Scavicchiamail è la rubrica grazie alla quale noi di Scavicchia la notizia diamo voce alle vostre opinioni, alle vostre riflessioni e ai vostri pensieri per quanto riguarda tutto ciò che riguarda, in via diretta o non, il mondo della televisione che siamo soliti prendere in esame per commentarlo ed analizzarlo. Tema di quest’oggi è uno di quelli scottanti, scaturito dalla visione dell’ultima puntata de L’Arena di Massimo Giletti. Come sapranno i più, il primo segmento di Domenica In è, da un paio di anni a questa parte, tutto dedicato al talk show: una tematica, due fazioni opposte per tipologia di pensiero, e discussione libera gestita dal giornalista di Raiuno. Da alcune puntata a questa parte il tema verte sul mondo della Sanità in Italia, con i suoi molteplici lati negativi, che vanno dalle mai abolite raccomandazioni allo sperpero di denaro in ambiente. Ci è giunta una mail (e cogliamo l’occasione per ringraziarvi per quelle arrivate all’indirizzo scavicchialanotizia@libero.it) del nostro lettore Gabriele che fornisce il suo punto di vista in merito, che pubblichiamo molto volentieri:
Carissimi amici,
In riferimento a Massimo Giletti e alla Rai credo che, oltre alle tantissime denunce di denaro pubblico speso male, che la sua trasmissione L’Arena ultimamente ha perso molto a cuore, si debba parlare anche dello stipendio d’oro che il sig. Giletti, la sig.ra Ventura e tanti altri personaggi dell’azienda percepiscono.
La Rai credo sia pubblica e, per questo, credo che i soliti conduttori debbano lasciare spazio ad altri. Sembra una banalità, ma se si cambiano queste regole, l’Italia forse andrebbe molto meglio ed economicamente la gestione avrebbe un buon profumo.
Gabriele.
Il nostro lettore coglie due aspetti importantissimi da passare successivamente ad analisi: il moralismo fatto da alcuni personaggi e il normale ricambio di quest’ultimi. Per quanto riguarda il primo, è cosa comune – oggettivamente – indignarsi rispetto a cosa normalmente accade, ma raramente si prende realmente a cuore tutto ciò. In poche parole si parla, si dà adito a quanto è oramai normalità, ma nessuno mette mano al portafogli (quelli che ce l’hanno pieno…): si registra pertanto un forte squilibrio tra la parola e l’azione. Si parla "tanto per…", perché c’è un animo di fondo o solo per fare audience? Il secondo invece è molto più articolato, e ne abbiamo anche parlato in questi mesi. Un ricambio, a mio avviso, è da attuare solo nel momento in cui ha ragion d’essere, ossia quando chi deve essere cambiato è allo stremo delle sue possibilità e volontà e c’è reale serbatoio da cui attingere personalità che sappiano rendere giustizia alla grande eredità acquisita. Il problema è, molto semplicemente: Balivo, Isoardi & Co. possono essere i prossimi Carrà, Corrado, Bongiorno? Ai posteri l’ardua sentenza.
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