Nota più per il calendario mozzafiato fatto qualche anno fa che per una vera e propria carriera frutto di una sudata gavetta alle spalle, Elisabetta Canalis, la velina mora per antonomasia del nuovo millennio danzante sul bancone di Striscia la notizia, ieri sera ha condotto il Trofeo Birra Moretti, il triangolare calcistico amichevole che si disputa ogni estate. Orfana della conduzione della partenopea e procace Barbara D’Urso che aveva presenziato da un paio di anni a questa parte alla manifestazione, la showgirl sassarese è approdata in quel dello Stadio San Paolo, magnifico scenario delle tre mini partite disputate tra Milan, Juventus e Napoli, avendo alle spalle, da un punto di vista televisivo, poco e niente. Velina, protagonista di una fiction, Carabinieri nelle sue stagioni terza e quarta, di una sit com alla sua seconda serie, Love Bugs, e potente della possibilità di contare su apparizioni varie in trasmissioni con ruoli di secondo piano, come a Controcampo o a Mai dire martedì, la sarda ha dato piena dimostrazione delle sue capacità negli intermezzi a sfondo musicale, nel quale era richiesto un minimo di dialettica per poter portare avanti quelle cinque, sei domande di rito all’ospitale musicale di turno (in questo caso, la sommersa di fischi, per le ovvie motivazioni, Anna Tatangelo) e un pizzico di entusiasmo nell’annunciare la squadra vincitrice.
Naturalmente, di tutto ciò nulla è avvenuto, nonostante l’aver avuto la prima serata da parte di Canale5, che, sotto questo punto di vista, è più restia di RaiUno: attaccata fedelmente alla scaletta, abbozzi di papere dietro l’angolo, calore come quello di un cubetto di un ghiaccio. Non possiamo certamente dire che la prova è stata superata, tutt’altro. Magari salvabile solamente per il vestito bianco che le donava un incredibile fascino. Non chiara la ragione scatenante un tale tipo di scelta: forse un compromesso tra questioni economiche legate all’acquisizione e alla trasmissione del torneo e quelle legate alla volontà di fare emergere nuovi volti (in partenza, però: destinazione Artù, RaiDue), dato il quale la scelta è ricaduta sulla Canalis. Speriamo che si tratti di un caso isolato, e questo non perché vogliamo che la televisione sia sempre solida nelle mani di chi la gestisce ventiquattro ore su ventiquattro, affrontando ogni rischio di sovraesposizione mediatica, ma semplicemente in quanto è poco virtuoso concedere tutto un prime time a chi non ha avuto ancora modo di dimostrare granché in altre fasce della giornata. Non vorremmo che i giornalisti debbano cogliere ogni minuzia che si registra in quel di Cologno Monzese per dare vita alle emulatrici delle Del Noce’s Angels, magari dal nome Donelli’s Angels. Chissà. Vi lasciamo con l’intervista fatta ieri da Il mattino ad Elisabetta Canalis, nella quale sono anche riportati i prossimi impegni televisivi.
Naturalmente, di tutto ciò nulla è avvenuto, nonostante l’aver avuto la prima serata da parte di Canale5, che, sotto questo punto di vista, è più restia di RaiUno: attaccata fedelmente alla scaletta, abbozzi di papere dietro l’angolo, calore come quello di un cubetto di un ghiaccio. Non possiamo certamente dire che la prova è stata superata, tutt’altro. Magari salvabile solamente per il vestito bianco che le donava un incredibile fascino. Non chiara la ragione scatenante un tale tipo di scelta: forse un compromesso tra questioni economiche legate all’acquisizione e alla trasmissione del torneo e quelle legate alla volontà di fare emergere nuovi volti (in partenza, però: destinazione Artù, RaiDue), dato il quale la scelta è ricaduta sulla Canalis. Speriamo che si tratti di un caso isolato, e questo non perché vogliamo che la televisione sia sempre solida nelle mani di chi la gestisce ventiquattro ore su ventiquattro, affrontando ogni rischio di sovraesposizione mediatica, ma semplicemente in quanto è poco virtuoso concedere tutto un prime time a chi non ha avuto ancora modo di dimostrare granché in altre fasce della giornata. Non vorremmo che i giornalisti debbano cogliere ogni minuzia che si registra in quel di Cologno Monzese per dare vita alle emulatrici delle Del Noce’s Angels, magari dal nome Donelli’s Angels. Chissà. Vi lasciamo con l’intervista fatta ieri da Il mattino ad Elisabetta Canalis, nella quale sono anche riportati i prossimi impegni televisivi.
Come sarà questa edizione del Trofeo Moretti?
«Una serata di festa. L’idea è di portare allo stadio le famiglie e i giovani. Farlo a Napoli è la scelta più giusta. Soprattutto dopo un campionato con incidenti troppo frequenti sugli spalti ed episodi tragici. Ci vuole un evento così, per riaffermare l’immagine pulita del calcio».
Una simpatia non solo per la squadra, ma anche per la città?
«Qui ho vissuto per tre mesi, quando ho girato “La seconda volta non si scorda mai” con Alessandro Siani e la conosco bene. Ci vivrei se non dovessi abitare a Milano per lavoro. Ho amici carissimi napoletani, che i giornali continuano a spacciare per miei fidanzati, e ci torno spesso. Adoro la bellezza dei luoghi e ho sofferto molto per le immagini che ho visto negli ultimi mesi, perché sapevo benissimo che Napoli era ben altro della spazzatura in strada. Una serata come il Trofeo Moretti, secondo me, può aiutare a mostrare a tutti la vera Napoli».
Parliamo della sua carriera. Come sta vivendo l’addio a Mediaset e il debutto alla Rai?
«Semplicemente, non lo sto vivendo come un addio. È un passaggio strano, perché pur avendo lasciato Mediaset, dal 18 settembre debutto su Raidue al fianco di Gene Gnocchi e andrà in onda la sit-com “Medici miei” su Mediaset, che ha anticipato la programmazione di un mese. Sarò in contemporanea sulle due reti, con due prodotti completamente differenti. Certo. lavorare per la prima volta in Rai mi incuriosisce molto».
Come farà a tenere testa al carattere provocatorio di Gnocchi in «Artù»?
«Avrà pane per i suoi denti. Non sono una che soccombe alle battute, credo di aver già sfoderato le unghie a “Controcampo”. Dopo aver letto i testi degli autori, posso affermare che sarà una conduzione molto impegnativa per tutti e due».
Il suo ruolo in «Medici miei» qual è?
«Sono Vicky, una dottoressa che si è laureata solo perché aveva conoscenze e che lavora in ospedale perché lo zio è direttore. È la parodia delle serie tv su medici e ospedali, si riderà dall’inizio alla fine. Ma è anche un progetto provocatorio, che si riallaccia, ahimé, a una realtà ormai nota a tutti dopo gli ultimi avvenimenti di cronaca. Come quello che è accaduto al Santa Rita di Milano»
E poi torna in un ruolo comico nel film «La fidanzata di papà» di Oldoini con Massimo Boldi.
«Dove finalmente sono la cattiva di turno, che poi è il ruolo che fa ridere di più».
Come mai le sue ultime scelte professionali sono rivolte tutte alla comicità?
«Perché mi piace ridere e fare ridere. Ho iniziato a provarci gusto con “Love bugs”, con la Gialappa’s e con “Natale a New York”. Ma a dare il colpo di grazia è stato Alessandro Siani. È tutta colpa di un napoletano se ho smesso di essere solo la bellona di turno».
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