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venerdì 18 luglio 2008

PER SCHERZI A PARTE IL PRESAGIO DI UN FATO INFELICE: COLPA DELLE BURLE O DI CHI CONDUCE?

La televisione, checchè ne dica Pippo Baudo, nasce per intrattenere e appare fuori luogo, in questo momento, mettersi a fare una enorme parentesi scrivendo quella che è la storia della stessa, a partire da quel lontano 3 gennaio 1954. Ha sì momenti di divagazione che oltrepassano i limiti del decoro, è indubbio, ed a questi bisogna porre quantomeno dei paletti, ma la sua funzione primaria è quella di divertire, di fare (sor)ridire, nella maniera più pulita possibile, il pubblico. Questo è il compito, svolto in maniera eccellente, che ha deciso di assumersi una delle trasmissione cult di Canale 5, ovvero Scherzi a parte. Il programma, ideato da Fatma Ruffini nel lontano 1992, che sviluppò il concept di base del celebre genere della candid camera spostando il target relativo alle vittime della stessa dalla gente comune ai vip, nella speranza che situazioni anormali accadute a volti familiari del piccolo schermo e del mondo dello spettacolo rendessero, da un punto di vista degli ascolti, riuscendoci, tra l'altro, è uno di quelli che ha goduto di un raro, per i tempi in cui avvenne (oggi non è così) spostamento da Italia1 all’ammiraglia (e, tra quarta e la quinta serie, di una “retrocessione”, che lo riporterà, per un solo anno, sulla rete giovane), rimanendoci, sino al raggiungimento della edizione numero dieci.

Nonostante la decisione di programmarlo una tantum - da un decennio a questa parte è proposto ogni due anni -, il programma è inevitabilmente eroso in quelli che sono i suoi capisaldi: gli scherzi. Sempre più prevedibili, anche per un raro ricambio autoriale - il quale sarebbe da attuarsi, in quanto ogni autore mette nello scherzo il suo modo di ideare, reso noto dopo un po' di giri di giostra -, spesso vittime dell’accusa di combine e di trame nel dietro le quinte, il punto forte della trasmissione sembra essere il principale nervo scoperto relativo della caduta di appeal del format. Se quelli fatti a Leopoldo Mastelloni, a Leo Gullotta, ad Emilio Fede o ad un Dario Vergassola – per lasciare impronta anche nel recente passato - rimarranno nella sua storia, non possiamo dire altrettanto per quelli girati negli ultimi anni, per la stragrande maggioranza dei casi. Scherzi che, quindi, sono difettanti di un reale fascino e di una tangibile attrattiva. Tuttavia, c’è anche un altro elemento da tenere altamente in considerazione. Gli scherzi, sei o sette a puntata, non coprono l’intera trasmissione. Tra l’uno e l’altro, vi è un intermezzo fatto non solo da pubblicità, ma anche da siparietti che vedono protagonisti gli ospiti della puntata. Il tutto giocato e giostrato, ovviamente, dai conduttori.

Sorvolando sullo squallore degli interventi a cui sono stati chiamati gli ospiti soprattutto nelle ultime due edizioni, che non vertono più ad un cinismo tramutatosi in una finta cattiveria, è proprio relativamente a questi ultimi che si articola il secondo fuoco che entra in gioco quando si parla della perdita di presa della trasmissione. Per un programma con così tanta carne al fuoco, così sadico e bonariamente crudele, presentatori che abbiano nella loro indole tali aspetti è doveroso metterli sotto contratto. Nelle ultime due edizioni, per la scelta dei volti, a tale criterio sembra essere dato sempre meno importanza. Fin quando, infatti, c’era Teo Teocoli, Massimo Boldi, Simona Ventura, Gene Gnocchi, aiutati anche dalla crudeltà degli scherzi fatti in studio a cui erano soggetti i vip degli scherzi registrati precedentemente, questo era, in maniera efficace e fruttuosa, rispettato. Nel momento in cui, per la nona edizione, leggiamo come conduzione uno stesso Boldi, che da spalla funziona tantissimo ma che come conduttore unico lascia a desiderare, coadiuvato dall’anonima coppia Alessia Marcuzzi - Diego Abatantuono, - anonimia attinente più alla prima che al secondo, di cui possiamo parlare di delusione per come l'impegno è stato svolto -, e, successivamente, per la decima e ultima andata in onda, un trio che più mal assortito non si poteva, ovvero Claudio Amendola, Cristina Chiabotto e Valeria Marini, vertici di un triangolo dall’area infinita, lontani chilometri l'uno dalle altre, ecco che c’è la dimostrazione di un non nutrito rispetto nei confronti di una delle poche regole non scritte per questo programma. A testimonianza di questa riflessione, come sempre, gli ascolti. Per quanto riguarda la nona serie, da segnalare una chiusura al 20.63% di share, rigorosamente sotto la soglia dei 5 milioni di telespettatori (e una penultima puntata al 20.49%, poco sopra quel limite), mentre per la decima, un continuo soccombere, anche dovuto alla concorrenza interna con il telefilm del momento Dr. House, sotto il trascinante e dilagante successo dell’edizione 2007 de I Raccomandati di un sempre perfetto Carlo Conti.

A parte gli scherzi - non inteso come puro gioco di parole, ma proprio da leggersi letteralmente - e le conduzioni, si iniziano ad aprirsi le porte per l’imminente undicesima edizione, che verrà trasmessa nel 2009, con molta probabilità, nella prima parte dell’anno. Non potendo mettere ancora bocca su quelli che sono i nomi dei protagonisti delle assurde vicende che tanto dimostrano di amare gli italiani, ci si accontenta - e scusate se è poco – dei rumours riguardanti i papabili conduttori. Per la serie “battiamo il ferro finché è caldo”, il primo nome sembra essere tale solo per fama e non per bravura riconosciuta: quello di Elisabetta Gregoraci. Ci si chiede quale sia il motivo di un tale scelta, forse dovuta al fatto che non sarà riconfermata in ciò che rimarrà di Buona Domenica, ma voci vogliono che stia rifiutando ogni proposta le venga fatta, tra cui quella per la partecipazione, come concorrente, alla prossima edizione de La Talpa, per fare il gran salto in prime time – laddove ne avessimo bisogno, poi (è troppo presto per la costituzione delle Donelli’s Angels, sulla falsariga delle Del Noce’s? Non si sa mai…) -. Se la mora è la novella signora Briatore, la bionda, come se fossimo a Sanremo, pur avendo avuto a che fare con questo nel 2006, sembra essere Ilary Blasi, che lascerebbe il posto dopo l’edizione autunnale de Le Iene, per la conduzione della quale è tutto in alto mare, seguendo la scia delle sue colleghe Marcuzzi e Chiabotto, le quali, per il salto a Canale5 sono approdate, quando si parla di coincidenza e di destino, proprio al programma della Ruffini – nonostante i destini siano stati diametralmente opposti: ipotetica quarta conduzione consecutiva del reality di punta dell’azienda per la prima, “conduzione” di RTV, in sostituzione di una Ainett Stephens dedita al circo, in veste poco tale… quasi senza, per dirla tutta -. Anche in questo caso ci chiediamo cosa sia così evidentemente non notabile ai comuni mortali nell’indole e nel modo di presentare Blasiana, apparso spesso stentato e poco naturale. Volto maschile, ancora una volta, quello di Claudio Amendola: se per la precedente edizione di Scherzi a parte era stato scelto sulla scia del successo de I Cesaroni - non eccellendo, per qualità, nel presentare così come nel recitare - questa volta è accanimento e sfruttamento dell’ancor maggiore successo della fiction che si perseveri nella volontà di riconfermarlo - sperando, magari, che la fiction, per il suo volto di punta, aiuti la morente trasmissione-.

Insomma, il destino per il programma appare veramente poco roseo, seppur manchi tantissimo al suo ancora non precisato debutto. Nel frattempo, un po’ per nostalgia, un po’ per dispiacere "regalatoci" dalle ultime edizioni, meglio andarsi a guardare i vecchi e belli scherzi sul Tubo, tenendo nascosto un pensiero che tra poco non sarà più tale: ma azzardare tutto su un Teo Mammucari ed una Lucilla Agosti (già previsti come ipotetica coppia per il, come già saprete, soppresso Festivalbar 2008, per dirla francamente, prontissima per ogni esperienza, no, vero?

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