Gli appuntamenti specialI di Che tempo che fa oramai stanno divenendo un must per il pubblico italiano. Dopo quello dedicato a Bocelli e dopo quello che ha visto protagonista assoluto De Andrè, regalandoci una delle pagine più belle della televisione nostrana degli ultimi dieci anni con un ascolto di 5 milioni di telespettatori per un tondo 20% di share, ritorna in prima serata Fabio Fazio con una puntata che si preannuncia veramente interessante e da non perdere: ospite, infatti, sarà Roberto Saviano, scrittore di Gomorra, libro e film cult che narra dei problemi dell'hinterland napoletano. Per la piega che ha assunto la sua vita negli ultimi anni, una sua ospitata vale oro ed è anche per questo imperdibile. Questo il programma della serata e un'interessantissima riflessione targata AgoraVox.it:
Dopo Bocelli e De Andrè toccherà a Roberto Saviano essere l’ospite d’onore della puntata speciale di Che tempo che fa, il talk condotto da Fabio Fazio. Saviano non ha bisogno di presentazioni, parlano per lui le sue parole che in più di due milioni di persone in Italia e altrettante nel mondo hanno letto, grazie al successo di Gomorra, tradotto in quasi 50 paesi e best seller in mezza Europa. Parlano per lui lo spettacolo teatrale scritto assieme a Mario Gelardi e il film tratto da libro e girato da Matteo Garrone vincitore, tra l’altro, del Gran Premio della giuria a Cannes.
Lo scrittore campano, che vive da due anni e mezzo sotto scorta, leggerà stasera un monologo sulla forza della parola scritta, sul pericolo di certe parole e la paura che mettono in campo; parole che sono state e sono la sua arma contro “il sistema” e soprattutto la sua voce per portare alla ribalta della cronaca questo problema, e lo farà assieme a Paul Auster, autore della Trilogia di new York e allo scrittore israeliano David Grossman, presenti in studio, mentre in collegamento ci saranno Misha Glenny, l’autore di McMafia, da Londra e Suketu Mehta, autore di Maximum City, da New York.
Troppo facile ora, a tre anni dall’uscita del libro, reclamare diritti, accusare di plagio uno scrittore che si è servito delle sue indagini e, ovviamente, delle fonti di cui si servono ogni giorno tanti cronisti campani. Non dimentichiamo che Saviano, prima di Gomorra, scriveva per testate locali come il Corriere del Mezzogiorno, collaborava con Il Manifesto (e con l’inserto di Napoli “Metrovie”), per uno dei principali siti di letteratura in Italia, Nazione Indiana, raccontava la Camorra in giro per l’Italia come quando, ancora sconosciuto alla maggioranza, attirò l’attenzione della platea riunitasi grazie a Nazione Indiana attorno al tema “Giornalismo e Verità”. Saviano non è nato con Gomorra, questo sia chiaro, ma quando non sei famoso, non vendi milioni di copie di un libro è facile darti una pacca sulla spalla e dire “Bravo! Hai fatto un buon lavoro” o al massimo ignorare e andare avanti. Nessuno diceva niente quando le minacce arrivavano quattro anni fa, quando lo aggredivano a Piazza Sannazzaro e lo minacciavano durante i processi, ben prima della Fatwa di Iovine e Bidognetti...
Invece di ringraziare Saviano per aver portato alla luce un problema che era sempre e solo nelle pagine locali – e questo non vuol dire che il cronista che vive nella strada ogni giorno sia da meno – invece di ringraziarlo o almeno di avere il buon senso di stare in silenzio, lo si accusa. Un silenzio verso la persona Saviano e non verso il libro, criticabile sempre - e ci mancherebbe! - e criticato in diverse occasioni. La critica più insopportabile, infatti, è quella verso la persona, verso un ragazzo di 29 anni (26 quando è uscito Gomorra), che da quando è uscito il libro vive una non vita – troppo facile pensare a un Saviano sempre attorniato da persone, quelli sono gli effetti distorti della tv – sempre circondato dalla scorta, mai libero di fare una passeggiata da solo, senza privacy...e per favore non veniteci a raccontare la storiella del “Se l’è cercata”, una storiella che non sta né in cielo né in terra, utile solo per giustificare il proprio menefreghismo. Qual è la colpa di Saviano? Cerchiamo ancora una risposta.
Quella di aver parlato, di aver fatto i nomi, di essersi servito di documenti che erano pubblici e di cui si servivano anche altri giornalisti? Perché quando due giornali locali scrivono articoli simili sugli stessi argomenti non li si accusa di plagio? Perché quando due giornali si servono delle stesse agenzie non si dice niente? Insomma godiamoci Saviano, le sue parole e le sue testimonianze che, per fortuna, travalicano le nazioni, le lingue e le culture e sono più forti di tutto, soprattutto di chi muore d’invidia.
Quella di aver parlato, di aver fatto i nomi, di essersi servito di documenti che erano pubblici e di cui si servivano anche altri giornalisti? Perché quando due giornali locali scrivono articoli simili sugli stessi argomenti non li si accusa di plagio? Perché quando due giornali si servono delle stesse agenzie non si dice niente? Insomma godiamoci Saviano, le sue parole e le sue testimonianze che, per fortuna, travalicano le nazioni, le lingue e le culture e sono più forti di tutto, soprattutto di chi muore d’invidia.
1 commento:
Ecco ... questa è la tv di stato che preferisco : quella che aiuta a riflettere, quella che racconta l'Italia che va e nn va ...
Troppo facile anche per noi ... mettere la testa sotto il cuscino ... accendere la tv solo per svagarci e dimenticarci poi del mondo intorno a noi ... tranne che per criticarlo ... come se nn ne facessimo parte !!!
Quel pezzo di tv ... di ieri sera ...deve indurci a riflettere e a ragionare su certi mali endemici del nostro paese mai completamente risolti e a nn lasciare solo questo coraggioso "ragazzo" ...
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