Siamo soliti parlare della televisione, bella o brutta essa sia, generalista che a volte trascuriamo, anche non volutamente, quelle altre piccole realtà esistenti in ambito telematico e con considerevoli, nel loro piccolo, seguiti d’ascolto. Una di queste è senz’ombra di dubbio Sky, il rinominato e criticato satellite. Certo, ha sicuramente meno eco e battage pubblicitario del più pompato e pubblicizzato digitale terrestre soprattutto nella sua forma Mediaset Premium (che, agli effetti, risulta essere abbastanza scadente e in valore assoluto e ancor più se comparato), e ragionevolmente ciò accade: il colosso infatti creato da Murdoch è riuscito nell’impresa di garantirsi una buona fascia di pubblico – si parla di quasi 5 milioni di abbonati per un potenziale di 14 milioni di telespettatori – vitale per la sua sussistenza. L’evoluzione della piattaforma è stata esponenziale ed incredibile allo stesso tempo. Nel marzo 2003 è regolarizzata la sua nascita a partire dalla fusione dei vecchi Stream e D+; nel gennaio del 2009 è ufficializzato il possedimento dei diritti per la trasmissione delle competizioni Mondiali del Calcio 2010 per tutto l’arco delle 64 differenti partite, questo quando già similare cosa è avvenuta precisamente tre anni per i Mondiali di Calcio 2006 indissolubilmente legati alla voce dei suoi cronisti (in primis quella rauca di Fabio Caressa).
La proposta di SKY è effettivamente allettante, nelle sue innumerevoli partizioni che danno ordine alla miriade di canali ai quali è regalata frequenza: c’è l’intrattenimento, che va dal telefilm al film leggero passando per la diretta 24H del GF, lo sport di tutti i generi, dal basket al cricket senza distinzione e preferenze di orari, uno spazio tutto dedicato al calcio, il cinema di ogni tipologia, da quello più attuale al più datato e al più famoso, documentari che spaziano in campi vastissimi, tra cui cucina, viaggi, storia, scienze, informazione, forse la migliore in onda in Italia, nostrana ed europea con una strizzatina d’occhio a quella mondiale, spazi per bambini con cartoni animati e serie animate tutte dedicate allo specifico target 0-14, musica, radio, realtà locali e via. SKY è tutto ciò. Se a questo aggiungessimo poi che alcuni grandi nomi della televisione generalista non resistono alla sua tentazione (gente del calibro di Lorella Cuccarini e, come noto, di Rosario Fiorello), avremmo reso la giusta dimensione scritta dell’infinità di gusti e di palati soddisfatti dal satellite. I lati negativi, d’altro canto, sotto gli occhi di tutti: i costi. Se ipotizzassimo un’offerta completa con tanto di mezzo per registrare i programmi nel momento in cui sono in onda senza l’utilizzo di registratori, videocassette e quant’altro, i prezzi si aggirerebbero attorno agli ottanta euro mensili, che moltiplicati per dodici danno quasi mille euro. Cifra esorbitante.
È proprio da questo lato negativo che scaturisce una semplice riflessione nella forma di una domanda: Sky può mai divenire il terzo polo? Dal punto di vista degli ascolti, considerando il bacino totale dal quale può attingere, avendo rosicchiato uno share che si aggira attorno al 10% massimo, non di certo, se messo in evidenza anche la miriade di canali. Dal punto di vista contenutistico, ancora, non possiamo rispondere affermativamente. La televisione satellitare, infatti, non può essere minimamente paragonata a quella generalista, sia essa Mediaset o Rai, offrendo un sovrappiù di ricchezze neanche immaginata dalle due aziende, legate a quote d’ascolto e a rapporti con pubblicitari, gli stessi che come risultato finale hanno su Sky l’osservanza di tempi di spot registrata ogni decina di minuti, in maniera ossessiva. L’opera ultima di Murdoch, quindi, non si configura per essere il terzo polo, quanto piuttosto l’alternativa agli unici due vigenti che, se dessero un’occhiata e traessero ispirazione da quel determinato modo di fare televisione, sicuramente non nuocerebbero la salute a nessuno ed anzi accrescerebbero la stima e il seguito loro riservati, inevitabilmente erosi in vista di un fuggi fuggi generale dalla quale esce vincitore, per l’appunto, il fantomatico terzo polo.
La proposta di SKY è effettivamente allettante, nelle sue innumerevoli partizioni che danno ordine alla miriade di canali ai quali è regalata frequenza: c’è l’intrattenimento, che va dal telefilm al film leggero passando per la diretta 24H del GF, lo sport di tutti i generi, dal basket al cricket senza distinzione e preferenze di orari, uno spazio tutto dedicato al calcio, il cinema di ogni tipologia, da quello più attuale al più datato e al più famoso, documentari che spaziano in campi vastissimi, tra cui cucina, viaggi, storia, scienze, informazione, forse la migliore in onda in Italia, nostrana ed europea con una strizzatina d’occhio a quella mondiale, spazi per bambini con cartoni animati e serie animate tutte dedicate allo specifico target 0-14, musica, radio, realtà locali e via. SKY è tutto ciò. Se a questo aggiungessimo poi che alcuni grandi nomi della televisione generalista non resistono alla sua tentazione (gente del calibro di Lorella Cuccarini e, come noto, di Rosario Fiorello), avremmo reso la giusta dimensione scritta dell’infinità di gusti e di palati soddisfatti dal satellite. I lati negativi, d’altro canto, sotto gli occhi di tutti: i costi. Se ipotizzassimo un’offerta completa con tanto di mezzo per registrare i programmi nel momento in cui sono in onda senza l’utilizzo di registratori, videocassette e quant’altro, i prezzi si aggirerebbero attorno agli ottanta euro mensili, che moltiplicati per dodici danno quasi mille euro. Cifra esorbitante.
È proprio da questo lato negativo che scaturisce una semplice riflessione nella forma di una domanda: Sky può mai divenire il terzo polo? Dal punto di vista degli ascolti, considerando il bacino totale dal quale può attingere, avendo rosicchiato uno share che si aggira attorno al 10% massimo, non di certo, se messo in evidenza anche la miriade di canali. Dal punto di vista contenutistico, ancora, non possiamo rispondere affermativamente. La televisione satellitare, infatti, non può essere minimamente paragonata a quella generalista, sia essa Mediaset o Rai, offrendo un sovrappiù di ricchezze neanche immaginata dalle due aziende, legate a quote d’ascolto e a rapporti con pubblicitari, gli stessi che come risultato finale hanno su Sky l’osservanza di tempi di spot registrata ogni decina di minuti, in maniera ossessiva. L’opera ultima di Murdoch, quindi, non si configura per essere il terzo polo, quanto piuttosto l’alternativa agli unici due vigenti che, se dessero un’occhiata e traessero ispirazione da quel determinato modo di fare televisione, sicuramente non nuocerebbero la salute a nessuno ed anzi accrescerebbero la stima e il seguito loro riservati, inevitabilmente erosi in vista di un fuggi fuggi generale dalla quale esce vincitore, per l’appunto, il fantomatico terzo polo.
1 commento:
Io nonostante sky stia prendendo conduttori come:fiorello,cuccarini forse celentano e bonolis io rimango fedele alla tv generalista
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