Sembra cadere a pennello questa intervista, immediatamente dopo la critica che il nostro ElBarto ha rivolto interamente allo storico presentatore siciliano, Pippo Baudo, "soldato della televisione nazionale", pronto sempre all'avventura, ricalcando sempre più spesso quel solco della televisione classica, quella pacata, elegante, da lui stessa definita "nobile", in corrispondenza della Serata D'Onore che noi stessi abbiamo commentato.
Un professionista, innegabile, che spesso si ritrova al centro di polemiche, innescate o involontarie. Non rinnega il suo sabato sera di RaiUno, in attesa del Qualitel, e si stupisce per alcuni risultati auditel ottenuti di recente, come quelli relativi alla fiction Paolo VI - che il nostro Bubino ci ha presentato - e proprio a tal proposito, ha una idea: il pubblico televisivo va rieducato. Ma lui, da "romantico", spera in una inversione di tendenza. Non ha mai offeso Maria De Filippi, almeno a quanto dice il presentatore storico della Rai. Si trattava più che altro di un lancio di una sfida. Meglio non dire altro, e leggere interamente l'intervista che proprio oggi riporta Il Corriere della Sera:
MILANO — «Serata d'onore», lo show del sabato sera di Raiuno condotto da Pippo Baudo, non sta andando bene. Poco più di 2 milioni e 700 mila telespettatori (12,81% di share) hanno seguito la scorsa puntata. La rivale «C'è posta per te» con Maria De Filippi su Canale 5 ha raccolto oltre 7 milioni di persone (34,79% di share). Tre puntate infelici per l'Auditel. Si è parlato di insuccesso storico per il sabato sera di Raiuno. Di chiudere il programma. Di débâcle. Pippo, che con l'età ha smussato le intemperanze, ha tirato dritto. Baudo, non si aspettava tutto ciò, vero? «No, sono meravigliato dall'esito. Dal punto di vista estetico è un programma nobile».
Prendiamo per buono che il programma non sia brutto. Cosa c'è che non va? «Il pubblico del sabato si è affezionato a un certo tipo di prodotto».
Prendiamo per buono che il programma non sia brutto. Cosa c'è che non va? «Il pubblico del sabato si è affezionato a un certo tipo di prodotto».
Se è così, meglio che lei lasci perdere il sabato sera... «Infatti questo programma non volevo farlo di sabato. Ma io cado davanti agli appelli estremi della Rai...».
Che riflessioni ha fatto? «Malgrado questi risultati clamorosi, penso che la Rai debba proporre cose diverse rispetto a quelle della tv commerciale. Altrimenti viene meno la sua missione di servizio pubblico. Le proposte non devono tener conto solo degli ascolti, ma della qualità».
Ciclicamente torna fuori questo discorso. Ora in Rai arriva il Qualitel... «Chissà se arriverà o no. Ormai tutti pensano che i numeri siano vincenti».
«Serata d'onore»: nonostante i bassi ascolti, pensa di aver fatto una buona tv e di non dover cambiare nulla? «Non lo dico per presunzione, ma questo programma l'ho analizzato e rovesciato: a parte motivi tecnici non ho trovato niente che non avrei rifatto».
Però ci resta male quando legge i dati d'ascolto? «Non mi suicido, ma siccome siamo valutati sulla bilancia ci resto molto male. In buona compagnia».
A chi pensa? «La fiction su Paolo VI. Su 28 milioni — tale è il bacino utenti tv — solo 5 hanno scelto di vedere un'opera colossale così importante. Ma che fare a questo punto?»
A chi pensa? «La fiction su Paolo VI. Su 28 milioni — tale è il bacino utenti tv — solo 5 hanno scelto di vedere un'opera colossale così importante. Ma che fare a questo punto?»
Certamente avrà pensato a possibili rimedi. «C'è bisogno di una rieducazione del pubblico. Non penso a interventi nazisti in stile "Grande fratello" di Orwell, ma qualcosa va coraggiosamente fatto: si sta perdendo il senso del bello».
Non è tutto così tragico come lo dipinge lei: la sua «Domenica in», tradizionale e classica, è molto seguita. «Ho trovato una parte di pubblico che ha capito e mi segue. Ma quella strada è dura e costellata di spine».
Non si è pentito di aver attaccato Maria De Filippi? «Non l'ho mai offesa. Quando parto per una sfida non butto la spugna prima del primo round. Cosa potevo dire: Maria De Filippi è imbattibile? Che dichiarazione è? Pusillanime».
Che le hanno detto i vertici Rai? «Ho ricevuto due belle telefonate dal direttore generale Cappon e dal vice Leone: continuano a credere nella qualità della mia offerta. E hanno messo a tacere quelle voci sulla cancellazione del programma (previste altre due puntate, la prossima dedicata all'opera)».
Ma esattamente , cosa non ama di certi programmi tipo i reality? «Ho paura dei programmi dove la gente comune diventa personaggio, o dove la gente famosa viene messa alla gogna. Ho paura della gente comune che pensa che partecipando a queste trasmissioni si diventi famosi. Io sono per la competenza specifica: penso che il calzolaio debba fare il calzolaio. Ma sono in netta minoranza. In tutto il mondo i reality sono sempre più forti».
Ma esattamente , cosa non ama di certi programmi tipo i reality? «Ho paura dei programmi dove la gente comune diventa personaggio, o dove la gente famosa viene messa alla gogna. Ho paura della gente comune che pensa che partecipando a queste trasmissioni si diventi famosi. Io sono per la competenza specifica: penso che il calzolaio debba fare il calzolaio. Ma sono in netta minoranza. In tutto il mondo i reality sono sempre più forti».
Dunque la sua tv è perdente, destinata a finire? «So che è perdente, ma sono un romantico e spero in un'inversione di tendenza. Toccato il fondo, magari si risale».
A parte la sua, che televisione salverebbe? «Quella di denuncia, come "Reporter"; mi piace anche "Che tempo che fa". Mi dispiace per la mancanza di numeri per Paola Cortellesi».
E l'informazione? «È fatta bene, penso ad "Annozero" o "Ballarò": perfetti. Ma in Italia i tg sono una specie di manuale Cencelli».
La sua passione ha un nome: Sanremo. E quando non è lei a condurlo non ce la fa a guardarlo. Stavolta seguirà Bonolis? «Sì lo farò. Sono troppo stanco per avere attacchi di nervosismo. Il ritorno della gara-eliminazione? Benissimo. Sono tutte formule per animare la trasmissione. Poi, giuro, ho un tale affetto per Sanremo che spero vada bene. Anche perché se va bene poi magari ci torno. Non è mica detta l'ultima parola...».
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