Parlare di scuola, in televisione, oggigiorno risulta abbastanza semplice sia nel dirsi quanto nel farsi, soprattutto per ciò che riguarda parte del lavoro svolto da alcuni telegiornali. Un paio di video prelevati da Youtube raffiguranti scene non propriamente giustificabili per essere state girate in ambiente scolastico, la maggior parte dei quali sono riprese di atti vandalici o di bullismo, fenomeno che appare sempre più come mediatico, commerciale piuttosto che insito nella sfera sociale giovanile quotidiana, sottofondo musicale drammatico, pesante e straziante, voce spezzata dal dolore, sull’orlo di una crisi di pianto, del cronista di turno ed ecco che, in men che non si dica, è pronto il nuovo servizio tale che possa parlare di scuola e allo stesso tempo coprire un lasso di tempo per arrivare a fine edizione. Sottolineo: parlare di scuola. Proprio per questo, viene commesso un errore tale che il parlare di è purtroppo scambiato per ciò che è vero e per ciò che avviene sempre, senza possibilità di accettare sbocchi differenti o verità altre. C’è una differenza, tanto sottile quanto netta, alla quale spesso non è data importanza né, tantomeno, significato. Quella tra il parlare e il narrare. Apparentemente sembra non esserci tutta questa distinzione, rinvenibile, poi, nel momento in cui questa è rimarcata ed evidenziata, mediante un opportuno paragone. Se i vari Studio Aperto, Tg2, Tg5 e tutta la schiera di telegiornali a seguire, dipingono la realtà scolastica odierna sempre e solo come quella costituita da ragazzi fannulloni, ignoranti e che escono facilmente fuori di senno, come contraltare, sull’altro piatto della bilancia, c’è una fiction, una delle più apprezzabili dell’ultimo periodo, che della scuola, del liceo e delle sue dinamiche fa suoi protagonisti: I Liceali.
Una fiction alla quale va, assolutamente, questo merito: narrare, raccontare di una realtà tanto intricata e complessa quanto difficilmente raggiungibile nel suo cuore con due telecamere e quattro attori, senza scadere mai in una sciatta mediocrità e facile banalità. Questa, con protagonisti principali, a parte i ragazzi, capisaldi per quanto riguarda l’intrecciarsi delle varie vicende, due reduci del glorioso X Tuscolano, ovvero Giorgio Tirabassi e Claudia Pandolfi, ha presentato, a parte la consueta linea orizzontale, colonna portante di tutta la serie, quale la liaison, a tratti comica, tra i due prof, l’analisi di varie tematiche, compiuta in ogni loro possibile sfaccettatura, tale da rendere gli episodi, sei per la prima stagione, come film a sé - e ciò non è un caso, visto che in regia sedeva Lucio Pellegrini -. Tematiche che vanno dall’affrontare, con gli occhi e con l'animo di un adolescente, il passaggio dal vivere una realtà piccola, come può essere quella di un paesino, all’affrontarne una diversa, più grande, più importante, più imponente, com’è quella della grande metropoli romana, alla scoperta del sesso, sia con le ovvie conseguenze che può portare se vissuto in maniera non sicura, ovvero il trovarsi incinta a 16 anni, sia col dilagare della sua piega commerciale e sporca che lo porta ad essere motivo di arrivo, di successo fra i giovani. Dall’esplorazione - complimenti per il coraggio, dato che, ancora oggi, sia ancora trattato come un tabù – del mondo e, più specificamente, dell’amore omosessuale all’ispezione, mai scontata, dell’universo dei ragazzacci, quello legato al bullismo di cui sopra. Senza mai tralasciare e mettere da parte l’ambiente che fa da sfondo a tutte queste vicissitudini: la scuola. Interrogazioni, compiti in classe, professori che nel migliore dei casi mettono tre sul registro e quant’altro tra un amore, una risata, ed un attimo di tensione. Non mancano le risate: dalla goffaggine del professore d’italiano, alla sempre maggiormente ricordata gita, con annessi e connessi. Il tutto raccontato in un modo mai pesante e mai noioso ma, anzi, tale da fare appassionare e specchiare chi al giorno d’oggi è protagonista di questa realtà e fare ricordare gli andati e spesso ricordati tempi del liceo e far nascere un confronto tra una volta ed oggi. Il merito, come già detto, è quello relativo al penetrare in una sfera enigmatica senza mai intaccarla, riuscendo a presentarla proprio così come è. Certo, a tratti è romanzata ed è anche spiegabile perché è pur sempre un telefilm e non un documentario o un reportage, ma mai fantascientifica.
Purtroppo, a livello d’ascolti non ha fatto il botto: partita con un ascolto più che discreto per essere nel bel mezzo di maggio, ovvero quasi 5.5 milioni di telespettatori per un buon 22% di share, chiude con circa un milione e 4 punti percentuali in meno, con una media che sfiora il 20%. Molteplici possono essere le giustificazioni al caso, che vanno dall’essere stata mandata in onda prima su Mediaset Premium che in chiaro arrivando al fatto che sia stata trasmessa a maggio, quando sta per iniziare la bella stagione e parte degli alunni, quelli veri, è ancora dedito a stare fino a tarda sera sui libri per cercare di riparare qualche birichinata quadrimestrale. Ciononostante, per la gioia di chi ha amato le avventure del professor Cicerino e di sua figlia Elena, della professoressa Sabatini, e dei vari Rizzo, Campitelli, Cook, Lucia, Jasmine ed amici, ci sarà modo di seguire il seguito delle stesse, dato che sono da poco iniziate le riprese della seconda stagione, che molto probabilmente, ancora una volta, approderà verso gennaio/febbraio prima su Premium per poi arrivare, a primavera inoltrata, su Canale 5. Onore al merito e al coraggio di aver raccontato cosa sia la scuola oggi, non ricorrendo solamente alle immagini di schiaffi e pugni, come si è soliti fare.
Una fiction alla quale va, assolutamente, questo merito: narrare, raccontare di una realtà tanto intricata e complessa quanto difficilmente raggiungibile nel suo cuore con due telecamere e quattro attori, senza scadere mai in una sciatta mediocrità e facile banalità. Questa, con protagonisti principali, a parte i ragazzi, capisaldi per quanto riguarda l’intrecciarsi delle varie vicende, due reduci del glorioso X Tuscolano, ovvero Giorgio Tirabassi e Claudia Pandolfi, ha presentato, a parte la consueta linea orizzontale, colonna portante di tutta la serie, quale la liaison, a tratti comica, tra i due prof, l’analisi di varie tematiche, compiuta in ogni loro possibile sfaccettatura, tale da rendere gli episodi, sei per la prima stagione, come film a sé - e ciò non è un caso, visto che in regia sedeva Lucio Pellegrini -. Tematiche che vanno dall’affrontare, con gli occhi e con l'animo di un adolescente, il passaggio dal vivere una realtà piccola, come può essere quella di un paesino, all’affrontarne una diversa, più grande, più importante, più imponente, com’è quella della grande metropoli romana, alla scoperta del sesso, sia con le ovvie conseguenze che può portare se vissuto in maniera non sicura, ovvero il trovarsi incinta a 16 anni, sia col dilagare della sua piega commerciale e sporca che lo porta ad essere motivo di arrivo, di successo fra i giovani. Dall’esplorazione - complimenti per il coraggio, dato che, ancora oggi, sia ancora trattato come un tabù – del mondo e, più specificamente, dell’amore omosessuale all’ispezione, mai scontata, dell’universo dei ragazzacci, quello legato al bullismo di cui sopra. Senza mai tralasciare e mettere da parte l’ambiente che fa da sfondo a tutte queste vicissitudini: la scuola. Interrogazioni, compiti in classe, professori che nel migliore dei casi mettono tre sul registro e quant’altro tra un amore, una risata, ed un attimo di tensione. Non mancano le risate: dalla goffaggine del professore d’italiano, alla sempre maggiormente ricordata gita, con annessi e connessi. Il tutto raccontato in un modo mai pesante e mai noioso ma, anzi, tale da fare appassionare e specchiare chi al giorno d’oggi è protagonista di questa realtà e fare ricordare gli andati e spesso ricordati tempi del liceo e far nascere un confronto tra una volta ed oggi. Il merito, come già detto, è quello relativo al penetrare in una sfera enigmatica senza mai intaccarla, riuscendo a presentarla proprio così come è. Certo, a tratti è romanzata ed è anche spiegabile perché è pur sempre un telefilm e non un documentario o un reportage, ma mai fantascientifica.
Purtroppo, a livello d’ascolti non ha fatto il botto: partita con un ascolto più che discreto per essere nel bel mezzo di maggio, ovvero quasi 5.5 milioni di telespettatori per un buon 22% di share, chiude con circa un milione e 4 punti percentuali in meno, con una media che sfiora il 20%. Molteplici possono essere le giustificazioni al caso, che vanno dall’essere stata mandata in onda prima su Mediaset Premium che in chiaro arrivando al fatto che sia stata trasmessa a maggio, quando sta per iniziare la bella stagione e parte degli alunni, quelli veri, è ancora dedito a stare fino a tarda sera sui libri per cercare di riparare qualche birichinata quadrimestrale. Ciononostante, per la gioia di chi ha amato le avventure del professor Cicerino e di sua figlia Elena, della professoressa Sabatini, e dei vari Rizzo, Campitelli, Cook, Lucia, Jasmine ed amici, ci sarà modo di seguire il seguito delle stesse, dato che sono da poco iniziate le riprese della seconda stagione, che molto probabilmente, ancora una volta, approderà verso gennaio/febbraio prima su Premium per poi arrivare, a primavera inoltrata, su Canale 5. Onore al merito e al coraggio di aver raccontato cosa sia la scuola oggi, non ricorrendo solamente alle immagini di schiaffi e pugni, come si è soliti fare.
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