Milano - Ma come ha fatto Jamal a rispondere a tutte le domande dell’edizione indiana di Chi vuol essere milionario? Accusato di barare, interrogato dalla polizia, Jamal deve spiegarlo. E lo fa: conosceva le risposte perché ognuna gli ricordava un preciso momento del suo passato. Ripercorreremo così tutta la sua incredibile vita, cominciata nelle baraccopoli di Mumbai e proseguita all’inseguimento della ragazza amata, tra gangster senza pietà, vagabondaggi infiniti, tradimenti e sorprese. Ecco il meccanismo, semplice e geniale, che ha permesso al film The Millionaire di vincere al festival di Toronto e di spopolare negli Stati Uniti. Chi poteva parlarcene meglio di Gerry Scotti? Tanto più che l’8 dicembre, su Canale 5, parte un’edizione straordinaria del suo quiz (i concorrenti avranno solo 15 secondi per rispondere a ogni domanda).
Gerry, le è piaciuto il film?
«Di più. Mi ha emozionato, commosso e anche indignato. Caro Sorrisi, devo ringraziarti di avermelo mostrato».
Che cosa l’ha colpita di più?
«L’inizio è scioccante, con quelle scene di povertà nelle baraccopoli di Mumbai. È scandaloso che nel 2008 ci sia chi vive in queste condizioni. Poi la storia si fa più avventurosa e romantica. E io, che amo Bollywood, cioè il cinema indiano, me la sono goduta tutta. Compreso il balletto finale!».
Che cosa ha trovato di simile, tra il quiz del film e quello vero?
«La tensione che si respira in studio è resa con grande realismo».
Di diverso?
«Le nostre domande sono molto più difficili di quelle che fanno in India».
E di inverosimile?
«Di sicuro non capiterà mai che mi ritrovi al bagno con il concorrente per suggerirgli una risposta!».
A dire il vero Prem, il conduttore del film, è tra i cattivi della storia.
«Non temo un confronto, anche perché io vengo sempre accusato del contrario: di aiutare troppo i concorrenti. Attenzione però. Se questo Prem piace ne terrò conto. E potreste vedere finalmente un Gerry cattivo».
Mica le staranno tutti simpatici i concorrenti, no?
«Lo confesso, non sopporto i “professionisti”, quelli che si organizzano e vanno ai quiz come fosse un lavoro. Se ne scovo uno non lo aiuto di certo. Se è un professionista, che si arrangi, no?».
E se invece le piacciono?
«Mai suggerito la risposta, sia chiaro. Però cerco di metterli a loro agio, do qualche indizio, li aiuto a ragionare nel modo giusto».
Le è mai capitato di chiedersi che vita si nasconde dietro al concorrente che ha davanti?
«Spesso lo scopro dopo. Quando mi scrivono per ringraziarmi dell’esperienza vissuta insieme».
La storia che più l’ha colpita?
«Quella di un signore che, con i soldi vinti, ha potuto mantenere e curare il fratello sulla sedia a rotelle».
E non ha mai avuto il sospetto che qualcuno barasse?
«Mai. Del resto il meccanismo è a prova di bomba».
Altro da dichiarare?
«Mi ha colpito la scena in cui il conduttore strappa un assegno a pezzetti e poi li lancia in aria. Perché quel gesto l’ho inventato io. Gli autori del “format” mi hanno assicurato che sono l’unico al mondo a farlo. Eh, anche queste sono soddisfazioni».
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