Cinquantanovesima edizione del Festival della Canzone Italiana, il primo con i resoconti targati Scavicchia la notizia. Siete pronti? Siete caldi? E anche se queste espressioni sono proprie di uno slang più giovanile, magari poco avvezzo al seguire le classiche canzonette sanremesi, buon Festival a tutti i nostri lettori. Come nella nostra migliore tradizione, ecco il consueto resoconto della serata.
Eccole, le prime note della famosa sigla dell'Eurovisione: annunciano che il Festival sta per iniziare. Sulle scale della maestosa scenografia ad anticipare l'attesissimo momento dell'esibizione (in video) di Mina, Paolo Bonolis ed una bambina di nome Beatrice. Una breve storia della musica italiana il succo del loro discorso: una nuova tappa verrà scritta nel libro della canzone italiana. Mina canta "con una voce meravigliosa" Puccini. Che il Nessun Dorma direttamente dalla sala di registrazione della Tigre di Cremona abbia inizio! Signori e Signori, abbiamo messo piede nella cinquantanovesima edizione di Sanremo. Una cronistoria di ciò che ha rappresentato la musica italiana in 2000 anni e più di esistenza con quel famoso "Vincerò" a far da sottofondo è l'intro di questo Festival, che fa a cazzotti con l'Inno di Mameli suonato da Paolo Carta nel 2005. Fuochi artificiali e luce all'Ariston fanno da preambolo all'entrata di Paolo Bonolis sul palco. Saluti al direttore d'orchestra, ai Professori d'orchestra, tanti applausi e tanta emozione traspare dalle parole del conduttore. Bando alle ciance, via alle esibizioni.
La prima, come noto dalla scaletta diramata nella serata di ieri, è quella di Dolcenera. Il titolo del pezzo è Il mio amore unico, con la direzione d'orchestra firmata Adriano Pennino. Un brano rockeggiante per una Dolcenera sicuramente più donna, introdotta dalla canzone che ha portato a Sanremo 2006, Com'è straordinaria la vita. Il pezzo a primo impatto, almeno personalmente, fa colpo, soprattutto per la "giovanilità" della musica: molto aggressive style che perde però con l'uso dell'orchestra. Probabile hit? Se dovessimo dare un voto, sarebbe otto. Ma non siamo né Luca Jurman né Grazia Di Michele. Siamo a Sanremo, non ad Amici. Intanto una particolare parte del pubblico, la giuria demoscopica, vota, con scala di giudizio che va da 1 a 10. Velocissimi più che mai, anche se non c'è corrispettivo nella brillantezza di questo inizio spettacolo, pur registrante un buon ritmo, tocca a Fausto Leali, Umberto Iervolino dirige. Una piccola parte di te il titolo. Analizzato il difficile rapporto tra padri e figli, o almeno questo è l'intento e la volontà. Tutto cambia, così affermato nella canzone da Leali, che fa uso di una buona dose di scontatezza e banalità regalandoci una dimenticabile performance. Il testo, però, fa molto riflettere, nella sua scibilità ad imprinting. Una primissima impressione è che senza vallette e con il solo Bonolis sul palco, venga meno l'effetto evento subentrando quello di "show tradizionale", giudizio rinforzato dall'entrata di Luca Laurenti che fa molto Ciao Darwin. La voce di Laurenti è pazzesca, bellissimo momento poi scaduto nel solito "litigio" Bonolis - Laurenti, con battibecchi e momenti troppo conosciuti che una risata, tutto sommato, te la strappano. Eccome, se te la strappano. Con vestito rotto di Laurenti, spazio alla prima pubblicità.
Sulle note di Una vita tranquilla, entra all'Ariston Tricarico che canta Il bosco delle fragole, con Adriano Pennino a dirigere l'orchestra. Tricarico è questo: atipico, diverso, l'eccezione, che si ama o si odia. Io non lo tollero e la canzone non mi piace. Fragole, fragole... Che Marco Marfè voglia citare a giudizio il cantante per copia del titolo di una canzone? Tanta simpatia, ma non ci siamo. Sanremo è la canzone d'amore, melensa, non questa "cosa". Sulle note di Viva la vida dei Coldplay, entra sul teatro l'attrice Alessia Piovan, "nota femminile", l'unica, della serata. E questo fa molto più evento di quanto non lo sia stato sino ad adesso. Comunque, è lei che introduce Marco Carta, il più atteso della serata, ed entra sulle note di Ti rincontrerò, il successo dell'estate 2008. La forza mia, con Federica Fornabaio a dirigere. Il timbro è quello, è quello che sette milioni di italiani hanno incoronato ad Amici lo scorso anno e che hanno fatto in modo che diventasse il re di un anno intero. Insieme a Dolcenera, è la migliore esibizione sino a questo punto della serata. Molto fresca, con l'evidente richiamo a Baglioni ("un gancio in mezzo al cuore"), si candida come la più passabile nelle radio: è forte ed a primo ascolto ti arriva nel cuore. Ottimo lavoro, Marco! Il ritmo è serrato, l'inizio è dei migliori. Ed io verrò un giorno là, Stefano Barzan dirige l'orchestra per la canzone di Patty Pravo. Quaranta minuti, cinque canzoni. Che dire? Che ritmo! Un baratro, un abisso di differenza tra due eccellenze, due stili opposti, se paragonassimo la Pravo e Carta. La cantante de La bambola rientra nei canoni sanremesi, ma il pezzo è già troppo conosciuto, abbastanza sfiatata la sua esecutrice, molte stecche. No, non va, forse la peggiore sino ad adesso e tenute conto delle aspettative.
Marco Masini canta L'Italia, e ci si perdonerà se soprassediamo sui dieci minuti di chiacchierata stile Il senso de la vita tra Bonolis e il presidente delle Nazioni Unite. Vero, cari lettori? Fabrizio Moro rivive sull'Ariston, dopo due anni di vissuto perpetuo, nella persona del simpaticissimo (!?) Masini. Se la Pravo è stata la peggiore, Masini cos'è? Sembra un pezzo recitato, un sermone contro il nostro Belpaese. "L'Italia ci ha rotto i coglioni", a sua detta. Bah, il pubblico applaude forse più del dovuto. Per risollevale le sorti tristi dell'Auditel dopo questa mezz'ora tutta impegnata, Bonolis annuncia che Benigni è arrivato a teatro. Per la gioia delle ormonose, il valletto Paul Scalfur. Dopo una triste gag, sul palco Francesco Renga, Uomo senza età. Da sottolineare come il pubblico intoni Angelo quando dalla regia ne stoppano l'audio. Sì, ma la canzone vincitrice della 55^ di Sanremo aveva un senso: questa qua no! Io stento a trovarlo, un senso, di questa canzone. In questo caso è Puccini che rivive sul palco, pur non avendone mai calpestato un angolino: manca solo Vincerò ed è la copia identica. Un autentico omaggio a Pavarotti. Comunque, cambio registro: calca le scene dell'Ariston Roberto Benigni. Si contraddistingue per la sua solita verve apprezzata da mezza Italia, ed è dato spazio al suo monologo tutto dedicato a Berlusconi - ma va là? -. Aridatece le canzonette, per cortesia! "Mina sta diventando come Bin Laden: si vede solo attraverso dei video!". Oltre trenta minuti di monologo, di satira, di attacchi politici a senso unico. Link anche alla tematica gay, con tanti applausi che fanno da preludio ad una lunga scia di 'buh' per Povia. Fine prima parte. Riusciranno queste prime due ore a superare la soglia del 35,00% di share raggiunta da Baudo lo scorso anno?
Pupo, Paolo Belli, Youssoun' N' Dour, L'opportunità: tocca a loro. Mai trio fu peggio assortito! E che banalità, signori. Il trio dell'87 avrà i capelli bianchi, a mio avviso. Bruttissima canzone, semplicemente, peggio ancora lo scontato abbraccio finale. Finalmente si respira, ecco che rientra Luca Laurenti e il ciaodarwinismo rivive. Diventa lui il protagonista assoluto. "Signori e signore, canta n'altro!": risate assicurate! Finalmente tocca ai Gemelli Diversi, anticipati dalla loro Mary. Vivi per un miracolo, dirige Roberto Rossi. Un po' di rap sul Festival con voci distorte tra un inciso e l'altro fanno fare ai Gemelli Diversi davvero un'ottima figura. Bella canzone, buona performance: evviva! La loro canzone entra subito nelle menti, anche se forse il testo è leggermente banale. L'amore è sempre amore, canta Albano e dirige Alterisio (Piovan: "Ma non se poteva chiamà Mario"). Albano è il caso di oggetto di ormonose attempate, nel senso che, qualunque cosa canti, ad una certa fascia di pubblico piace, sempre. La sua canzone rappresenta la fiera del sanremismo e al contempo della normalità. Non dà niente e non dice niente di nuovo. Il livello qualitativo delle canzoni, quest'anno, è da ammettere sia molto basso. Breve momento musicale con Bonolis protagonista assoluto.
Lo spazio con l'uomo oggetto è quanto di peggio si potesse fare questa sera. Inutile e spreco di minuti preziosi al ritmo della serata. "Preparatevi a qualcosa di speciale" annuncia Bonolis. Entrano gli Afterhours che cantano Il paese è reale. Ci si chiede se l'innovazione di Bonolis sia tutta nel proporre qualcosa di diverso che dia un senso all'apparenza o se sia tale fino in fondo. Mezza delusione, non nella canzone, quanto nell'esecuzione che risente parecchio del live. Il rock è padrone dell'Ariston. Eccola, tocca ad Iva Zanicchi, con Ti amo senza amore. Un leggero rock come intro per questa canzone un popporno dell'esecutrice di Zingara. Altra litania, che si tuffa ottimamente nella palude dei brutti brani presentati quest'anno. A.A.A. Cercasi Baudo disperatamente (per le canzoni, sia chiaro). Carta già di per sé è oro, in questo pozzo profondo e buio spicca come un lucentissimo diamante. E assieme a lui Dolcenera, Gemelli Diversi ed Afterhours. Subito dopo, Più sole di Nicky Nicolai con Stefano Di Battista. Quel sax all'inizio ti fa entrare in una determinata atmosfera, poi si è bruscamente catapultati in un qualcosa di più ritmato. Una svolta notevoli, ma signori, che svolta! Una signora canzone, innegabilmente.
Qua dovrebbe esserci il picco d'ascolti. E' tempo dell'esibizione di Giuseppe Povia con Luca era gay. Come verrà accolta? Un finto rap misto al Moro di Pensa, con tematiche che attingono dal serbatoio tra il sensazionale e il sociale. Ma il risultato è davvero penoso. Ossia, la canzone è ascoltabile, ma il testo... Sorvoliamo. Nonostante tutto, applausi per lui. Evidenziamo la faccia di Grillini alla fine della canzone. "Una canzone che ha fatto arrabbiare la mia associazione, l'Arcigay, dopo l'intervento di Benigni non c'è da dire più niente. Vorrei solo leggere questo sms che mi è arrivato da un grande amico: Caro Franco ho visto Benigni e ho pianto nella solitudine dopo che il mio compagno è morto da poco. Io gli ho risposto: Quando muore il nostro amato, non muore mai per sempre. Povia impara la felicità degli omosessuali", afferma Grillini con Bonolis à là Amici che va nella platea con tanto di microfono. Tocca a Sal Da Vinci con Non riesco a farti innamorare. Siamo nel tradizionale, nel classico che però arriva al cuore. Bella canzone e buona performance, con qualche imprecisione vocale di troppo. Quando mancano i quattro giovani e Katy Perry, tocca a Alexia featuring Mario Lavezzi con Biancaneve. Risale la china la manifestazione tutta dal punto di vista canoro con il brano di una invecchiatissima Alexia, che si rivela come una piacevole sorpresa ad un qualcosa che ha profondamente deluso: la kermesse.
Momento ospite internazionale: Katy Perry. Canta, febbricitante, la sua Hot 'n cold. Evvai con le stonature! Assieme a Bonolis intona la storica Don't stop me now dei grandissimi Queen, poi entra Laurenti che, prima viene baciato, poi se la porta via. Intanto, mentre sono le 00.42, non c'è traccia di un solo giovane e Bonolis legge una lettera di Alda Merini, una riflessione su Sanremo. Intanto miniscandalo: Rudy Zerbi ospite a Rai dire Sanremo della Gialappa's Band annuncia che gli eliminati sono Iva Zanicchi, gli Afterhours e Tricarico. Sarà vero?
Proposte 2009. Malika canta Come foglie scrittale da Giuliano Sangiorgi. Troppo simil Giusy Ferreri ma bellissima canzone. Dopo che la Piovan legge sul gobbo che ad esibirsi saranno "Alessia, Paolo e Scalfur", facendo una gaffe enorme, tocca ad Irene, la figlia di Zucchero con Spiove il sole. Semplicemente brutta. Tempo di Simona Molinari con Egocentrica che fa molto swing dalle prime note. Come già dicemmo, la migliore fra i giovani. E per ultimo il Riccardo Cocciante dei poveri, Filippo Perbellini, l'unico ragazzo tra i giovani. Ottima performance se non fosse per la canzone troppo banale. Si ringrazia TvBlog.it per le immagini.
Eccole, le prime note della famosa sigla dell'Eurovisione: annunciano che il Festival sta per iniziare. Sulle scale della maestosa scenografia ad anticipare l'attesissimo momento dell'esibizione (in video) di Mina, Paolo Bonolis ed una bambina di nome Beatrice. Una breve storia della musica italiana il succo del loro discorso: una nuova tappa verrà scritta nel libro della canzone italiana. Mina canta "con una voce meravigliosa" Puccini. Che il Nessun Dorma direttamente dalla sala di registrazione della Tigre di Cremona abbia inizio! Signori e Signori, abbiamo messo piede nella cinquantanovesima edizione di Sanremo. Una cronistoria di ciò che ha rappresentato la musica italiana in 2000 anni e più di esistenza con quel famoso "Vincerò" a far da sottofondo è l'intro di questo Festival, che fa a cazzotti con l'Inno di Mameli suonato da Paolo Carta nel 2005. Fuochi artificiali e luce all'Ariston fanno da preambolo all'entrata di Paolo Bonolis sul palco. Saluti al direttore d'orchestra, ai Professori d'orchestra, tanti applausi e tanta emozione traspare dalle parole del conduttore. Bando alle ciance, via alle esibizioni.
La prima, come noto dalla scaletta diramata nella serata di ieri, è quella di Dolcenera. Il titolo del pezzo è Il mio amore unico, con la direzione d'orchestra firmata Adriano Pennino. Un brano rockeggiante per una Dolcenera sicuramente più donna, introdotta dalla canzone che ha portato a Sanremo 2006, Com'è straordinaria la vita. Il pezzo a primo impatto, almeno personalmente, fa colpo, soprattutto per la "giovanilità" della musica: molto aggressive style che perde però con l'uso dell'orchestra. Probabile hit? Se dovessimo dare un voto, sarebbe otto. Ma non siamo né Luca Jurman né Grazia Di Michele. Siamo a Sanremo, non ad Amici. Intanto una particolare parte del pubblico, la giuria demoscopica, vota, con scala di giudizio che va da 1 a 10. Velocissimi più che mai, anche se non c'è corrispettivo nella brillantezza di questo inizio spettacolo, pur registrante un buon ritmo, tocca a Fausto Leali, Umberto Iervolino dirige. Una piccola parte di te il titolo. Analizzato il difficile rapporto tra padri e figli, o almeno questo è l'intento e la volontà. Tutto cambia, così affermato nella canzone da Leali, che fa uso di una buona dose di scontatezza e banalità regalandoci una dimenticabile performance. Il testo, però, fa molto riflettere, nella sua scibilità ad imprinting. Una primissima impressione è che senza vallette e con il solo Bonolis sul palco, venga meno l'effetto evento subentrando quello di "show tradizionale", giudizio rinforzato dall'entrata di Luca Laurenti che fa molto Ciao Darwin. La voce di Laurenti è pazzesca, bellissimo momento poi scaduto nel solito "litigio" Bonolis - Laurenti, con battibecchi e momenti troppo conosciuti che una risata, tutto sommato, te la strappano. Eccome, se te la strappano. Con vestito rotto di Laurenti, spazio alla prima pubblicità.
Sulle note di Una vita tranquilla, entra all'Ariston Tricarico che canta Il bosco delle fragole, con Adriano Pennino a dirigere l'orchestra. Tricarico è questo: atipico, diverso, l'eccezione, che si ama o si odia. Io non lo tollero e la canzone non mi piace. Fragole, fragole... Che Marco Marfè voglia citare a giudizio il cantante per copia del titolo di una canzone? Tanta simpatia, ma non ci siamo. Sanremo è la canzone d'amore, melensa, non questa "cosa". Sulle note di Viva la vida dei Coldplay, entra sul teatro l'attrice Alessia Piovan, "nota femminile", l'unica, della serata. E questo fa molto più evento di quanto non lo sia stato sino ad adesso. Comunque, è lei che introduce Marco Carta, il più atteso della serata, ed entra sulle note di Ti rincontrerò, il successo dell'estate 2008. La forza mia, con Federica Fornabaio a dirigere. Il timbro è quello, è quello che sette milioni di italiani hanno incoronato ad Amici lo scorso anno e che hanno fatto in modo che diventasse il re di un anno intero. Insieme a Dolcenera, è la migliore esibizione sino a questo punto della serata. Molto fresca, con l'evidente richiamo a Baglioni ("un gancio in mezzo al cuore"), si candida come la più passabile nelle radio: è forte ed a primo ascolto ti arriva nel cuore. Ottimo lavoro, Marco! Il ritmo è serrato, l'inizio è dei migliori. Ed io verrò un giorno là, Stefano Barzan dirige l'orchestra per la canzone di Patty Pravo. Quaranta minuti, cinque canzoni. Che dire? Che ritmo! Un baratro, un abisso di differenza tra due eccellenze, due stili opposti, se paragonassimo la Pravo e Carta. La cantante de La bambola rientra nei canoni sanremesi, ma il pezzo è già troppo conosciuto, abbastanza sfiatata la sua esecutrice, molte stecche. No, non va, forse la peggiore sino ad adesso e tenute conto delle aspettative.
Marco Masini canta L'Italia, e ci si perdonerà se soprassediamo sui dieci minuti di chiacchierata stile Il senso de la vita tra Bonolis e il presidente delle Nazioni Unite. Vero, cari lettori? Fabrizio Moro rivive sull'Ariston, dopo due anni di vissuto perpetuo, nella persona del simpaticissimo (!?) Masini. Se la Pravo è stata la peggiore, Masini cos'è? Sembra un pezzo recitato, un sermone contro il nostro Belpaese. "L'Italia ci ha rotto i coglioni", a sua detta. Bah, il pubblico applaude forse più del dovuto. Per risollevale le sorti tristi dell'Auditel dopo questa mezz'ora tutta impegnata, Bonolis annuncia che Benigni è arrivato a teatro. Per la gioia delle ormonose, il valletto Paul Scalfur. Dopo una triste gag, sul palco Francesco Renga, Uomo senza età. Da sottolineare come il pubblico intoni Angelo quando dalla regia ne stoppano l'audio. Sì, ma la canzone vincitrice della 55^ di Sanremo aveva un senso: questa qua no! Io stento a trovarlo, un senso, di questa canzone. In questo caso è Puccini che rivive sul palco, pur non avendone mai calpestato un angolino: manca solo Vincerò ed è la copia identica. Un autentico omaggio a Pavarotti. Comunque, cambio registro: calca le scene dell'Ariston Roberto Benigni. Si contraddistingue per la sua solita verve apprezzata da mezza Italia, ed è dato spazio al suo monologo tutto dedicato a Berlusconi - ma va là? -. Aridatece le canzonette, per cortesia! "Mina sta diventando come Bin Laden: si vede solo attraverso dei video!". Oltre trenta minuti di monologo, di satira, di attacchi politici a senso unico. Link anche alla tematica gay, con tanti applausi che fanno da preludio ad una lunga scia di 'buh' per Povia. Fine prima parte. Riusciranno queste prime due ore a superare la soglia del 35,00% di share raggiunta da Baudo lo scorso anno?
Pupo, Paolo Belli, Youssoun' N' Dour, L'opportunità: tocca a loro. Mai trio fu peggio assortito! E che banalità, signori. Il trio dell'87 avrà i capelli bianchi, a mio avviso. Bruttissima canzone, semplicemente, peggio ancora lo scontato abbraccio finale. Finalmente si respira, ecco che rientra Luca Laurenti e il ciaodarwinismo rivive. Diventa lui il protagonista assoluto. "Signori e signore, canta n'altro!": risate assicurate! Finalmente tocca ai Gemelli Diversi, anticipati dalla loro Mary. Vivi per un miracolo, dirige Roberto Rossi. Un po' di rap sul Festival con voci distorte tra un inciso e l'altro fanno fare ai Gemelli Diversi davvero un'ottima figura. Bella canzone, buona performance: evviva! La loro canzone entra subito nelle menti, anche se forse il testo è leggermente banale. L'amore è sempre amore, canta Albano e dirige Alterisio (Piovan: "Ma non se poteva chiamà Mario"). Albano è il caso di oggetto di ormonose attempate, nel senso che, qualunque cosa canti, ad una certa fascia di pubblico piace, sempre. La sua canzone rappresenta la fiera del sanremismo e al contempo della normalità. Non dà niente e non dice niente di nuovo. Il livello qualitativo delle canzoni, quest'anno, è da ammettere sia molto basso. Breve momento musicale con Bonolis protagonista assoluto.
Lo spazio con l'uomo oggetto è quanto di peggio si potesse fare questa sera. Inutile e spreco di minuti preziosi al ritmo della serata. "Preparatevi a qualcosa di speciale" annuncia Bonolis. Entrano gli Afterhours che cantano Il paese è reale. Ci si chiede se l'innovazione di Bonolis sia tutta nel proporre qualcosa di diverso che dia un senso all'apparenza o se sia tale fino in fondo. Mezza delusione, non nella canzone, quanto nell'esecuzione che risente parecchio del live. Il rock è padrone dell'Ariston. Eccola, tocca ad Iva Zanicchi, con Ti amo senza amore. Un leggero rock come intro per questa canzone un popporno dell'esecutrice di Zingara. Altra litania, che si tuffa ottimamente nella palude dei brutti brani presentati quest'anno. A.A.A. Cercasi Baudo disperatamente (per le canzoni, sia chiaro). Carta già di per sé è oro, in questo pozzo profondo e buio spicca come un lucentissimo diamante. E assieme a lui Dolcenera, Gemelli Diversi ed Afterhours. Subito dopo, Più sole di Nicky Nicolai con Stefano Di Battista. Quel sax all'inizio ti fa entrare in una determinata atmosfera, poi si è bruscamente catapultati in un qualcosa di più ritmato. Una svolta notevoli, ma signori, che svolta! Una signora canzone, innegabilmente.
Qua dovrebbe esserci il picco d'ascolti. E' tempo dell'esibizione di Giuseppe Povia con Luca era gay. Come verrà accolta? Un finto rap misto al Moro di Pensa, con tematiche che attingono dal serbatoio tra il sensazionale e il sociale. Ma il risultato è davvero penoso. Ossia, la canzone è ascoltabile, ma il testo... Sorvoliamo. Nonostante tutto, applausi per lui. Evidenziamo la faccia di Grillini alla fine della canzone. "Una canzone che ha fatto arrabbiare la mia associazione, l'Arcigay, dopo l'intervento di Benigni non c'è da dire più niente. Vorrei solo leggere questo sms che mi è arrivato da un grande amico: Caro Franco ho visto Benigni e ho pianto nella solitudine dopo che il mio compagno è morto da poco. Io gli ho risposto: Quando muore il nostro amato, non muore mai per sempre. Povia impara la felicità degli omosessuali", afferma Grillini con Bonolis à là Amici che va nella platea con tanto di microfono. Tocca a Sal Da Vinci con Non riesco a farti innamorare. Siamo nel tradizionale, nel classico che però arriva al cuore. Bella canzone e buona performance, con qualche imprecisione vocale di troppo. Quando mancano i quattro giovani e Katy Perry, tocca a Alexia featuring Mario Lavezzi con Biancaneve. Risale la china la manifestazione tutta dal punto di vista canoro con il brano di una invecchiatissima Alexia, che si rivela come una piacevole sorpresa ad un qualcosa che ha profondamente deluso: la kermesse.
Momento ospite internazionale: Katy Perry. Canta, febbricitante, la sua Hot 'n cold. Evvai con le stonature! Assieme a Bonolis intona la storica Don't stop me now dei grandissimi Queen, poi entra Laurenti che, prima viene baciato, poi se la porta via. Intanto, mentre sono le 00.42, non c'è traccia di un solo giovane e Bonolis legge una lettera di Alda Merini, una riflessione su Sanremo. Intanto miniscandalo: Rudy Zerbi ospite a Rai dire Sanremo della Gialappa's Band annuncia che gli eliminati sono Iva Zanicchi, gli Afterhours e Tricarico. Sarà vero?
Proposte 2009. Malika canta Come foglie scrittale da Giuliano Sangiorgi. Troppo simil Giusy Ferreri ma bellissima canzone. Dopo che la Piovan legge sul gobbo che ad esibirsi saranno "Alessia, Paolo e Scalfur", facendo una gaffe enorme, tocca ad Irene, la figlia di Zucchero con Spiove il sole. Semplicemente brutta. Tempo di Simona Molinari con Egocentrica che fa molto swing dalle prime note. Come già dicemmo, la migliore fra i giovani. E per ultimo il Riccardo Cocciante dei poveri, Filippo Perbellini, l'unico ragazzo tra i giovani. Ottima performance se non fosse per la canzone troppo banale. Si ringrazia TvBlog.it per le immagini.
IL VERDETTO
ELIMINATI TRICARICO, IVA ZANICCHI E GLI AFTERHOURS
ELIMINATI TRICARICO, IVA ZANICCHI E GLI AFTERHOURS
8 commenti:
alle 6.35 su radio italia è passata la canzone di marco carta
Ottimo lavoro!..:D
Che bello questo Festival. Ero sicura che Bonolis avrebbe fatto c0sì bene. Speriamo esca la Zanicchi. ciao!
A me già manca Baudo...sarò antico, ma senza Baudo non è Sanremo...
Bonolis come al solito bravissimo. Laurenti mi ha fatto ridere tantissimo. Benigni eccellente. ottimo esordio.
Vai Marco! Sei grandissimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alle 8 è passata di nuovo e i presentatori hanno fatto un sacco di complimenti
senza parole zerbinare fino sto punto...poveretto!!!!
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