Rete A/All Music chiude i propri studi e taglia ogni produzione interna, nell'ambito di una riorganizzazione avviata per far fronte alla crisi, che ha aggravato problemi già esistenti. Lo si legge in una nota del gruppo editoriale l'Espresso: "La programmazione televisiva e i notiziari giornalistici proseguiranno secondo quanto previsto dagli obblighi di legge (...) l'organico coinvolto è di 29 impiegati tecnici", recita il comunicato.
L'analisi
L’Espresso ha sofferto nel 2008 e sarà messo in ginocchio nel 2009: nell’anno in corso, secondo Merrill Lynch/Bank of America, la raccolta pubblicitaria e i ricavi degli allegati dovrebbero scendere del 13% e del 17%, addirittura peggio del risultato disastroso di un anno da dimenticare quale è stato quello appena passato. Il broker ha avviato mercoledì la copertura sulla società editoriale controllata dalla famiglia De Benedetti con una raccomandazione negativa ed un target price di 50 centesimi di euro, molto più basso del prezzo di Borsa.
L’analista spiega che la società ha un business model ingessato ed è quindi incapace di reagire di fronte al peggioramento degli scenari di mercato. Nonostante gli sforzi dell’amministratore delegato Monica Mondardini, l’anno in corso si chiuderà con zero utili, un evento che non capitava dal 1994, una minima ripresa ci potrebbe essere nel 2010, ma sarà di portata molto limitata e non dovrebbe portare al pagamento del dividendo. All’Espresso verrà a mancare la pubblicità e soprattutto gli introiti da allegati, la voce che negli anni scorsi ha tenuto in piedi il conto economico ed ha illuso sulla capacità di tenuta della carta stampata: tra 2001 e 2004 gli italiani hanno riempito le mensole delle loro librerie con i volumi venduti insieme ai giornali ed ai magazine: da qualche tempo si sono stancati e li lasciano alle edicole. L’Espresso era diventata negli anni scorsi una società che aveva il suo core business negli allegati in quanto il 55% dell’utile operativo veniva da questa voce, oggi siamo scesi al 25%.
Dedicandosi ai collaterali, L’Espresso ha perso di vista l’innovazione: dopo essere stata per anni all’avanguardia, per gli analisti, la società editoriale si ritrova nel ruolo di sostenitore di uno stile giornalistico vecchio stile, una modalità di comunicazione sempre più marginale, soprattutto tra il pubblico della fascia commerciale più interessante, quella sotto i 45 anni.
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