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mercoledì 24 settembre 2008

NUOVA INTERVISTA A GIANCARLO MAGALLI: «SONO IL MEDIANO DELLA TV ITALIANA»

Il nostro Expedit, con estrema sagacia e perspicacia, ne aveva sottolineato l’ingiusta declassazione degli ultimi tempi e il mai arrivato risorgimento dopo tanti anni di successi, tale da riportalo nei giri, televisivamente parlando, che contano. Ultimamente sottolineammo, poi, la coincidenza con cui lo stesso evidenziò tale ingiustizia, quale l’estromissione forzata dalla prima rete della Tv di Stato. Ed adesso Giancarlo Magalli, uno dei conduttori più amati della televisione italiana, nuovo conduttore dell’appendice del mezzogiorno del programma Mattina in famiglia, quella tutta dedicata ai giochi e alle curiosità, denominata Mezzogiorno in famiglia, ha rilasciato un’intervista a Libero Quotidiano in cui, con la sua solita ironia mista a schiettezza, di cui abbiamo potuto godere nella puntata di ieri del Tutti pazzi per la tele di Antonella Clerici vuole mettere "i puntini sulle i". Potevamo non pubblicarla, visto questo girovagare a 360° sul mondo del piccolo schermo?

«Il mediano della tv italiana». Si considera così, con modestia e simpatia, Giancarlo Magalli, 61 anni, 30 in Rai, 60 programmi nel curriculum, autore, conduttore, soccorritore di colleghi, format, buchi in palinsesto. Dopo dieci anni di “Piazza Grande”, da questa stagione è il mattatore di “Mezzogiorno in famiglia”, il sabato e la domenica su Raidue, sempre sotto l’occhio attento di Michele Guardì. Pronti via, Magalli ha subito alzato gli ascolti...

Vero?
«Sì, è stato un esordio molto buono, abbiamo fatto quattro punti in più rispetto allo scorso anno. Non nego anche la soddisfazione per il programma che ho lasciato: Milo Infante, il mio sostituto, fa la metà dei miei ascolti. Il suo programma non è brutto, per carità, lui è bravo, ha contenuto, ma manca di un pizzico di leggerezza ed allegria».

Da chi è formato il suo pubblico, Magalli?
«Le casalinghe sono lo zoccolo duro, ma ci sono anche i ragazzi. Gente ammalata che non va al lavoro, disoccupati. Direi che posso contare su un bel turn over di precari. Si divertono con le mie battute, sono intergenerazionale».

E allora perché non le danno una bella prima serata?
«E lo chiede a me? Ho fatto la serata dell’oroscopo che ha fatto più audience dell’Isola. In realtà Raidue ne fa poche, non ha i soldi».

Infatti intendevo su Raiuno.
«Da quando c’è Del Noce non ci ho messo più piede. Piuttosto lavora Pupo, ma io no. La priorità di Fabrizio, appena arrivato alla guida della rete, era quella di portare Giletti a Raiuno: non mi potevo aspettare molto. Del Noce ha personaggi che ama e altri no, insiste con la Ventura e ha dato diversi programmi a Lopez, andati male. Per carità, ha anche fatto cose buone. Adesso che c’è il rimpasto spero che arrivi un direttore che mi stimi, se no mi toccherà fare altri anni di purgatorio».

Chi le piacerebbe come direttore?
«Pippo Baudo! Lui riassume tutte le qualità, è un amico fraterno ma anche uno che conosce la tv. La mia non è un'ipotesi peregrina, so che gliel'hanno offerto tante volte, anche l'incarico di direttore generale. Ma Pippo non rinuncerebbe ad andare in video per nulla al mondo».

Tornando a Del Noce, come lo vede alla guida di RaiFiction?
«Beh, non potrò più fare le fiction. Qualche offerta l'ho avuta. Il mio rimpianto più grande è stato quello di aver rifiutato Don Matteo. Matilde Bernabei mi propose il ruolo di Terence Hill. Una cosa bella, lessi la sceneggiatura. Ma mi sarei dovuto trasferire a Gubbio otto mesi l'anno, avevo una famiglia e dissi di no. Peccato».

A parte una prima serata, cosa vorrebbe condurre in tv?
«Rifarei "Domenica in". Tutti dopo di me sono andati peggio. Oppure un preserale tipo l'Eredità».

Ha visto il ritorno della Carrà in televisione?
«Certo. Ha dimostrato di essere immutabile nei secoli. Non cambia nulla: il caschetto, il modo di parlare, i tacchi, le mosse. È sempre uguale a se stessa, è quello che vogliono i suoi ammiratori e lei in questo è irremovibile. A volte sembra la macchina del tempo: la guardi e pensi: ma in che anno siamo?»

Lei ha avuto la Ventura come valletta, è vero che Simona è la nuova Carrà?
«Macché, è l'esatto opposto, ama cambiare. La Ventura mitizzava Raffaella, poi ne è rimasta delusa. La Carrà è così: un po' ruvida, diffidente. La conosco da 50 anni, le ho venduto la casa, sono stato l'autore del programma che l'ha resuscitata, "Pronto Raffaella?" e lei ancora oggi dice che è merito di Japino...».

Lei una volta disse che «le amanti dei politici sono tutte concentrate nei programmi tv del mattino». Ne sa qualcosa?
«Beh, io faccio il mezzogiorno... Sa che Del Noce mi voleva menare per quella dichiarazione. Io non avevo neppure fatto i nomi, e lui mi disse: "Ma di chi parli, tizia è brava, caia è brava...". I nomi li fece lui. Insomma, è sempre stato così, e non solo per le amanti dei politici. La Rai è un po' come Alitalia: c'è troppo personale. Raccomandazioni, scambi, favori... C'è un motto che dice: se sembra raccomandata, significa che lo è».

Meglio le Veline o Miss Italia?
«Credo che le Veline godano di una maggior popolarità rispetto a Miss Italia, per questo le ragazze preferiscono fare il concorso per "Striscia". Il problema è che non si possono eleggere troppe Veline perché non ci sono abbastanza calciatori».

Se dovesse usare un paragone calcistico, come si definirebbe?
«Un mediano. Sono sempre stato quello che porta la palla avanti e che difficilmente finisce sui giornali come Toni. Quello che si fa un gran mazzo tutto il tempo e non se lo fila nessuno. Ho sempre fatto tutto quello che serviva alla Rai; sostituzioni, programmi tappabuco, salva-flop, show preparati all'ultimo. Ho fatto più di 60 trasmissioni. E ho avuto un paio di sfighe...».

Quali?
«Quando Montesano faceva Fantastico mi chiamò Santillo, l'allora direttore di Raiuno, pregandomi in ginocchio. Dovevo sostituire Montesano e preparare un nuovo show in tre giorni. Accettai e feci grandi ascolti. E lui mi disse: ti sarò riconoscente a vita. Bene: dopo tre mesi andò in pensione. E poi Saccà. Mi propose "Domenica in" quando Limiti disse di no. "Solo tu ce la puoi fare", mi pregò. Fu un successo, battemmo la concorrenza. Ma alla fine litigammo e non mi fece lavorare per un anno. Gli avevo salvato la faccia e lui mi mise da parte. In tv va così».

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