Non sembra un momento felice per la satira, specie la satira politica in tv. Funzionano le trasmissioni di comicità pura o le parodie all'interno di un programma, ma le trasmissioni di satira, specie se connotate politicamente (per esempio su Raitre, la Dandini con una media tra il 7 e l'8% di share; o la Cortellesi con circa il 6%), non hanno ottenuto gli ascolti desiderati. Difficile valutare se si tratti di crisi temporanea (come accade ciclicamente per il varietà o il reality show) o di qualcosa di più serio. Anche perché qualche oasi felice c'è: Crozza - seppur molto di nicchia su La 7 - non se la passa male e neppure Bertolino col suo Glob.
Non si tira indietro Paola Cortellesi (stasera in onda la quarta puntata di «Non perdiamoci di vista»): ammette la sconfitta dell'Auditel e opta per una riflessione a 360 gradi: «Intanto penso che il mio sia un varietà dove c'è un po' di tutto e non un programma di satira. Poi per quanto riguarda gli ascolti io sono contenta così. Davvero. La proposta televisiva è ricchissima, il pubblico si trova a scegliere tra mille offerte. Non si fanno più gli ascolti di un tempo. È una battaglia persa concentrarsi sull'Auditel. Io lo sapevo che sarebbe andata così, il giovedì sera c'è anche Santoro e io stessa amerei seguire Annozero.
Per questo credo che non ci sia la crisi della satira politica. Quella che c'è, fa sempre bene e risveglia le coscienze». Senta ma quanto si è divertita a fare la parodia di Daniela Santanché dalla Dandini? «Io e Serena ci siamo divertite da pazzi e pure la Santanché vera si è divertita».
Di divertimento puro parla anche Michele Mozzati (della coppia Gino Miche-le): ora firma «Zelig» (dai grandi ascolti), ma per anni ha masticato satira politica realizzando una delle più belle trasmissioni di quel genere: «Su la testa» con Paolo Rossi (Raitre) nel 1992. Lui e Gino, scientemente, hanno scelto di dedicarsi alla comicità pura «senza affatto vergognarci per questo», e di abbandonare, per ora, la satira politica perché «quando non c'è la situazione oggettiva favorevole, meglio non farla».
Ne è convinto Michele: «La satira non muore, va a periodi e questo non è molto favorevole. A volte i comici diventano politici che fanno i sermoni, ma attenzione: la satira deve far ridere se no è un' altra cosa». Ma perché non è favorevole alla satira politica questo periodo? «La satira si rivolge a un certo tipo di pubblico: con quel pubblico il comico ammicca e parla male del "nemico". Ma essendo la situazione italiana molto piatta dal punto di vista culturale e politico, il pubblico che segue la satira è molto diminuito. Così pure la proposta diventa debole. E comunque, a parte qualche esempio, grande satira politica in tv non se ne è mai fatta».
La pensa così anche Antonio Ricci che in vent'anni di «Striscia» non ha risparmiato politici di destra e di sinistra (pur mantenendosi distante dalla satira vera). Sottolinea: «La satira non ha mai tirato in tv, è un affare di nicchia. Funziona all'interno di un contenitore. È così da sempre: Chiambretti cosa faceva? Quegli ascolti lì. La Dandini pure. La Cortellesi funzionerebbe all'interno di Santoro. Poi se mi dici che Sabina Guzzanti non fa più ridere, è un altro discorso...».
E chi ha diminuito un po' le prese in giro dei politici è il programma «Le Iene ». Spiega l'ideatore dello show, Davide Parenti: «Due anni fa, facemmo il test anti droga per valutare quanti politici avevano fatto uso, nelle ultime 24 ore, di sostanze stupefacenti: da allora il clima è molto cambiato attorno a noi. Contemporaneamente ci fu il pezzo di Sabrina Nobile che mostrava l'ignoranza dei politici (la Gardini non sapeva cos'è la Consob, ndr). Da lì ci siamo tagliati i rapporti col mondo politico, nessuno si fida più di noi. Del resto i politici sono molto permalosi e cercano sempre accordi, per esempio di avere prima le domande. Ma noi non facciamo accordi, mai». È il caso di dirlo: mai abbassare la guardia coi politici. Lunga vita alla satira.
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