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lunedì 7 luglio 2008

AUTUNNO 2008: MA IL REALITY E' TORNATO DAVVERO DI MODA?

Era il 14 settembre dell’anno 2000 quando il tubo catodico, fatto per la maggiore sino a quella data da volti e trasmissioni familiari, rasserenanti, calmi, cede alla tentazione di un format made in Holland intitolato Big Brother cambiato di nome nel più famoso Grande Fratello. Alcuni lo vedono come un semplice fenomeno televisivo, di quelli che vengono e vanno nel giro di una stagione o poco più, altri lo vedono invece come un fenomeno di massa, un fenomeno di costume tale da attrarre nel giro di poche settimane sempre più persone, sempre maggiore seguito. Non è un caso che al debutto il programma, condotto nelle prime due edizioni dalla giornalista “barbarica” Daria Bignardi, ottenne poco più di 5 milioni di telespettatori - ritenuti al limite dell’accettabile all’epoca, sufficienti per assicurare la vittoria sulla diretta concorrente e del prime time oggi - con uno share che girava attorno al 24% e che subito dopo un paio di puntate la colonnina Auditel schizzava sempre più in alto toccando magari il record d’ascolti per una rete Mediaset, oltre 16 milioni nella puntata di chiusura decretante il vincitore finale. Pietra miliare e capostipite di ogni qualsiasi altro reality, la trasmissione, che ha lanciato la conduttrice Eleonora Daniele, gli attori Luca Argentero, Pietro Taricone e Laura Torrisi, l’esperto di moda Jonathan Kashanian, la pseudo-giornalista d’assalto per La vita in diretta Serena Garitta, cavalcante un onda di successo troppo golosa ed invidiata da rimanere intatta, ha visto altri programmi sfruttare la sua stessa scia per ottenerne uno pari. Alcuni ci sono riusciti, altri no. Pochi i casi fortunati che perdurano tutt’oggi; molti, invece, quelli che nel corso del tempo hanno incontrato un netto stop lungo la loro strada posto in maniera più o meno decisa dal pubblico. Se parliamo di reality italiani come non nominare, a questo punto, L’Isola dei Famosi, Amici, La Talpa, Music Farm, La Fattoria? Trasmissioni che, anche nel caso peggiore, hanno lasciato un segno delle menti di molti italiani affascinati, innamorati ma anche delusi, angosciati da queste ultime appartenenti, quindi, a quel genere che da inizio nuovo millennio ha dettato legge e moda nella Tv italiana: il reality show.

Dopo 8 anni il genere si può con tutta la tranquillità di questo mondo dire che (soprav)vive ancora. E questa sua vita così non emaciata, così non cadaverica, ma così vissuta, appare bislacca quando lo stesso genere entrò in un coma profondo nell’autunno 2006, quando dei quattro reality proposti, due flopparono miseramente – il Circus della D’Urso la quale steccò anche con un ulteriore programma di questo tipo proposto non più tardi di 8 mesi dopo, quella simil-Fattoria che toccò il fondo della tv commerciale per decoro e qualità e Wild West della Parietti -, uno si salvò ma vedendosi gli ascolti dimezzati – l’Isola numero 4 della Ventura – ed un altro venne condiserato il “fenomeno di costume” del momento – La Pupa e il Secchione che da quella stagione non trova più collocazione – seppur gli ascolti non soffrissero di una particolare brillantezza. Genere in evidente flessione e tutti i detrattori dello stesso pronti a sparare su di esso. Reality in crisi, reality in punto di morte, reality morto, dicevano. Ebbene, leggendo i palinsesti offerti dalle due più grandi aziende della Tv generalista, questa categoria di programmi trova sbocco in differenti e più parti. Dando per scontato la conferma di un ulteriore edizione dell’Isola capitanata sempre dal general Ventura, la numero sei per essere precisi, si scorge il ritorno del reality più intrigante per l’intento ma più raccapricciante per il “come è reso”, La Talpa, che trova finalmente una programmazione stabile dopo essere stato rimandato da più stagioni, anche per la paura che un suo ipotetico ritorno lo facesse divenire uno dei flop maggiori data la crisi. Accanto ad essi, proprio come nel momento più fiorente della reality, quella stagione 2003/2004 che vide nella sola RaiDue nascerne ben tre nel giro di un anno, uno nuovo prende vita ed è Il Ballo delle Debuttanti, firmato Maria De Filippi ma avente il volto di Rita Dalla Chiesa. In tutto ciò, in sordina, avrà inizio, come ogni anno, una nuova serie dell'ex Saranno Famosi. Banco di prova per testarne la vitalità o puro azzardo? Per quale oscura ragione puntare in piena garanzia su programmi dalla dubbia riuscita?

Forse il ragionamento è più semplice di quanto si possa pensare. Se prima il reality funzionava di per sé, nel corso degli anni la sua deriva è stata affrontata non come normale e giusto si potesse immaginare e quindi con un dovuto riposo, una rilassante pausa tale da suscitare negli animi dei telespettatori una sete ed una voglia di questi, quanto piuttosto con una estenuante riproposizione no-stop di questi programmi all’interno dei quali veniva tesa al limite dell’assurdo la peculiarietà che ha garantito buoni ascolti agli ultimi prodotti, quale la carta trash. Che sia quest’ultima frutto di vicende di un particolare personaggio all’interno della struttura dello stesso sfruttate all’inverosimile – come per Karen Picozzi dell’Isola o del celebre cumènda Mercandalli del GF8 – o che siano tutti subdoli giochetti autoriali, questo fattore spesso prende il sopravvento sulle dinamiche del gioco stesso che di conseguenza passa in secondo piano. Ciononostante, ascolti molto ma molto buoni. Che sia questa la strada che batteranno quelli dell’autunno 2008? Per adesso non ci è dato sapere, ma basta aspettare qualche mese per avere riposta. Aldilà di tutto, comunque, assumiamoci la responsabilità di dire che al giorno d’oggi il reality è risorto.

3 commenti:

Expedit ha detto...

Bellissimo post..:) Informato, attuale con un occhio al recente passato.

In effetti il genere reality sembra risorto. Ma soprattutto è risorto perchè si sono tenuti in vita solo quelli che, anche nel periodo di grande magra auditel, riuscivano a rimanere a galla. Da qui, il fuggi fuggi generale, soprattutto per la televisione di stato, di voler ritornare al varietà classico, ovvero fatto di ospitate, esibizioni e divertimento, senza pianti e lacrime.

Fatto sta che oramai la stabilità perenne di quei tre o quattro esemplari, ha reso questo genere, un abituale appuntamento con il pubblico italiano che, chi con gli isolani, chi non i ballerini e cantanti, chi con i granfratellini..:D...si diverte..:)

L'importante è che l'offerte televisiva sia varia. Credo che, come in una buona dieta, ci deve essere tutto, ma in piccole razioni..:D

Anonimo ha detto...

I reality non sono morti. Io credo che molto dipenda da come vengano fatti. La carta trash deve essere usata bene.

El Barto ha detto...

Grazie, Boris :)
Ti quoto pienamente. Ciò che nel corso degli anni è andato perso è lo spirito di sperimentazione in campo reality: un qualcosa del tutto positivo, ovviamente. In realtà non è completamente perso, ma semplicemente attenuato, ed il Ballo delle debuttanti non è altro che testimonianza. Ciò fa del genere reality parte, in maniera del tutto equilibrata di una dieta, come hai appunto detto, data la quale si spera di non eccedere in nulla :)

@Anonimo
Per l'appunto. Circus era fatto bene, condotto dalla regina del reality, ottimo cast ed in questo ma la carta trash fu mal gestita. Ascolti testmioniano: la finale poco sopra il limite del 12%