Manca ancora un pò di tempo, affinchè questo blog possa raggiungere il suo primo anno di vita. In ogni caso, nonostante la sua giovane età, il gradimento da parte dell'immenso popolo di internet è stato un crescendo, permettendomi di essere non poco felice e soddisfatto. Finora questa avventura mi vedeva da singolo protagonista ma, come è giusto che sia, bisogna rendere questo blog sempre più variopinto, nelle idee e negli argomenti e nelle opinioni; ecco quindi "spuntare" un altro autore, ElBarto, che sicuramente apprezzerete. La famiglia di Scavicchia la Notizia si è ampliata, e da parte mia, non posso che fare un immenso "in bocca al lupo!" al mio nuovo "collega" per questa nuova e coraggiosa avventura! Expedit
Sempre più spesso la televisione italiana fa a meno delle abili e capaci menti che l’hanno resa conosciuta e famosa in tutta la nostra penisola per ricorrere a quello che è oggetto di discussione di molti critici dello spettacolo: il format. Una volta venduto lo stesso, è compito dei vari autori o di apposite factory declinarlo al punto tale che esso assuma caratteristiche che lo possano rendere gradito agli occhi del pubblico. In realtà questo è un compito nato in un secondo momento, sia per quanto riguarda autori televisivi, primariamente ideatori, creatori di differenti trasmissioni, e delle factory stesse, il cui ruolo è per sommi capi il medesimo, non appena diveniva riconosciuta la diffusione sempre maggiore di una sorta di dipendenza, di sudditanza dai format.
Un compito, quello dell’adattamento a partire da quelli che sono i gusti degli italiani, di una trasmissione, che non sempre ha una buona riuscita, una ciambella che non sempre esce con il buco. E in questo caso cosa succede? Rispondere a questo quesito, ad onor del vero, così complicato non è, anche alla luce di ciò che quotidianamente avviene sotto i nostri occhi quando ci apprestiamo a seguire soprattutto qualche quiz o qualche reality show, generi vittima del sovvertimento delle regole in corso d’opera, del “salviamo il salvabile” . Sì, perché ciò rappresenta l’unico modo con cui si tenta di riparare qualcosa che non ha avuto successo. Assistiamo quindi ad un reality dove contadini e vallette che dovevano lavorare a braccio gli uni con le altre si trovano, senza spiegazioni alcuna, coinvolti in una confronto perché resisi conto che i loro sono due mondi sono in perfetta antitesi. Vediamo un quiz dove l’intento era puntare, come nei migliori casinò dove l’azzardo e il rischio sono all’ordine del giorno, su massimo 7 numeri su 25 per provare ad aggiudicarsi un nutrito montepremi e che dopo neanche due settimane di messa in onda mostra ai telespettatori un tabellone con più caselle gialle, che assicurano la vittoria finale, che nere. E gli esempi che si potrebbero fornire sono tanti, davvero tanti.
La domanda sorge spontanea: ma che senso ha tutto ciò? Insomma, se i telespettatori dimostrano un netto rifiuto nei confronti di una determinata trasmissione, perché cambiarne parzialmente la struttura? Ciò porta, come dimostrato dai dati Auditel, all’allontanamento di una porzione di quel pubblico che, seppur ridotta, segue la trasmissione e, di conseguenza, raramente ad una inversione di rotta, con un eventuale incremento della stessa. E’ forse la paura di dovere chiudere i battenti e di non pagare più chi lavora dietro le quinte e colui che mette la faccia nel progetto o l’ostinazione nel non voler buttare via un qualcosa costato fior di quattrini oppure, magari, è un inutile alimentare una vana speranza? Queste le uniche riflessioni conducibili da normale telespettatore dell’attuale mezzo televisivo italiano. Il nesso tra questi interrogativi e l’acquisizione di format stranieri è ritrovabile nel momento in cui show “autoprodotti” - ciò che viene ideato da italiani per italiani per assurdo è tale - quando vanno male, abbassano le serrande (citofonare Boldi-Cuccarini nel caso de “La sai l’ultima?”, per averne un esempio), nel silenzio più totale. A questo punto credo sia meglio, dato che è una probabilità sempre alta il floppare, richiamare attorno a sé quelle valide menti per disegnare qualcosa che quel rischio sappia affrontarlo e, perché no?, superarlo e non sperperare così il budget messo a disposizione dalla rete. I critici, poi, avranno altro di cui (s)parlare. Ricordando che, tanto, di 50-50 , di Uno, due, tre… Stalla!, di Jackpot il telespettatore medio italiano, annesse le modifiche successivamente apportate allo "scheletro" originario, non si ricorderà in un futuro neanche troppo lontano. Questo, almeno, è insovvertibile.
6 commenti:
Ottimo lavoro Bartolino!
Bellissimo post!
In effetti il problema è questo. Ci si ostina a comprare di tutto dall'estero, lo si cambia lo si modifica...
E lo si modifica senza alcuna logica. JackPot è stato stravolto senza senso, senza alcuna logica, cercando di dargli quel pizzico di Affari Tuoi, nella speranza che "l'elisir AffariTuoi" possa salvare tutto e tutti. Eppure FattoreC avrebbe dovuto dare qualche lezione....
BRAVO BARTO!!
come format la botola fa schifo
è uguale alla corrida
VERO. HANNO ROVINATO JACKPOT
Grazie, Boris :)
Sono felice di poter contribuire, nel mio piccolo, alla scrittura di questo blog con post che possano dare inizio a qualche piccola riflessione che, a loro volta, possano dare origine a dibattiti e scambi di opinioni :) Spero di fare un buon lavoro e di meritarmi tutta la fiducia che hai per me: non voglio rivelarmi un cattivo investimento! :)
ahahah..Bartolino!..:D
Sicuramente farai un buon lavoro, come d'altronde stai già facendo..:D
Nel caso di cattivo investimento, non ci metto niente a toglierti di mezzo..ahahahahahha...:D
Non accadrebbe mai, oramai fai parte della squadra e della famiglia..:D
d'altronde siamo sempre stati "fratelli"..:D
infatti spesso vengono comprati format e trasmissioni che sono poi molto brutte. sicuramente autori italiani potrebbero fare di più.
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