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domenica 12 ottobre 2008

LA TV E L'AUTOINCENSAMENTO, QUELLO AI LIMITI DEL DELIRIO DI ONNIPOTENZA ASSOLUTA...

A volte la pazzia non ha limiti, vero? Se poi ci attenessimo solamente a quello che avviene in tv, beh, lì non conosco significati altri di termini che non riguardino la follia, il dare di matto. Si può divenire marionette della pazzia per qualsiasi motivazione, vuoi per un programma che è andato particolarmente bene, quando i deliri d’onnipotenza sono all’ordine del giorno e i ringraziamenti per filo e per share… ops, per segno sono d’obbligo (quale?) ad ogni apertura di puntata, per una fiction che si è interpretata che ha sfondato ogni record d’audience da riportare in ogni intervista che poi si rilascia, per, di contro, una sventura, una sfortuna occasionale che intacca un qualcosa a cui si dà l’anima. Insomma, sono tante le motivazioni che possono spiegare il comportamento di alcuni protagonisti del nostro piccolo schermo apparentemente fuori luogo. Solo apparentemente? Che un velo pietoso venga steso. Odio le marionette, io. Non tollero, al contempo, le macchiette, elemento di una tipologia di spettacolo morta e sepolta che, però, in quanto immagine identificativa, perdura tutt’ora. Come? Reinventandosi e adattandosi ai nuovi standards utili al rimanere in vita.

La macchietta, nella televisione odierna, è colei o colui che, neanche tanto diplomaticamente, si pone in una condizione data la quale non si può non essere etichettati come ridicoli. Certo, a volte è proprio la natura della persona che fa apparire tale il personaggio, ed in quel caso è meglio non dire nulla, onde evitare di offendere chicchessia. A volte, però, si costruisce attorno a sé un’immagine che è sì divertente, ma che alla lunga può stancare. Mi vengono in mente, per rendere dimensione del mio pensiero, le continue dichiarazioni d’affetto rivolte dal direttore Massimo Donelli ogni qual volta un conduttore e il suo programma vanno particolarmente bene, romanzate nelle sue parti, dipinte come se fossero piccoli quadri d’epoca, o penso anche a quando Massimo Giletti, conduttore di Domenica In - L’arena esordisce, proprio domenica scorsa, dicendo che il suo era il talk show più amato e seguito della televisione italiana. Quando Carlo Conti riporta valore assoluto e percentuale in share degli ascoltatori che l’hanno seguito il venerdì precedente; quando Lorena Bianchetti o Caterina Balivo dicono che i loro programmi sono i più seguiti di fascia, l’una, e che vanno bene nonostante la forte concorrenza, l’altra. E ne seguono a ruota decine di decine che al momento neanche mi vengono in mente.

Vi chiederete il perché di tutto ciò. Avete presente quando si ha qualcosa che è sulla punta della lingua e, per modi, per tempi, per priorità di esigenze, anche per mancanza di spunto, non potete o non volete dirla? Ebbene, ho sempre creduto che alcuni personaggi dello spettacolo sparino tante di quelle dicerie infondate, tante di quelle illazioni che un comune mortale nel corso della sua vita mai potrebbe. Mi si chiederà, allora, quale l’input per dire tutto ciò che ho scritto? Apparentemente un’inezia, contenuta in un articolo senza mordente, fatto senza infamia e senza lode tanto per coprire le pagine che un settimanale obbligatoriamente deve. L’occasione è quella relativa ad una sorta di una grande pagella redatta dalla regina dell’Isola dei Famosi 5, Cristiano Malgioglio, per Chi, chiamato a dare i voti ai concorrenti della sesta edizione del reality show condotto da Simona Ventura.
Malgioglio, quest’Isola dei famosi le piace?
Sì, stupenda, mi piace, è il programma tv più bello che c’è. Ma quello che più mi diverte è che, quando sono arrivato io sull’atollo un anno fa, ho fatto il 25 per cento di share, ora che vi è approdata Valeria Marini ha fatto il 20. E gli autori sulla spiaggia l’avevano pure messa a girare lo spiedo di un maialino precotto. Certo, io trovo che arruolare la Marini sia stata un’idea molto azzeccata, però sarebbe stato tutto più interessante se lei fosse stata trattata esattamente come gli altri naufraghi.
Naturalmente slegata dal contesto, ilare e giocoso, appare come una presa di posizione, quella dell’evidenziare i cinque punti di share in meno tra la sua comparsa e quella dell’osannata Valeria Marini, con annessa illimitata presunzione. Eppure mi ha dato a pensare, non poco. Quante volte i vip sottolineano le loro performances, i loro ascolti, i loro risultati, fregandosene altamente del pubblico, parte del quale ignora l’Auditel e i suoi effetti, e di chi invece c’è dietro alle quinte? Non so, forse è un qualcosa che penso sia solo mio, personale del mio piccolo universo. Ma non riesco a non fare una faccia brutta quando il direttore di Canale5 vuole mandare cento rose rosse alla De Filippi dichiarandolo pubblicamente, quando Tiraboschi dice che il suo canale è come uno yacht paragonato all’ammiraglia Mediaset, quando chi, non avendone le possibilità minime, si gongola dei propri bassi risultati, magari ottenuti scorporando break su break e conteggiando solo quella parte andata contro due telepromozioni e un quantitativo incredibile di pubblicità. Sintomo di una tv che sa solo autoincensarsi, a parole quanto nei fatti. E a me questo non piace minimamente. Ovviamente vi chiederete il perché di quell'immagine a corredo: un senso ce l'ha. Quella è la tv di oggi, fatta da pupazzi, che ridono non più per un bel prodotto fatto, ma per un grande share ottenuto. Di plastilina, senza anima né cuore.

1 commento:

Expedit ha detto...

Il post è interessantissimo. E sono perfettamente d'accordo in molti punti, se non tutti.
Ma quella foto è un gioiello della nostra cultura..:D

W Pingu!..:D