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sabato 12 luglio 2008

ALESSANDRO CECCHI PAONE UGUALE SCIENZA IN TV: UN'EQUAZIONE DIVENUTA INACCETTABILE

Alzi la mano chi non ha mai seguito neanche una puntata della famosissima Macchina del Tempo, il programma di divulgazione scientifica condotto anni fa dal giornalista Alessandro Cecchi Paone. Qualità dei servizi e documentari di approfondimento realizzati in maniera estremamente coinvolgente fecero del programma uno dei maggiori successi di Rete4. E alzi la mano chi non ricorda la candidatura del programma ai Telegatti del 2001 che però non vide riceversi il tanto agognato premio, con conseguente sfuriata ai limiti della decenza e del decoro televisivo. Le ceneri del programma, comunque, gettarono le basi per la formazione di un canale ispirato ad esso, che trova tutt’oggi spazio sulla piattaforma Sky, nella sezione tutta adibita alla cultura in generale, dal nome MT Channel, il cui direttore, neanche a dirlo, è lo stesso Cecchi Paone. Quest’ultimo, però, è da un po’ di tempo a questa parte che svolge un ruolo meno istituzionale nel mondo della Tv con tanto di superamento di quelli che sono alcuni limiti resi tali dal come un personaggio, in generale, si pone, sin dalla sua comparsa, nei confronti del pubblico.

Facciamo un piccolo passo indietro. Poco fa abbiamo ricordato una delle pagine peggiori, e al contempo conosciute, della storia della Tv contemporanea. Quella che ipoteticamente avrebbe dovuto rappresentare una semplice contestazione, tra l’altro anche giusta e riconosciuta, si trasformò in una squallida e poco educata pretesa di estromissione del reality dalla categoria “Cultura e costume”. Non è qui che però vuole essere sottolineata l’attenzione. Ma è necessario dire che da quel punto in poi si può azzardare a dire che il conduttore romano è divenuto, partendo dal suo passato, irriconoscibile. E non possiamo neanche parlare della semplice evoluzione del personaggio, proprio per quello che si è arrivati a fare e a dire negli ultimi tempi. Un Cecchi Paone, quindi, che da quel punto si proclama principale difensore della schiera anti-reality.

Volutamente omettendo ciò che ha a che fare con la sua sfera privata, seppur non sia definibilein questo modo per l’ostentazione e per la volontà di non renderla mai veramente tale a partire da dichiarazioni rilasciate, l’ex divulgatore scientifico nel 2006 è conduttore di Open Space in onda su Gay.Tv, una sorta di salotto che gode dei riflessi del genere reality per il racconto delle proprie storie da parte dei protagonisti. Chiusa successivamente una breve parentesi come conduttore di quiz, esperienza fallimentare su tutti i fronti, in particolare di Azzardo, un vecchio gioco d’accesso di Italia1 e prima ancora di RaiUno (il cui accostamento Paone-Italia1 è ancora oggetto di studio della comunicazione attuale), nel 2007 è, incredibile dictu, concorrente di un reality show, L’Isola dei Famosi, per la precisione. Per non essere tacciato di incoerenza, affermerà che partecipa per un modo nuovo e divertente di fare divulgazione. Ho già in mente il termine: edu-reality. Chi ha seguito la quinta edizione svoltasi in Honduras, sa benissimo come è andata a finire e se gli obiettivi e gli intenti sono stati veramente rispettati. Dopo cinque settimane appena, per mancanza delle tecnologie divenute parte integrante della sua esistenza (?), il conduttore lascerà le scene, almeno con questa motivazione. Ultima apparizione registrata come conduzione di un programma appartenente al genere dell’intrattenimento, Scommettiamo Che…?, al fianco di Matilde Brandi, per il cui taglio del nastro di partenza, annuncia che le scommesse avranno a che fare con leggi fisiche, matematiche e scientifiche, che saranno spiegate da me in quanto divulgatore. Come se gettare su di un tronco di un albero delle freccette a mo’ di scaletta per salvare un gatto posto all'estremità dello stesso o riconoscere con il movimento dei pettorali quale canzone sia diffusa in studio abbia a che fare con la scienza.

Di pochi giorni fa l’ennesimo colpo di coda, in un singolare racconto rilasciato per Il sole 24 ore, con cui lo stesso inneggia ad un ritorno del mestiere di scienziato in tv. Ecco il pezzo, riportato da Digital Sat Magazine:
"Fa paura lo scienziato in tv" titolava l'inserto Domenica del Sole 24 Ore del 6 luglio. È talmente vero che di scienza in tv non ce n'è proprio più. Basta dare un'occhiata ai vari palinsesti. Dopo 10 anni di successi e di meritevole, perché non obbligatorio, servizio pubblico divulgativo, Mediaset ha sospeso i viaggi della «Macchina del Tempo».La 7, come è noto, è in ristrutturazione. In tempi estivi tropicalizzati nessuno in Rai propone spiegazioni articolate sul clima che cambia. «Gaia» e «Terzo Pianeta» infatti non sono in onda. Altrove si parla di Ufo e di miracoli. Resiste invece la famiglia Angela, ma attenzione ai sommari delle trasmissioni. La fanno da padroni animali, storia e archeologia. I quark sono rimasti nel titolo, di spazio per il futuro e la tecnologia ne rimane poco.Sono mesi che propongo di dare una rubrica televisiva a Umberto Veronesi, per la cui fondazione lavoro, perché racconti da par suo le novità prodotte dalla ricerca in tutti i campi. Ora è anche senatore, ma non c'è verso. Sembra un secolo fa quando Fabio Fazio portò a Sanremo il premio Nobel Renato Dulbecco, fra scetticismi e ironie. Eppure il motivo di quella presenza era così evidente: la mentalità scientifica può diventare cultura popolare solo se passa attraverso i grandi appuntamenti della tv generalista. Perché è vero che oggi qualcosa di buono c'è su Sky, e do il mio contributo col canale che dirigo. Ma bisogna abbonarsi, e poi le logiche dei palinsesti tematici difficilmente consentono di stare sull'attualità scientifica. Allora che cosa fare?Intanto non stupirsi se siamo precipitati sotto l'1% del Pil speso in ricerca, se siamo in coda nelle classifiche della diffusione di internet e computer, se è facile scatenare le piazze contro termovalorizzatori, ogm e alta velocità. Come potrebbe essere altrimenti visto che non appartengono al comune sentire, in quanto assenti dal lessico e dai contenuti della tv di massa, l'approccio empirico alla realtà basato sul calcolo costi/benefici, e su valutazioni statistiche e probabilistiche?Ma tant'è: gli scienziati hanno imparato anche a fare spettacolo con le avventure della conoscenza; il pubblico ci sarebbe, eccome! Ho visto migliaia di diciottenni fare la "ola" per Margherita Hack. Il Paese avrebbe bisogno di non allevare solo aspiranti cantanti e ballerini. Ma chi dirige le tv non sente ragioni. Senza, apparente, ragione.
Ecco, proprio quest’ultima dichiarazione sembra rappresentare la goccia che fa traboccare un vaso fatto di sola incoerenza, della carenza di un etica autoimpostatasi. Se poi alcuni rumours parlano di un suo avvento come inviato dell’imminente nuova serie del reality di RaiDue, ecco che sempre più forte si ascoltano le urla di chi lo rivorrebbe alla guida di una trasmissione di vera divulgazione, come l’Appuntamento con la storia o La macchina del tempo furono, chiedendosi se sia ancora giusto parlare di Cecchi Paone come divulgatore scientifico alla luce della sua conversione in Orso Paone con annessi balletto e canzoncina.

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