Sembra contento a metà Pippo Baudo del termine di Serata D'Onore, almeno al pubblico. In verità, e penso con giustificata felicità, Baudo ha concluso questa sua poco redditizia avventura sabatica, con uno show che noi stessi, sin dalla prima puntata, privi di alcuna prevenzione, non abbiamo mai realmente apprezzato. La Serata d'Onore tanto pubblicizzata, e partita, almeno nelle apparenze, nella fiducia totale, sembra in ogni caso essere nata sotto la "luna storta". Non doveva essere il sabato la serata ospitante, e soprattutto, non dovevano essere così bassi gli ascolti. Ecco una intervista tratta direttamente da Il Messaggero al riguardo:
ROMA - Pippo tira il fiato, il calvario del sabato sera è finito. Ha portato la sua croce, è salito sul Golgota e, alla fine è sfuggito alla crocefissione.
Pippo, come al solito si è offerto da volontario e ha rischiato di lasciarci la pelle.«Mi sono immolato e spero che il piattino non fosse stato preparato. Non voglio fare pensieri cattivi e non arrivo a essere così maligno. Anche se come diceva Andreotti a pensare male si fa peccato, ma forse ci si azzecca».
Avrebbe potuto dire di no.«Li ho scongiurati di non mettermi il sabato. Prima di tutto ho anche la domenica e, alla mia età, non posso finire di lavorare all’una di notte poi, alle 9, ripresentarmi in studio. Poi, in quel modo, si rilancia l’idea di Baudo sempre in onda, che viene notato più di altri che sono in video mattina, sera e pomeriggio».
Ripeto: poteva dire di no.«Avevano un buco e io di fronte agli appelli dell’azienda non riesco a tirarmi indietro. Abbiamo discusso, dicevano cambieremo serata e, invece, mi ci sono ritrovato con tutte le scarpe».
Perché Baudo la domenica va e il sabato trova difficoltà?«Si tratta di pubblici diversi. E poi io ho fatto puntate dedicate al musical e al teatro: il pubblico che segue di sabato esce, gli spettacoli se li va a vedere a teatro. Domenica in regge bene con la formula del rotocalco, anche se dalle 18 la concorrenza mi bersaglia con talpe varie e Scotti. C’è anche Novantesimo minuto che, dopo la toppata a Mediaset, è tornato in Rai e fa il 18 per cento, come se il pubblico quel programma lo accettasse solo in quanto Rai».
Comunque, alla fine, la barca del sabato sera si è raddrizzata, le ultime due puntate si sono avvicinate al 18 per cento di share.«L’ultima puntata è stata un esperimento, anche questo poco adatto al sabato. È un’idea, quella di un varietà su base statistica, che avevo da tempo. Si potrebbe fare una volta al mese, in una serata infrasettimanale. Sarebbe un modo di fare finalmente qualcosa di diverso, capace di tenere insieme target popolare e avere attenzione ai temi alti. MI sono accorto ce funziona, soprattutto conducendo il dibattitto coi giornalisti. Non è escluso, comunque, che si faccia. Del Noce mi ha detto che da gennaio...».
In effetti non sembra che il piatto della rete, per quanto riguarda l’intrattenimento, sia molto ricco.«Il guaio, con questa situazione di precarietà dei vertici Rai, è che ogni dirigente non sa dove andrà domani. Non c’è nulla di peggio dell’instabilità nella televisione. Si fanno palinsesti di tre mesi in tre mesi che ripetono la programmazione degli anni precedenti. Non ci sono riunioni produttive, tutto è provvisorio. Così Mediaset, nonostante i problemi della fiction, la sfanga e nessuno prova a fare nulla di diverso».
Lei ha fatto Serata d’onore, un programma storico, non una grande novità.«Il guaio è che tutto è una celebrazione in tv. Dicevano che la moltiplicazione dei canali avrebbe moltiplicato l’offerta. Invece non si fa che fare le stesse cose. Vige la regola del muro contro muro, fiction contro fiction, varietà contro varietà, talk contro talk. E lo spettatore se la piglia in quel posto. Però, posso dire di aver fatto con questo programma cose di cui sono orgoglioso».
Per esempio?«La serata sulla lirica: aver fatto il 18 per cento senza dare spazio a porcherie varie è davvero un record. La lirica è un mio pallino e garantisco che, nella serata giusta, fatta come la faccio io potrei anche mettere insieme un 23 per cento. Ci sono grandi realtà in questa palude italiana. Solo che tutto viene volgarizzato e trasformato in minestra, minestra, minestra».
Che ne dice, Baudo, dell’intervento del garante sui gioielli di Mara Venier?«È puritanesimo eccessivo. Dobbiamo andare in onda con un pigiama vecchio e scolorito per non destrare sospetti? Bisogna essere duttili. Ricordo quando in radio venne proibito lo slogan ”chi beve birra campa cent’anni”. Dicevano che faceva vendere la birra».
Pippo, si vedono nuovi Baudo all’orizzonte?«C’è parecchia gente. Sono molti di più rispetto ai tempi nostri, parlo di me, di Corrado, Mike, Tortora. Carlo Conti viene da una stagione forte, Gerry Scotti non sbaglia un colpo, Massimo Giletti funziona. Certo ce ne sono anche di inesperti che vengono mandati allo sbaraglio. Il pubblico, d’altra parte, ha una griglia critica decisamente allentata e si accontenta. Povero Corrado che una volta fu crocifisso per aver detto che l’”Italia era una repubblica fondata sulle cambiali”».
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