Leggendo e rileggendo le varie interviste che Massimo Donelli, direttore di Canale5, ha rilasciato in questi anni, mi sorge un dubbio. E la cosa interessante è che il dubbio è sempre lo stesso. Un dubbio che si conferma, si consolida, si articola, basandosi interamente sul contrasto esistente ed innegabile tra ciò che leggo e ciò a cui assisto da semplice telespettatore. Dopo aver trascorso molti anni da direttore di TvSorrisieCanzoni, provocando una piacevole e necessaria ventata di novità e rinnovamento, Massimo Donelli è stato chiamato a dirigere la rete ammiraglia di Cologno Monzese. Strabilianti ma forse prevedibili le tante contraddizioni che Massimo Donelli ha messo in atto sin ad ora. A conferma del vecchio quanto veritiero detto recitante "tra il dire ed il mare, c'è di mezzo il mare (o lo share?)", dopo aver consumato aver editato tantissimi editoriali di condanna, nei confronti del mancato rispetto nei confronti del telespettatore, e di quanto il piccolo schermo fosse realmente lontano dalle esigenze del grande pubblico, eccolo destreggiarsi tra interviste ed opinioni, ardite e poco coerenti. Un coraggio dimostrato soprattutto nel momento in cui, ogni qualvolta l'argomento viene fuori, tende ad esaltare la totale assenza di concorrenza tra la televisione privata e quella pubblica. Basta ricordare quanto dichiarato in un recente passato, in questa intervista:
"Smontiamo il primo luogo comune sulla guerra degli ascolti: facendo la tv commerciale noi non abbiamo concorrenti. Perché la Rai fa o dovrebbe fare il servizio pubblico e Sky ha la sua leva principale di ricavi negli abbonamenti. Nonostante quello che si scriva e si dica, non esiste nessuna forma di competizione tra RaiUno e Canale 5."
Un colpo di sole in pieno inverno? No, a quanto pare, visto che la stessa idea è confermata dalle ancora più recenti esternazioni del simpatico direttore genovese, in questa ulteriore intervista:
«Approfitto della domanda per ripetere ancora una volta che non esiste concorrenza tra Canale 5 e Raiuno.Canale 5 è una tv commerciale che ha come obiettivo la leadership sul target 15 – 64 anni e che ha come unica fonte di ricavo la pubblicità, a differenza della Rai che ha il canone e di Sky che ha l'abbonamento».
Ebbene si, ancora una volta Massimo Donelli ha ribadito coerentemente, ma in maniera paradossalmente del tutto incoerente, la sua idea. Dove ritrovo questa incoerenza? Beh, basta mettersi nei panni del comune telespettatore mediamente interessato alle vicende del piccolo schermo ed, semplicemente guardare, i comportamenti degli addetti ai lavori. Variazioni, controprogrammazioni all'ultimo minuto, traslochi di programmi, sfori selvaggi onde evitare di perdere la minima percentuale di share. Vi sembra questo il comportamento di una rete del tutto indipendente dalla concorrenza? Lungi da me pensare che tale discorso sia veritiero per RaiUno o Viale Mazzini in generale. L'aria di concorrenza tira eccome. Perchè nascondersi dietro un dito? Perchè palesare questa maschera di cera del "target attivo", che si scioglie al primo tepore di realismo, per cercare di differenziare due offerte che, diciamoci la verità, appaiono sempre più simili. Palinsesti letteralmente a specchio per due reti, RaiUno e Canale5 che, (più la seconda che la prima) dichiarano una propria indipendenza reciproca, in cui nessuno crede.
Ammettendo che sia vero, come si spiegano i suddetti continui cambi di programmazione. Come è decifrabile il voler, a tutti i costi, dichiarare vittorie e vinti nei surreali comunicati stampa che ogni mattina Rai e Mediaset "sfornano" come barzellette pronte da gustare? Perchè un confronto se non vi è alcuna concorrenza? Perchè un paragone se non vi è alcun interesse?
Il discorso di Massimo Donelli, o di qualunque altro ripeta le stesse parole, è un castello di carte. Un castello che cade al primo refolo, seppur leggero, leggiadro e dotato di poca forza. Una minima analisi dei continui "piani di guerra" smontano una qualsiasi "dichiarazione di indipendenza". Come si spiegano, in questo frangente, i continui sbandieramenti che Maurizio Costanzo prima, e Paola Perego dopo, realizzavano nell'incipit di Buona Domenica per esaltare la vittoria del C'è Posta per Te di Maria De Filippi? Come è possibile allora giustificare un Massimo Giletti che gongola non appena il suo "termometro di share" segna qualche grado superiore a quello della concorrenza. E' fuori di senno Carlo Conti quando ringrazia il suo pubblico, grazie al quale ha la raggiunto la "vittoria"? Perchè, a fasi alterne, Canale5, decide di controprogrammare o meno la kermesse canora di Sanremo, e soprattutto perchè tale periodo non è considerato al fine del bilancio stagionale? L'indipendenza vale sempre, o è a targhe alterne?. Tanti sono i discorsi per cui, anche addetti ai lavori, parlano di vittorie ma soprattutto di concorrenza, al posto di termini più generici come "soddisfazione" o "proposte alternative". Cosa dobbiamo trarre come conclusione? Che forse questa idea della totale libertà è insita nella sola mente del direttore Massimo Donelli?
6 commenti:
> Ale 93
Scusa Ex l'OT.
quando ti connetti all'altro blog puoi chiedere a Share il motivo per cui mi ha bannato...???
Io non capisco vermamente... Io che non centro niente in tutti quei discorsi di Massi, Master e compagnia mi banna a me...
Grazie mille in anticipo.
seguiro' la vicenda su Tv Blog...!
Donelli ha ragione: non c'è concorrenza tra Canale 5 e Raiuno, perché seguono le direttive dallo stesso burattinaio. Non hai notato che la controprogrammazione è inesistente? Io ne parlai ancora qualche mese fa...
io credo alle parole di donelli se un'impresa vende dei prodotti in questo caso sono programmi televisivi si impone anche la mission da aggiungere del businness che in questa caso è il pubblico tra i 15 e 64 anni.
Ale93
mi spiace di non averti potuto aiutare, ma oggi non ero presente sul blog. Spero che i tuoi problemi siano risolti, altrimenti fammi sapere..:)
Diego
io adoro parlare della televisione indistintamente dalla politica. Altrimenti si termina in un turbinio di prese di posizioni e convinzioni, da cui è difficile uscire.
E così è sempre accaduto in questo blog, e ne è perfettamente consapevole anche il mio collaboratore-amico ElBarto.
Ed in questo caso vale ancora di più il discorso. Donelli ne fa un discorso generale, quindi anche retroattivo a situazioni politiche ben diverse da questa attuale.
Il discorso da me affrontato è meramente televisivo. Parlare di "non concorrenza" per due reti che da sempre si confrontano, per me è un quanto di più vicino al vaporoso. A volte ci si nasconde dietro ad un dito, quando poi la situazione televisiva è nota a tutto.
Anonimo
il discorso da te affrontato ha perfettamente ragione di esistere. Ma ti posso garantire che, spulciando tutta la cronaca televisiva, passata, recente e futuro, il confronto e la concorrenza è un concetto insito in tutti.
Perchè nascondere quanto è più evidente, pubblico e palese?
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