E’ arrivata ieri notte in redazione una mail alla quale vogliamo dare il giusto spazio nell’ambito di un discorso per il quale nutriamo evidente e spassionato interesse: quello di Giochi senza Frontiere. La firma della lettera è quella di Gianni Magrin, che Scavicchia la notizia ha avuto il piacere e l’onore di poter intervistare qualche tempo fa e la notizia, sicuramente, non è delle più belle. E’ morto, infatti, Gennaro Olivieri, mitico giudice che faceva coppia fissa assieme a Guido Pancaldi. Queste le parole dello scrittore Gianni che vogliamo allegare al nostro cordoglio:
Questa sera apro la posta nel mio computer, trova due e-mail del mito giudice dei Giochi senza frontiere Guido Pancaldi. Ci eravamo sentiti qualche settimana fa per parlare di un amico in comune: il giudice inglese Mike Swann. Pensavo: forse mi voleva mandare i suoi saluti, invece trovo scritto:
Ricordando Gennaro Olivieri [Testi tratti dal Libro: Giochi senza frontiere]
Una parola in più va spesa per due svizzeri che si sono rivelati col tempo un elemento insostituibile, e rimpianto, di tutto l’apparato dei Giochi. Parliamo infatti, di Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi, i due arbitri che sono stati per anni l’emblema dei Giochi presso tutti gli ascoltatori, tanto da diventare un mito di imparzialità nell’immaginario collettivo di mezza Europa. I "gemelli terribili", "i fratelli made in Suisse": entrambi sagittari, coetanei, arbitri di hockey, coppia inscindibile e affiatatissima. Uno completava l’altro. Il primo più emotivo, superstizioso, preciso nei giochi quanto ritardatario nella vita privata; il secondo invece calmo e metodico, "con movimento di precisione al quarzo", era l’anima riflessiva, ma non troppo, di ogni puntata. Gennaro, di Neuchatel, arbitrò 200 partite internazionali di hockey, otto campionati mondiali, in particolare cinque finalissime e l’olimpiade di Innsbruck nel 1964; Guido, di Ascona, entrato ai Giochi un anno dopo nel 1966, arbitrò più di 200 tornei nazionali di hockey. Memorabili rimangono i loro ingressi ai Giochi, tra cui quello in groppa di un elefante nella puntata di Ascona: tema, evidentemente, il circo. Riportiamo con piacere un aneddoto riguardo ai giochi di Procida del 1966. In quell’occasione, a causa di alcuni disguidi tecnici, la produzione italiana non era riuscita a provvedere sufficienti stanze d’albergo per tutte le troupe. I vari presentatori italiani, per interessamento dell’infaticabile Popi Perani, furono ospitati presso alcune famiglie, si rimediò per loro qualche stanza nelle case da affittare ai villeggianti. I due svizzeri, sentitisi invece un po’ imbarazzati, fecero di tutto per trovare una stanza, nell’unico albergo dell’isola non ancora "al completo". Mettendosi d’accordo con i gestori, ottennero, non si sa come, una stanza, e la sera si vantarono di avere una "suite" addirittura con televisore in camera.
Si seppe poi, e fu motivo di dileggio per tutti i vent’anni della loro partecipazione alle gare, che la famosa stanza con televisore, era niente altro che la stanza del televisore. L’albergo, realmente al completo, non poteva offrire altra stanza che la sala dove gli ospiti si riunivano per vedere gli spettacoli. Così, dopo aver atteso a lungo che l’ambiente si liberasse, fu tirato un séparé, un cameriere montò due letti e il famoso televisore fece da comodino. La loro dote principale fu comunque quella di essere pacieri insuperabili con tutti. Basti come prova quanto accaduto a Diest (Belgio): la squadra tedesca, squalificata giustamente per errori e irregolarità in un gioco, si arrabbiò talmente che minacciò un ritiro improvviso. Anzi, il capitano stava già andando via quando "i nostri eroi", con calma e ragionando, lo convinsero ad accettare il verdetto. Così Baunatal, da ultima che era, riuscì a riacquistare fiducia in sé stessa e concluse la puntata in seconda posizione.
Questa sera apro la posta nel mio computer, trova due e-mail del mito giudice dei Giochi senza frontiere Guido Pancaldi. Ci eravamo sentiti qualche settimana fa per parlare di un amico in comune: il giudice inglese Mike Swann. Pensavo: forse mi voleva mandare i suoi saluti, invece trovo scritto:
"Carissimo Gianni, ti devi comunicare che stamattina 2 febbraio 2009 Gennaro ci ha lasciato, serenamente ed in pace. Tristi saluti. Guido"Desidero omaggiare Gennaro con la dedica che scrissi qualche tempo fa nel libro Giochi senza frontiere. Trent’anni di Giochi.
Ricordando Gennaro Olivieri [Testi tratti dal Libro: Giochi senza frontiere]
Una parola in più va spesa per due svizzeri che si sono rivelati col tempo un elemento insostituibile, e rimpianto, di tutto l’apparato dei Giochi. Parliamo infatti, di Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi, i due arbitri che sono stati per anni l’emblema dei Giochi presso tutti gli ascoltatori, tanto da diventare un mito di imparzialità nell’immaginario collettivo di mezza Europa. I "gemelli terribili", "i fratelli made in Suisse": entrambi sagittari, coetanei, arbitri di hockey, coppia inscindibile e affiatatissima. Uno completava l’altro. Il primo più emotivo, superstizioso, preciso nei giochi quanto ritardatario nella vita privata; il secondo invece calmo e metodico, "con movimento di precisione al quarzo", era l’anima riflessiva, ma non troppo, di ogni puntata. Gennaro, di Neuchatel, arbitrò 200 partite internazionali di hockey, otto campionati mondiali, in particolare cinque finalissime e l’olimpiade di Innsbruck nel 1964; Guido, di Ascona, entrato ai Giochi un anno dopo nel 1966, arbitrò più di 200 tornei nazionali di hockey. Memorabili rimangono i loro ingressi ai Giochi, tra cui quello in groppa di un elefante nella puntata di Ascona: tema, evidentemente, il circo. Riportiamo con piacere un aneddoto riguardo ai giochi di Procida del 1966. In quell’occasione, a causa di alcuni disguidi tecnici, la produzione italiana non era riuscita a provvedere sufficienti stanze d’albergo per tutte le troupe. I vari presentatori italiani, per interessamento dell’infaticabile Popi Perani, furono ospitati presso alcune famiglie, si rimediò per loro qualche stanza nelle case da affittare ai villeggianti. I due svizzeri, sentitisi invece un po’ imbarazzati, fecero di tutto per trovare una stanza, nell’unico albergo dell’isola non ancora "al completo". Mettendosi d’accordo con i gestori, ottennero, non si sa come, una stanza, e la sera si vantarono di avere una "suite" addirittura con televisore in camera.
Si seppe poi, e fu motivo di dileggio per tutti i vent’anni della loro partecipazione alle gare, che la famosa stanza con televisore, era niente altro che la stanza del televisore. L’albergo, realmente al completo, non poteva offrire altra stanza che la sala dove gli ospiti si riunivano per vedere gli spettacoli. Così, dopo aver atteso a lungo che l’ambiente si liberasse, fu tirato un séparé, un cameriere montò due letti e il famoso televisore fece da comodino. La loro dote principale fu comunque quella di essere pacieri insuperabili con tutti. Basti come prova quanto accaduto a Diest (Belgio): la squadra tedesca, squalificata giustamente per errori e irregolarità in un gioco, si arrabbiò talmente che minacciò un ritiro improvviso. Anzi, il capitano stava già andando via quando "i nostri eroi", con calma e ragionando, lo convinsero ad accettare il verdetto. Così Baunatal, da ultima che era, riuscì a riacquistare fiducia in sé stessa e concluse la puntata in seconda posizione.
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