Non è così che si fa informazione su una grande rete nazionale. Non esiste solo l’audience. Simili scelte tolgono credibilità a chi le compie, e personalmente non ho nessuna intenzione di avallarle. Stasera su Canale 5 il dramma è quello della cacciata di una concorrente dal Grande Fratello. A mezzanotte, se va bene, si parlerà di Eluana, a Matrix. Andremo in onda comunque, per dovere di informare. Domani però rassegnerò le dimissioni da direttore editoriale di Mediaset, per un altro dovere, quello di coerenzaFurono queste le parole usate da Enrico Mentana all’indomani dell’addio alla sua creatura Matrix, approfondimento giornalistico della prima rete dell’azienda Mediaset, avvenuto circa un paio di mesi fa. I fatti sono sott’occhio di tutti, e quanto è avvenuto vede oramai sbocco due volte a settimana con una conduzione nuova di zecca che pare non fare breccia nel cuore degli italiani più sonnambuli. Matrix versione Alessio Vinci non vince e non convince, così potremmo riassumere brevemente quanto è possibile vedere.
Partiamo da un’innegabile ed incontrovertibile presupposto: cancellare tanti anni di ottima gestione è un qualcosa di pressoché impossibile. E’ difficile cancellare Enrico Mentana in quanto conduttore di Matrix, ma lo è ancora di più cancellare la figura di Enrico Mentana come uno dei pilastri, padri fondatori e pietre miliari dell’informazione Mediaset e in fattispecie di Canale5, sotto cui ha vissuto il periodo di massimo splendore per poi calare nelle tenebre più oscure con la direzione di Rossella e rialzarsi minimamente con quella Mimun. Difficile, se non impossibile. Bene, dicevamo: l’era Vinci. L’era Vinci da costruirsi è altrettanto difficile, un’era che se vuole divenire tale necessita di tempo, palestra, e perché no?, modifiche.
Vinci è alla guida di un programma evidentemente non suo, perfetto per le attitudini di un altro "conduttore" che l’aveva in precedenza modellato su sé stesso, come un vestito passato per la mano di una sarta: lo stesso non andrà mai più tanto bene a nessun altro. Alessio Vinci, ex corrispondente CNN, dovrebbe avvertire la volontà di passarci, per quella sartoria, metaforicamente parlando. Matrix così come l’ha conosciuto il pubblico in tanti anni “di servizio” non è più proponibile. Mentana andava a braccio, aveva ironia e senso dell’umorismo, ma soprattutto aveva la dote dello spaziare, del fare voli pindarici senza mai apparire fuori luogo, cosa che invece riesce, almeno in queste prime battute, a Vinci. Da cronista qual era, diviene conduttore qual è: dove la pecca? Nel fatto che Matrix sia una trasmissione atipica, che non ha bisogno di un conduttore in quanto tale. Ma non solo l’approfondimento di Canale5, bensì tutte le trasmissioni di una certa fascia oraria: devono accompagnare il telespettatore verso la notte, essere quasi radiofonici, disimpegnati sì, riflessivi anche, ma non articolati oltremodo per quanto riguarda la visione: un programma che si può ascoltare magari con l’occhio chiuso. Ecco, Vinci non riesce ad essere radiofonico ma fa il suo in veste televisiva, purtroppo errando in questo tipo di contesto. Una sorta di Sposini a La vita in diretta trapiantato in seconda serata.
Se pure prende quota qualitativamente nell’approfondimento politico o anche sociale, perde parecchi punti proprio in coincidenza dell’acquisizione settimanale della (ex) più alta punta di ascolti. Le puntate del venerdì non solo non riescono a sfondare il muro del 25% di share, ma risultano un po’ pesanti e troppo costruite. Insomma, un Matrix da rivedere per un Vinci che non va. Non a caso tra i programmi di seconda serata è l’eterno fanalino di coda…
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