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La televisione è all’osso delle sue possibilità. La televisione è allo stremo delle sue forze. La televisione è semplicemente in declino. Solamente alcuni delle frasi fatte e dei luoghi comuni con cui è possibile parlare di tv. E il ricorrere ad essi è quanto più spesso di frequente e di abitudinario. Quello che però può essere visto come un errore, quale può essere l’evidente appellarsi a questi senza avere parole per commentare od opinioni per coprire una riflessione a riguardo, non è mai totalmente tale. Ad onor del vero sul fatto che la televisione sia in declino non possiamo veramente dire nulla. È sotto gli occhi di tutti come siano carenti le idee, quanto non si inventi nulla preferendo l’acquistare e il cambiare i programmi, e così via. Molto più generalmente, la flessione che investe questo mass media non è circoscritta, ma è allargabile ed estendibile a tutte le sue sfaccettature. C’è crisi, innegabilmente. In ciò, però, ci sono sicuramente esponenti viventi che, meglio di qualsiasi altra parola, facendo il loro nome, evocano l’idea e rendono la dimensione di ciò che è, odiernamente, la televisione. Uno su tutti, volendoci allontanare dai canonici standard del conduttore, del giornalista, del concorrente del sreality, è una figura inusuale per il mezzo, che vive però in esso parassitariamente, che suscita sentimenti di sdegno nei suoi confronti in modo unanime, è Gabriele Paolini, il disturbatore tv per antonomasia.
L’inquinatore televisivo, come ama definirsi, di origine milanese, è, sotto questo punto di vista, emblema di una tv che non sa più mantenere rigidi e fissi i paletti che deve impostarsi, quelli di confine tra il lecito e il non. Le sue incursioni, all’aperto, sono all’ordine del giorno in qualsiasi edizione del telegiornale di ogni rete, e interrogandosi anche su come sia possibile che indovini tutte le esatte posizioni dei cronisti di strada, non abbiamo, poi, grande risposta. Al volto conosciutissimo corrisponde un’azione deplorevole, condannabile. Nonostante le etichette, dal buffone al cialtrone, ai calci e ai pugni ricevuti per la sua indicibile maleducazione, Paolini è tornato. Da qualche giorno lo si può “acchiappare” praticamente dovunque. Ieri l’ultima incursione, al Tg1. Vediamo quanto fatto mediante il video prelevato da Youtube.
Insomma, in poche parole si è raggiunto il limite. Uno di quelli che più ci si rende conto di aver toccato e che, ogni volta, si propone sempre più basso, sempre più posto al fondo. Paolini è trash? Forse. Il cattivo gusto, con lui, regna. L’azione, però, registratasi ieri non sarà isolata ma pare che le azioni vedranno seguito. Questo quanto pubblicato da La repubblica.
Finora si era limitato a sbracciarsi e a mostrare profilattici alle spalle dei giornalisti di tutte le reti, pubbliche e private.
Stavolta Gabriele Paolini - che si attribuisce ormai 20 mila blitz televisivi - fa qualcosa in più se il direttore del Tg1 Gianni Riotta vuole querelarlo, Lo stesso Berlusconi avrebbe motivo di risentirsi, visto l'insulto che si becca in diretta tv.
Il Tg1 delle 20 è in onda da sei o sette minuti quando Margherita Busi dà la linea a Laura Chimenti, che parla dall'aeroporto di Fiumicino teatro della drammatica protesta dei dipendenti di Alitalia.
Sullo sfondo, Gabriele Paolini prende la rincorsa e le si fionda contro. Hai capelli corti e degli occhialini bianchi. Un signore prova a fermarlo. È un passeggero di Alitalia che assiste alla diretta. Paolini riesce a divincolarsi, primafalccorna, poi urlaal microfono: «Berlusconi è uno stronzo».
La Busi tenta di mantenere la calma, in diretta bolla Paolini come il solito incivile («ma avrei voluto dirgli molto di più», confesserà più tardi).
Infine restituisce la linea a Laura Chimenti perché la situazione sembra tornata tranquilla. Paolini, però, torna all'attacco: «Mi hanno messo le mani addosso», grida. La regia del Tg1 è costretta a oscurare il segnale, mandando in sovrimpressione un cartello nero con la scritta "Edit 3 Tg1", fatto che ha pochi precedenti nella storia della Rai.
A telegiornale concluso, la Busi è fuori di sé: «Ci sono gli estremi per contestare l'interruzione di pubblico servizio», dice, «Questo non era un collegamento qualunque: c'erano migliaia di dipendenti Alitalia e migliaia di loro familiari davanti alla televisione per sapere che cosa stesse succedendo sulla crisi della compagnia».
Arrabbiato è anche il direttore Riotta: «Ci hanno chiesto di aprire il Tg1 all'esterno e noi lo abbiamo fatto. Nella edizione di ieri sera, abbiamo fatto quattro dirette. Ora però vorrei che le nostre croniste e i nostri cronisti potessero lavorare in totale sicurezza. Confermo che quereleremo Paolini».
La volta buona che questo male viene debellato? Si spera. Di sentire etichettati i più disparati volti della nostra società nelle maniere peggiori fa male. E non perché di mira ci siano queste persone, ma proprio per i modi usati. Paolini come esempio del declino della tv. O, meglio, della fine del decoro.
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