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domenica 13 luglio 2008

PIPPO BAUDO: "SANREMO MI MANCHERA' POCO, LA MIA DOMENICA IN CON PIU' INFORMAZIONE

Ecco una interessante intervista rivolta interamente a Pippo Baudo, che traggo direttamente da Digital-Sat. Un Baudo meno caustico di quanto forse lo è stato in passato, ed apprezzabile nei suoi gesti di distensione nei confronti di Paolo Bonolis, nonostante le reciproche offese del passato tra i due pilastri della televisione tricolore. Un commento su Raffaella Carrà, ed un ottimismo nei confronti di Max Giusti. a televisione che, ancora quest'anno, lo vedrà in ogni caso da protagonista. Un sabato sera (l'ultimo è stato quello di Sabato Italiano, "floppante" varietà proposto per il suo ritorno in Rai dopo le incomprensioni con l'ex dg Cattaneo) ed una Domenica In stravolta nei contenuti, come d'altronde avevamo preannunciato. E per un anno sabatico da parte di Paolo Bonolis, un "sanremo sabbaudico" per il presentatore siciliano, che questa volta vivrà dall'esterno. Buona lettura.
Per qualche giorno Pippo Baudo è tornato laddove, tanti anni fa, era lo studente in giurisprudenza Giuseppe Baudo. Nella sua Sicilia, nella Militello in cui - da giovane spilungone - sognava di «fare la televisione». Da Giuseppe a Pippo il passo è stato poi breve e non è un caso che il Signor Rai abbia deciso di trascorrere i primi giorni di ferie nella terra che l'ha partorito e che lui, da buon siculo, non ha mai dimenticato.
Né smesso di amare. O siamo andati a trovarlo, sotto il sole che tutto cuoce, meno la sua proverbiale voglia di andare in onda. A telecamere spente e a cervello acceso.
Signor Baudo,
cosa ci racconta della prossima stagione che non la vedrà più padrino dell'Ariston? «La televisione non è soltanto Sanremo. Sto preparando, anche in questi giorni di vacanza, la nuova "Domenica In" che riprenderà a settembre. Sarà diversa rispetto a quella della scorsa stagione. La mia parte inizierà alle 17,45 e non tratterrò soltanto temi leggeri. Il paese sa vivendo una crisi senza precedenti e il telespettatore ha il dovere, visto che il servizio che facciamo in Rai è pubblico, di essere anche informato».
Meno show e più informazione?«Cercheremo di alternare momenti di riflessione ad altri di svago. La tv non può essere lontana dalle esigenze della gente che fatica ad arrivare a fine mese e ha di fronte problematiche serie. Le affronteremo con approfondimenti mirati e ospiti giusti».
Cosa non le piace della televisione?«Molti programmi non sono seri, altri hanno lo stesso target. I quiz-show sono uguali l'uno dall'altro e persino gli investitori pubblicitari sono perplessi. Sia in Rai che a Mediaset vediamo format identici che di diverso hanno soltanto il titolo. E poi: chi si iscrive a questi format sogna di vincere i soldi per risolvere le difficoltà finanziarie in cui annaspano le famiglie. Una volta si giocava al totocalcio, ora ci si iscrive a un quiz. Siamo alla disperazione. L'Italia sta diventando il paese dei balocchi televisivi».
A proposito di questo tipo di programmi: che ne pensa di
Max Giusti alla guida di Affari tuoiMax è bravo e può essere una scelta giusta. "Affari tuoi" è uno dei pochi format che un conduttore deve disegnarsi addosso come un vestito nuovo. Potendolo anche cambiare».
Esploriamo la geografia Rai del prossimo autunno: torna dopo secoli la Carrà. «Raffaella è ancora amata dalla gente. Ma ha fatto un errore: è stata assente dalla tv per troppo tempo e in questo ha sbagliato».
Un caso curioso: la Carrà non potrà copiare "Carramba che sorpresa" perché ci hanno pensato altri in questi anni.«Vero. Dovrà inventarsi qualcosa di nuovo. Non sarà facile».
Il venerdì sera è andato al duo Tatangelo-D'Alessio: siamo al programma gossipparo.«Loro sono la coppia del momento. Fanno vetrina. Ma devono trovare il canovaccio giusto se no rischiano un flop».
E siamo al
sabato sera: prima Pupo, poi da fine ottobre lei con "Serata d'onore".«E qui rischiamo tutti: un programma del genere deve essere studiato bene perché si va contro Maria De Filippi. Non sarà un varietà classico perché oggi il pubblico ha altri gusti. Sarà un format pensato in onore del paese».
Maria De Filippi: la sanguinaria dell'auditel?«No, onestamente la signora dei miracoli».
A proposito: e la Rai? «Vive forse il periodo più difficile della sua esistenza. Ma ha un forte gruppo dirigenziale e ce la farà anche stavolta».
Del Noce diventerà davvero direttore generale?«Difficilmente in autunno».
I vostri rapporti?«Buoni. Come direttore di rete ha vinto tutti i periodi di garanzia, in questo nulla da dire».
Quanto le è scocciato che ha portato Bonolis al timone di Sanremo? «Meno di quello che voi pensiate. Con Paolo ho avuto degli scontri per dichiarazioni che sono state ingigantite. Ora dovrà fare i conti con un Festival che è cambiato ma che non si sa come dovrà essere».
L'ultimo targato Baudo-Chiambretti non è andato bene.«Come audience no. Anche se ho il sospetto che alcuni dati non fossero proprio così disastrosi, ci sono state interpretazioni strane, non corrette».
Cosa intende dire? «Ho le mie convizioni, molte cose non le ho ancora capite. Ma potrebbe sembrare una scusa accampata per alleggerire l'insuccesso. Però rivendico il ruolo di Chiambretti, uscito da quel Festival arricchito a tal punto che sta firmando per Mediaset. E poi le canzoni: alcune erano davvero buone».
Se Bonolis la invitasse, accetterebbe di fare una comparsata sul palco dell'Ariston?«No. Ora il pallone ce l'ha lui ed è giusto sia Paolo a giocare».
Che Sanremo sarà, il prossimo? «Sarà un buon Festival perché Bonolis ha il senso del pubblico e sa cosa offrire in uno show. Lui ci teneva tanto a tornare a Sanremo, a tal punto da chiedere un anno sabbatico a Mediaset. Vi rendete conto cosa significava per lui questa manifestazione?».
La difficoltà più grossa per Bonolis? «Capire se a Sanremo si dovrà suonare la popolare marcia dei bersaglieri o la raffinata marcia di Radetsky».
Sinceramente: quanto le mancherà l'Ariston?«Meno di quello che taluni sperano».
I reality stentano: a lei non dispiace, vero?«Affatto. Spero in una caduta verticale di questi programmi. A guardare dal buco della serratura non è televisione».
Lei ha conosciuto bene il Silvio Berlusconi genio della televisione commerciale: cosa si aspetta dal Berlusca presidente del Consiglio? «Spero utilizzi per l'Italia la stessa intelligenza e la medesima capacità inventiva che aveva in Fininvest. Ad esempio per risolvere i problemi di Napoli. Da uomo del Sud, sono straziato».
Leonardo Iannacci
per "Libero Quotidiano"

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