RaiFiction e RaiUno continuano a proporre, nel prime time domenicale, oltre che in quello del lunedì sera, le fiction. Il prodotto forse più in voga del piccolo schermo, torna questa sera infatti sulla prima rete nazionale per raccontare la storia di Suor Bakhita. La storia di una suora, piena di povertà e problematiche sociali. Uno sfondo generalmente pieno di difficoltà ed insidie, che vede sbocciare la figura di questa donna che nella sua vita si è resa indimenticabile, al punto tale che questo piccolo schermo ha deciso di dedicarle un intero prodotto. Ecco la storia, tratta direttamente dal sito di RaiFiction
1948, Schio, Veneto.Nel convento delle canossiane giunge una distinta signora, Aurora Marin (Stefania Rocca), richiamata dal cattivo stato di salute di Suor Bakhita (Fatou Kine Boye), una suora di colore spentasi in realtà da pochi giorni. Aurora la conosceva bene e ne racconta l'incredibile storia alla figlia che l'ha accompagnata con tutta la famiglia nel viaggio.
Bakhita, nata nel 1869 in un villaggio sudanese, ancora bambina viene rapita dai negrieri che la vendono a un Generale turco. In quella casa Bakhita trascorre dieci anni di torture e umiliazioni sino a che Federico Marin (Fabio Sartor), un ricco commerciante italiano, ateo e avventuriero, le salva la vita e la porta con sé a Zianigo, un paesino del Veneto dove abita insieme alla figlia di otto anni, Aurora (la narratrice), una bambina malata e sola. Sua madre Angelica (Sonia Bergamasco) è morta anni prima, alimentando in Federico un dolore
Bakhita, nata nel 1869 in un villaggio sudanese, ancora bambina viene rapita dai negrieri che la vendono a un Generale turco. In quella casa Bakhita trascorre dieci anni di torture e umiliazioni sino a che Federico Marin (Fabio Sartor), un ricco commerciante italiano, ateo e avventuriero, le salva la vita e la porta con sé a Zianigo, un paesino del Veneto dove abita insieme alla figlia di otto anni, Aurora (la narratrice), una bambina malata e sola. Sua madre Angelica (Sonia Bergamasco) è morta anni prima, alimentando in Federico un dolore
inestinguibile e un carattere duro. Bakhita con la sua dolcezza conquista il cuore della scorbutica Aurora e redime Padre Antonio (Francesco Salvi), il parroco di Zianigo, che da succube di Marin riscopre, attraverso la vicinanza della sudanese, il senso più profondo della fede, ovvero la carità e l'aiuto del prossimo indifeso.
Sullo sfondo è palpabile la miseria dei contadini vessati da Marin, soprattutto di Giovanna e Andrea, due giovani innamorati senza un soldo. Dal canto suo Bakhita, abituata a vivere come schiava, si avvicina alla fede cristiana. Il suo percorso religioso è però violentemente osteggiato dai contadini superstiziosi, da Aurora gelosa, da Marin che la considera una cosa sua. Se pur affezionata alla bambina e a Marin, Bakhita si rifiuta di seguirlo in Africa e si rifugia nella chiesa di Padre Antonio diventando oggetto di una guerra aperta tra Marin e il prete.
L'improvviso scoppio del vaiolo a Zianigo spinge Marin a partire. Padre Antonio si ammala e Bakhita si fa in quattro per curare quegli stessi contadini che in precedenza erano arrivati quasi a linciarla. Il suo cuore buono non conosce rancore. Spentosi il morbo, Padre Antonio la invia in un convento di canossiane a Venezia affinché possa conoscere a fondo quel Dio che oramai insegue. Ma Federico Marin, presente nella città lagunare, con l’aiuto del laido cugino Guido (Ettore Bassi) convince Suor Teresa, la badessa del convento, a "restituirgli" Bakhita dopo che questa avrà ricevuto il battesimo. Ignora che Bakhita ha preso una decisione capitale: farsi suora e dedicare la sua vita a Dio. Marin, messo alle strette, cita in giudizio le canossiane. Padre Antonio chiede l'aiuto di Giuseppe Sarto, cardinale di Mantova e futuro Papa. Sentite le parti, il Procuratore del Re emette la sua sentenza: la schiavitù è abolita in Italia, dunque Bakhita è libera di fare come crede. Bakhita si congeda da Aurora con dolore, ma Dio la chiama.
Si ritorna al presente, nel 1947.Aurora, diventata adulta, non ha più visto Bakhita, ma non l'ha mai dimenticata. Alla figlia passa la lezione di quella giovane sudanese fatta Santa da Giovanni Paolo II: bontà, perdono, amore.
Sullo sfondo è palpabile la miseria dei contadini vessati da Marin, soprattutto di Giovanna e Andrea, due giovani innamorati senza un soldo. Dal canto suo Bakhita, abituata a vivere come schiava, si avvicina alla fede cristiana. Il suo percorso religioso è però violentemente osteggiato dai contadini superstiziosi, da Aurora gelosa, da Marin che la considera una cosa sua. Se pur affezionata alla bambina e a Marin, Bakhita si rifiuta di seguirlo in Africa e si rifugia nella chiesa di Padre Antonio diventando oggetto di una guerra aperta tra Marin e il prete.
L'improvviso scoppio del vaiolo a Zianigo spinge Marin a partire. Padre Antonio si ammala e Bakhita si fa in quattro per curare quegli stessi contadini che in precedenza erano arrivati quasi a linciarla. Il suo cuore buono non conosce rancore. Spentosi il morbo, Padre Antonio la invia in un convento di canossiane a Venezia affinché possa conoscere a fondo quel Dio che oramai insegue. Ma Federico Marin, presente nella città lagunare, con l’aiuto del laido cugino Guido (Ettore Bassi) convince Suor Teresa, la badessa del convento, a "restituirgli" Bakhita dopo che questa avrà ricevuto il battesimo. Ignora che Bakhita ha preso una decisione capitale: farsi suora e dedicare la sua vita a Dio. Marin, messo alle strette, cita in giudizio le canossiane. Padre Antonio chiede l'aiuto di Giuseppe Sarto, cardinale di Mantova e futuro Papa. Sentite le parti, il Procuratore del Re emette la sua sentenza: la schiavitù è abolita in Italia, dunque Bakhita è libera di fare come crede. Bakhita si congeda da Aurora con dolore, ma Dio la chiama.
Si ritorna al presente, nel 1947.Aurora, diventata adulta, non ha più visto Bakhita, ma non l'ha mai dimenticata. Alla figlia passa la lezione di quella giovane sudanese fatta Santa da Giovanni Paolo II: bontà, perdono, amore.
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