni la missione che sembrava impossibile, quella di rimuovere i cumuli di rifiuti che invadevano la città e la Campania, è stata portata a termine e la capitale partenopea torna a vivere e a sorridere. Studio Aperto dedica uno speciale in diretta dalla città, in onda lunedì 21 luglio 2008, alle ore 23.35 dal titolo Napoli, punto e a capo” per raccontare come l’emergenza sia stata risolta e quali siano i risvolti positivi sul turismo, sulla sanità, sull’istruzione, sull’immagine della città e dell’Italia. Un viaggio attraverso il racconto dei protagonisti, primo fra tutti il sottosegretario per l’emergenza rifiuti Guido Bertolaso che, a cuore aperto, spiega come ha affrontato e risolto i drammatici momenti dei mesi passati, per poi ascoltare i commenti della gente comune e dei vip napoletani.
Da notare, anche in questo caso, il tono fiero e soddisfatto usato per intavolare e introdurre il nuovo speciale, questa volta live. Se posso, vorrei offrirvi la mia personalissima e breve opinione. Chi parla - scusate se sembro oltremodo diretto, così come non dovrei -, prima di tutto, è un napoletano, orgogliosissimo di esserlo. Amo la mia città, ed è assicurato ed assodato. Io ero uno dei tanti che quella piazza, quel 4 aprile, sotto una leggere pioggia, l’ha vissuta e ha creduto fortemente nelle intenzioni di chi aveva assicurato che tutto si sarebbe risolto nel giro di così poco tempo. Proprio perché vivo in questa città e vivo la realtà che mi offre, sono amareggiato. Il problema rifiuti non è stato affatto risolto, non è assolutamente concluso. Casomai, è rientrato l’allarme, l’emergenza. Se è vero che Napoli è pulita dalle caterve di sacchetti di immondizia, allora o la periferia appartiene a qualcun altro, forse perché ritenuta meno importante, o si sta mentendo. Delle due, l’una. Io, sinceramente, spazzatura per strada la vedo ancora. Sarò l’unico?

Chiusa questa doverosa e particolare parentesi strettamente personale, perché fa pensare e riflettere questo continuo e perpetuo proporre live e servizi sulla città? Partendo dal presupposto che quelle sono solo parole, povere di contenuti e poggianti su basi invisibili - ripeto, è rientrata l’emergenza, anche se ciò, ovviamente, non toglie che qualcosa è stato fatto e s'è mosso -, non è possibile interpretare il tono entusiastico della redazione dei due telegiornali delle reti minori Mediaset se non in un modo: sfruttamento per raggiungimento di un determinato fine. Parlare di Napoli, della munnezza è stato quanto di più facile era possibile fare. Quando tutto “è finito”, è ancora più facile tessere le lodi a chi di diritto risulta scontato, banale e anche semplice. Non è che il reportage del Tg4 prima, e quello di Studio Aperto poi, non facciano un pochino da eco, da megafono, qualora determinati meriti non siano stati sbandierati a sufficienza? Insomma, tutto ciò sembra una mera propaganda, un’autentica promozione da parte di chi ha sempre seguito una linea di pensiero che non si tradisce neanche in questo caso. Non vuole essere un post politico questo, ma solo un prendere atto di come, quando ci si schiera, seppur non dichiaratamente, non si ha rispetto. Per cosa? Per la verità, per il reale e per chi ha sofferto, in silenzio, un problema troppo grande che si dichiara concluso. Intanto, chi salta da un marciapiede ad un altro, o chi si trova costretto a camminare per strada per evitare i cumuli di spazzatura, non sono i giornalisti, vero?

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