lunedì 25 agosto 2008

LINO BANFI CON "SCUSATE IL DISTURBO" TORNA A PARLARE DEGLI ANZIANI, NELLA TV DEL "TARGET ATTIVO"

In una televisione che rinnega sempre più il mondo degli anziani, ecco arrivare un prodotto a loro dedicato. In un piccolo schermo che sempre più tende a ringiovanire i propri prodotti, in una organizzazione di palinsesti che sempre più tende ad esaltare il mondo giovanile a discapito di quello più "anzianotto", ci pensa Lino Banfi, il sempre più noto Nonno Libero (presto in una nuova edizione del Medico in Famiglia) pronto, dopo aver recentemente aperto un dialogo su questioni sociali con la già trasmessa fiction "Il padre della Sposa" a reinverdire la presenza di tale pubblico, e l'esistenza di persone che, nella maggior parte dei casi, hanno dato tanto in passato senza ricevere nulla nel presente, a meno dello sdegno e ancor peggio dell'indifferenza. Dopo film leggeri nei contenuti come "L'allenatore nel pallone 2" e "Una estate al mare", l'attore pugliese torna alla fiction di RaiUno con un tema scottante come proprio l'abbandono, tristemente realista, degli anziani. Almeno per una serata, saremo pronti a non sentir parlare di "target attivo". Proprio in tal caso, è giusto riportare un articolo de LaStampa al riguardo.
Banfi: racconto l'Alzheimer a modo mio
Attenti a quei Lini. Uno è Banfi, l’altro è Toffolo. Insieme hanno girato un film tv per Raiuno, regista Luca Manfredi, messa in onda autunnale. «Avrei preferito la Wertmüller: così facevamo i tre Lini», scherza Banfi. Che con la stessa facilità piange. E non si trattiene in questo «Scusate il disturbo», che si svolge in Argentina e dove si affronta niente meno che l’Alzheimer. L’argomento è coraggioso e tosto: nonostante la popolazione invecchi, è difficile parlare di anziani in tv. Gli anziani, a loro volta non amano particolarmente essere rappresentati nella decadenza. Eppure una fiction, mezzo potente, può fare molto per la sensibilità generale nei confronti di una malattia sempre più diffusa, temuta e, talvolta, ancora sentita con vergogna. Banfi, dunque, è uno che sa piangere. Dice: «Non ho mai dovuto mettere glicerina o mentolo sugli occhi, piango proprio sul serio». Ha nobilitato la figura del nonno nel «Medico in famiglia», ora gli sembra di aver fatto un altro passo avanti. Il film tv, sia pure con il linguaggio della commedia, affronta spinosi nodi familiari. «Il mio Antonio un po’ è un vecchio capriccioso, un po’ è uno che si sforza di capire le ragioni degli altri. Però con il figlio fa fatica, con la nuora non ne parliamo. Passa il tempo, e tutto il suo affetto si riversa verso l’amico, che sta lentamente svaporando». Antonio, pugliese, è figlio di un pescatore povero morto in mare: citazione verghiana, la Provvidenza, la tempesta, il carico di lupini. Emigra giovanissimo in Argentina per costruirsi un futuro. Riesce faticosamente a conquistarsi la tranquillità con il lavoro di falegname, vive nel quartiere italiano di Buenos Aires, è vedovo e ogni settimana va al cimitero a chiacchierare con la moglie Bianca. A 68 anni, quando credeva di potersi riposare, la vita gli fa lo sgambetto, e lui si trova circondato di fronti aperti. Il figlio quarantenne, Blas Roca-Rey, è in crisi umana e professionale; la nuora lo detesta, e lui ricambia. In più, si ammala l’amico Peppino, Lino Toffolo. Eccolo lì, l’Alzheimer. Toffolo è ancora cosciente, capisce che le cose non vanno bene, decide di andare in un pensionato; Antonio lo raggiunge. Le strutture sono importanti, ma quel ballo nella casa di riposo, in quell’asilo per vecchi, è la quintessenza della tristezza. I bambini sono il sole dell’avvenire, ogni giorno una conquista, una parola, una conoscenza. Per gli anziani ammalati, ogni giorno è una parola, una conoscenza in meno, un passo avanti verso il buio della mente. Chi ha, o ha avuto, una persona cara affetta da Alzheimer, sa quanta sofferenza si portano addosso, e intorno, quegli occhi smarriti, quelle menti perdute. Quante volte ci si chiede dove siano finiti i sentimenti, nascosti dalle menti devastate. L’anima però c’è: almeno, è questa la speranza. E la speranza può stare anche racchiusa in uno sceneggiato: come questo dei due, teneri e bravi, Lini.

1 commento:

  1. grande lino banfi che non si smentisce mai per nobiltà d'animo...io lo dico di parte perchè lavoro per il sito del mitico commissario lo gatto oltre che nonno libero...

    http://www.showfarm.com/linobanfi/

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