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venerdì 11 luglio 2008

PREMIUM PRIMA, MEDIASET POI: IL MISTERO DELLE ANTEPRIME

«Premiati quando vuoi» recita lo slogan di Mediaset Premium, la prima piattaforma pay per view, ovvero di quelle che subliminalmente ti impongono di sganciare per guardare, tutta italiana che non richiede la sottoscrizione di un determinato abbonamento per fruire delle opportunità che la stessa azienda mette a disposizione. Una grande novità sul mercato italiano e peculiarità che la differenzia ineccepibilmente dal colosso Sky firmato Murdoch i cui servizi, che variano dalle news al cinema passando per lo sport, hanno comunque un loro rispettabilissimo prezzo, che di anno in anno lievita un po', alleggerendo, impercettibilmente, il portafoglio dei suoi tanti utenti. Totalmente diverso, invece, il ragionamento messo in atto dalle menti assoldate da Pier Silvio Berlusconi a partire dal freddo Gennaio 2005 dato il quale, nel modo più easy adottabile, un semplice passaggio dei liquidi in virtuali su un’apposita tessera, paghi solo ciò che vedi. Sorvolando sul quanto versi per godere dei vari servizi, è proprio su questi ultimi che la nostra lente d’ingrandimento vuole focalizzare l’attenzione e puntualizzare qualcosa in più.

Calcio in primis, come principale fonte di danaro da parte dei consumatori Premium - è notizia di poche ore fa che la nuova offerta ha ricevuto un numero di chiamate superiore ai 2 milioni in neanche sette giorni - gestito in maniera superba con vari accorgimenti che strizzano l’occhio alla piattaforma frutto dell’unione dei vecchi TELE+ e Stream Tv, come il commento alle partite non ufficiale fornito da tifosi ad hoc, ma anche reality show, come la diretta ininterrotta del Grande Fratello, tanto cinema, che trova la sua dimensione ideale in questo tipo di piattaforme, e serie, telefilm e da poco anche fiction in esclusiva e in prima tv assoluta. Purtroppo, però, la messa in onda di questi ultimi non è limitata alla sola Mediaset Premium e trova, irrimediabilmente, ulteriore sbocco sulle reti commerciali dell’azienda. E’ così che Dr House, prima che venisse annunciato in pompa magna il suo ritorno su Canale 5, passa prima per Joi, così come allo stesso modo accade per I Liceali, che hanno seguito lo stesso ed identico destino. Il tutto potrebbe essere letto sotto un’ottica puramente commerciale, cercando di fornire valide motivazioni per le quali l’adottare tale tipo di scelta è quantomeno giustificato da particolari risultati o chi per essi. Tuttavia ciò non vi è. Se, infatti, adoperassimo strumenti grezzi come gli altrettanto grezzi e puri numeri Auditel sono, ci renderemmo conto di quanto sia deleteria tale mossa. Non ci discostiamo molto, e prendiamo in esame i due esempi sopra forniti. Nel primo caso, il burbero Gregory House «diventato medico per curare le malattie, non i malati» alla sua quarta stagione non ha ottenuto i risultati sperati, non bissando così i record ottenuti nell’autunno 2007. Fissi nella palude del 17%, raramente superata, i primi episodi ottengono share e valori assoluti tali da rimpiangere la scelta di “esiliarlo” da Italia1. In realtà, potrebbero essere fornite anche altre giustificazioni, come la nuova collocazione mai apprezzata dal grande pubblico, ovvero l’access domenicale, e un maltrattamento riservato alla serie statunitense insolito: ma questo è un altro paio di maniche. Nel secondo esempio, risulta lampante ed evidente come la messa in onda anticipata sullo stesso canale a pagamento, Joi, abbia frenato le alte ed indiscusse potenzialità della fiction che non è potuta andare oltre un risicato 20% di media.

Ciò che si chiede è perché questo avvenga, ma da comuni appassionati del tubo catodico risposta esita a venire. Se la priorità maggiore è, come spesso ricordato, riservata alle tre grandi reti della Tv commerciale, perché amputare parte delle capacità effettive dei suoi prodotti anticipandone la trasmissione? Non regge, a questo proposito, l’attenuante per la quale il pubblico del digitale terrestre è pur sempre ristretto, anche perché siamo nel 2008 e, non appena terminata la visione di un prodotto, quest’ultimo è rinvenibile su tanti e tanti altri lidi. Coloro che ricorrono a tale espediente non sono così pochi da contarsi sulle dita di una mano e sommando gli uni agli altri, una buona percentuale di pubblico potenziale è andato perso. Chi, in questa visione, ne risulta sconfitto sono i dirigenti dei piani alti che devono tenere testa ai pubblicitari che hanno investito su quei contenuti che non garantiscono ciò che primariamente è promesso. Un percorso, quindi, del tutto spiazzante. Classico esempio di corsa persa in partenza. Eppure, le nuove vicende dei non più sempreverdi R.I.S. e le lezioni dei vivaci Liceali verrano, chi per la prima, chi per la seconda volta, incredibilmente anticipati. E proprio ieri è iniziata la messa in onda della fiction che vede protagonista Castellitto, 'O professore, che non trova modo di essere trasmessa su Canale 5 da circa un anno.

Anomalo
, quindi, il tutto, quasi come se fosse imposto, anche perché non è che la fiction di Flaherty abbia brillato alla sua quarta serie e in questo caso sembra quasi naturale prepararsi alla celebrazione del de profundis. Quali le dinamiche che muovono queste ardite scelte e che sconvolgono i palinsesti commerciali, essendo questi fatti da prodotti già conosciuti, quasi come se replicati? Mistero. Intanto, seguiamo l'esempio dello slogan e premiamoci un po’ (ma con cosa, poi?).

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