A volte la realtà è molto diversa da come ci appare, dalle sembianze che assume e dai connotati che rivela essere propri. Sì, perché nasconde dietro di essa quanti più marchingegni e meccanismi possibili, quelli che poi manovrano il futuro, ciò che dovrà venire, ciò che dovrà essere. Chiunque abbia pronosticato il risorgimento di Pippo Baudo e della sua Serata d’Onore come una fenice dalle sue stesse ceneri, facendosi spazio ancor più di quello avuto a disposizione data l’inesistenza di una vera e propria controprogrammazione, ha fatto un grandissimo buco nell’acqua. Non bastavano critiche feroci al personaggio, furenti dileggi alla trasmissione, riprese sul modo di agire della persona, no. Ed è così che il destino ci mette la sua e sbeffeggia il siciliano. Incredibile, il Titanic è risorto. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Chi affonda, di brutto, è Baudo. Ancora una volta. E ancora una volta parliamo di lui. Oramai è una moda, una tendenza, ma è come sparare sulla croce rossa. Partiamo dal dato, per offrire poi una diversa chiave di lettura del fatto, discostandoci, almeno quest’oggi, dalla nuda e cruda debacle del tredici volte presentatore del Festival di Sanremo.
Stando a quanto riporta l’eccellente post quotidiano di Tvblog.it relativo agli ascolti del giorno appena passato, Titanic ha totalizzato 4.889.000 telespettatori con uno share pari al 27,56% mentre, su Raiuno, il suo competitor, la blasonata ed elitaria serata dedicata alla lirica si è fermata a soli 3.294.000 per 17,2 punti percentuali. Il dato è incontrovertibile. Quello è, e quello rimane, producente una ferita ancora più scottante di quanto non lo sia stata quella subita da parte dei campanellini dei postini di C’è posta per te per tre sabati consecutivi. E ci fermiamo qui, onde evitare di essere particolarmente cattivelli. Ma trovare giustificazioni per l’incredibile successo di Titanic è lecito e completamente giusto? No, a dire il vero. All’inizio sembrava che la grande nave dovesse affondare nuovamente, dinanzi ad una platea minuta ed esigua. E invece affonda ancora più la Serata d’onore. Il dato di Titanic, cinque milioni di italiani, di sabato sera di inizio dicembre, svegli fino all’una di notte inoltrata, è un risultato che fa riflettere.
Avevamo declamato la morte del cinema in televisione e in realtà così funziona. Le pellicole non sono più apprezzate con il logo delle reti Mediaset o Rai in basso a destra. Poi arriva Di Caprio e sovverte quanto detto. Tutto si riallaccia ad un evidente dato di fatto, anzi due: l’approdo a lido conosciuto e preferito a quanto aprioristicamente rifiutato, e l’apprezzamento del buon cinema. In fondo è questo ciò che ha decretato in larga parte il grande ascolto della pellicola datata 1997. La gente ha preferito piangere nuovamente dinanzi alla triste storia d’amore dei protagonisti, ha preferito appassionarsi a quanto ha già visto pur di non vederlo, Baudo.
Conseguentemente, però, quel 27% è portatore di un dubbio: non era il medesimo ascolto ottenuto dalla criticata Maria De Filippi? Sì, lo è, senza dubbio. Ma non bisogna mescolare le carte per far apparire ciò che si vuole. Quante persone adesso suoneranno a morte e diranno che gli ascolti di C’è posta per te sono solo frutto dell’inesistenza di un buon programma sulla rete avversa? Tante. È più di buon gusto accettare il successo delle storie strappalacrime di Maria e quella cinematografica. Perché la gente, il sabato – è dimostrato –, vuole piangere. Il trionfo dell’abitudine.
Stando a quanto riporta l’eccellente post quotidiano di Tvblog.it relativo agli ascolti del giorno appena passato, Titanic ha totalizzato 4.889.000 telespettatori con uno share pari al 27,56% mentre, su Raiuno, il suo competitor, la blasonata ed elitaria serata dedicata alla lirica si è fermata a soli 3.294.000 per 17,2 punti percentuali. Il dato è incontrovertibile. Quello è, e quello rimane, producente una ferita ancora più scottante di quanto non lo sia stata quella subita da parte dei campanellini dei postini di C’è posta per te per tre sabati consecutivi. E ci fermiamo qui, onde evitare di essere particolarmente cattivelli. Ma trovare giustificazioni per l’incredibile successo di Titanic è lecito e completamente giusto? No, a dire il vero. All’inizio sembrava che la grande nave dovesse affondare nuovamente, dinanzi ad una platea minuta ed esigua. E invece affonda ancora più la Serata d’onore. Il dato di Titanic, cinque milioni di italiani, di sabato sera di inizio dicembre, svegli fino all’una di notte inoltrata, è un risultato che fa riflettere.
Avevamo declamato la morte del cinema in televisione e in realtà così funziona. Le pellicole non sono più apprezzate con il logo delle reti Mediaset o Rai in basso a destra. Poi arriva Di Caprio e sovverte quanto detto. Tutto si riallaccia ad un evidente dato di fatto, anzi due: l’approdo a lido conosciuto e preferito a quanto aprioristicamente rifiutato, e l’apprezzamento del buon cinema. In fondo è questo ciò che ha decretato in larga parte il grande ascolto della pellicola datata 1997. La gente ha preferito piangere nuovamente dinanzi alla triste storia d’amore dei protagonisti, ha preferito appassionarsi a quanto ha già visto pur di non vederlo, Baudo.
Conseguentemente, però, quel 27% è portatore di un dubbio: non era il medesimo ascolto ottenuto dalla criticata Maria De Filippi? Sì, lo è, senza dubbio. Ma non bisogna mescolare le carte per far apparire ciò che si vuole. Quante persone adesso suoneranno a morte e diranno che gli ascolti di C’è posta per te sono solo frutto dell’inesistenza di un buon programma sulla rete avversa? Tante. È più di buon gusto accettare il successo delle storie strappalacrime di Maria e quella cinematografica. Perché la gente, il sabato – è dimostrato –, vuole piangere. Il trionfo dell’abitudine.
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