La televisione del terzo millennio significa voglia matta di farsi le faccende altrui, significa voyeur, significa più semplicemente reality show. Portatore di un nuovo e discusso registro linguistico e di una trama già caduta in disuso, pronta ad essere riveduta e corretta strada facendo, il genere si è sicuramente imposto come quello più fruttuoso e redditizio della tv degli ultimi tempi. Pochi sono gli elementi per poter aspirare ad ascolti stellari: un buon cast, una buona idea di base, una buona location, una conduttrice che eserciti presa. Cos’altro? Ah sì, l’inviato. Una di quelle figure che, assieme alla velina e all’opinionista, risulta essere degradante come poche altre, stendardo di una televisione non scritta, dai volti ma soprattutto dalle personalità diverse, non richiedenti curricula e abilità. Il ruolo dell’inviato, infatti, è quello di stare nell’angolino, consciamente, e di “raccontare” cosa accade sull’isola, nella casa, nella capanna, nella fattoria, facendo delle proprie capacità inutili soprammobili di cui spogliarsi per essere degni robot di mano autoriale. Non solo, ma è previsto anche la sua soggiogazione rispetto alla verve solita della conduttrice, della padrona di casa. E quanti inviati ci sono passati sott’occhio in dieci anni di reality? Proviamo a farne un breve recap.
L’inviato per antonomasia è lui, Marco Liorni, che personifica più di Barbara D’Urso, più di Alessia Marcuzzi, più di Daria Bignardi il Grande Fratello. Il buon Liorni, che abbandonò la barca del papà dei reality solamente alla settima edizione su nove trasmesse, più un piccolo cameo nella finale dell’ottava edizione – la nostalgia di aprire la famosa porta rossa era molta? –, ha rivestito il ruolo per ben sette anni ed è purtroppo, date le sue innegabili capacità di conduttore e di intrattenitore, ricordato solamente per questo. È l’esempio più chiaro di come l’incarico sia a mano a mano scaduto nel corso del tempo: da narratore della prima edizione a ‘cameriere’ della settima.
Sulla sponda Rai, invece, è stato difficile dare un senso di continuità agli inviati dei propri reality show. Pensiamo all’Isola dei Famosi: in sei edizioni andate in onda solamente in un caso c’è stata una doppietta (Massimo Caputi) e ne sono stati provati sul campo ben cinque, con risultati più o meno aberranti. Anche in questo caso si noti una parabola fortemente discendente, con la staffetta porta sempre in peggior modo da inviato a inviato con l’avanzare delle edizioni, che va a finire sottozero letteralmente dopo poco. Marco Mazzocchi è stato il capostipite e ha “condotto” un’Isola dei Famosi dal posto in maniera bonaria e sacrificata allo stesso tempo – i “Marco, Marco, Marco, mi fai parlare per cortesia?” e “Marco stai zitto” di Simona Ventura hanno fatto la fortuna dell’edizione 2003 del Mai dire… della Gialappa’s –, ‘schiavo’ dei modi totalizzanti ed egocentrici di Lady Ventura, ma vuoi per il fatto che fosse la prima edizione, vuoi perché il binomio Ventura – Mazzocchi con litigi ed affini dura tutt’oggi, il tutto pareva rientrare nel televisivo gioco delle parti e non si è notata una particolare antipatia nello svolgimento del compito. Più calmo e quieto, sicuramente il migliore durante questi sei anni – se non fosse stato per il problema di pubblicità occulta magari sarebbe durato ancora a lungo –, visto anche un più rispettoso e coerente rapporto di lavoro con la padrona di casa, Massimo Caputi che ha doppiato essendo stato inviato durante la seconda e la terza edizione del reality show di Raidue, le due stagioni a voce comune migliori prima di una debacle netta con tentativo di ripresa riuscito in quest’ultimo anno. La fase di stanca ha visto in Paolo Brosio la sua principale vittima (o il suo primo carnefice?): semplicemente inadatto. Senza verve, “pappagallo”, non ha aggiunto, nel limite del concesso, nulla al gioco e alle sue dinamiche, anche in quella situazione dove un po’ di pepe e un po’ di polso ci sarebbero voluti. Da isolano a inviato, il passo fu breve per Francesco Facchinetti, protetto ufficiale ed unico di SuperSimo, inviato della quinta edizione dell’Isola. L’inviato diventa “aggeggio”, funge solo da tramite, protagonisti sono davvero i concorrenti, con cui si instaura filo diretto. Certo che la sua performance, paragonata a quella di Filippo Magnini, fu d’oro. Basti pensare che nella serata finale dell’Isola 6 fu praticamente messo da parte (forse perché non c’era più bisogno che si togliesse la camicia con tanto di tuffo a mare?), in favore di un Facchinetti in veste marchettara. Come si può notare, una lenta digressione che si spera possa arrestarsi per la prossima edizione dell’Isola, a gennaio 201
[Nel prossimo appunamento gli inviati de La Talpa, de La Fattoria e degli altri reality]
1 commento:
Si in effetti il ruolo dell'inviato ha perso parecchia importanza.
Ricordo Liorni, nelle prime due edizioni, in giro per l'Italia ad intervistare i parenti e protagonista dei vari diari quotidiani, settimanali e mensili.
Adesso tutto questo è stato trasferito ai contenitori del mattino, del pomeriggio e della domenica.L' inviato non serve più a nulla al g.f.
All'isola, il migliore rimane mazzocchi seguito da Caputi.
brosio e magnini pessimi.
facchinetti salvabile.
chissà chi sarà il prossimo?
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