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sabato 13 dicembre 2008

L'ECCESSIVO QUANTITATIVO DI FINESTRE INFORMATIVE NEI PALINSESTI: DOVE L'UTILITÀ?

Il popolo televisivo deve essere aggiornato, deve essere messo al corrente degli ultimi avvenimenti accaduti nel mondo, deve essere in grado di rispondere all’esigenza che il mass media impone: il conoscere. L’uomo, perciò, ha bisogno di trovarsi in una posizione superpartes in cui domina la scena, interpretandola in maniera oggettiva e avendo quante più notizie è possibile. La televisione, in tutto ciò, cosa c’entra e quale ruolo svolge? Come sempre questa ha grande influenza anche in questa sfaccettatura e l’incarico è svolto in modo pertinente ma spesso oltrepassando determinati limiti. La finestra sul mondo è lecita e di diritto averla, e sarebbe un sacrilegio il contrario. Tra un reality e un quiz, un varietà e una fiction, la mezz’ora del telegiornale è praticamente irrinunciabile per il telespettatore medio. Quest’ultimo è un rituale: a pranzo e a cena accompagna la discussione in famiglia o getta le basi per una similare da qualche altra parte, a tavola, in salotto, in ufficio. Capita però che il genere informativo si suddivida in tanti altri piccoli rami che “infestano” la programmazione televisiva in maniera frequente e spesso invadente.
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, sono teoricamente gli stessi per ogni rete televisiva che abbraccia questa “tendenza”, ma diversi in titolo e in realizzazione. Facciamone qualcuno. Su Raiuno c’è il telegiornale delle 17, che non è una vera “pillola informativa” come per gli altri canali, anche se l’intento è quello. Una decina di minuti di servizi che non dicono niente di più e niente di meno rispetto a quelli delle edizioni meridiana e serale. Il tutto tralasciando, naturalmente, la massiccia quantità di edizioni in onda tra una parte e l’altra di Uno mattina. Stesso discorso per Raidue: quale l’utilità di un telegiornale, quello delle 18.30, che è la fotocopia anticipata di quello ufficiale delle 20.30, che si aggiunge alle finestre informative delle 10, alle rubriche delle 13.30, e agli speciali del fine settimana? Raitre neanche è da meno, e da qualche tempo a questa parte ha deciso di slittare l’orario di inizio della sua prima serata non solo nel weekend con Fabio Fazio e il suo Che tempo che fa, ma anche negli altri giorni della settimana, con un’edizione del Tg3 che prende il nome di Tg3 minuti, in onda tutte le sere dopo la puntata quotidiana della soap Un posto al sole. Guarda caso 3 è anche il numero relativo ai punti di share conquistati nel migliore dei casi. Spiace solo vedere Ballarò, o Un caso per due, o Chi l’ha visto? e quanti per essi iniziare alle 21.15 se tutto va bene.

Mediaset solo apparentemente si salva dall’insorgere dell’informazione a tutti i costi e dalle sue innumerevoli ramificazioni. Canale5 e il “giovane” Tg5 hanno guadagnato un posto tutto loro nel pieno pomeriggio, per fare in modo che il ponte tra l’edizione delle 13 e quella delle 20 non sia troppo ampio. Ed è così che alle 17.00 prima, alle 16.55 durante, alle 17.55 poi, alle 18.00 a volte, ha inizio Tg5minuti che spezza in due PomeriggioCinque ed è, neanche tanto implicitamente, causa della disaffezione del pubblico che lascia il programma dopo aver seguito la prima parte. Ciò è spiegabile – piccola digressione – nell’esigenza di continuità nella visione di un prodotto praticamente vuoto. Mosca bianca in questo tipo di ragionamento è sicuramente Italia1 che, con Studio Aperto (telegiornale, magazine, rotocalco?), non eccede mai e non va oltre le due edizioni quotidiane più quella notturna. Ma quanto il pubblico della rete necessita di essere informato ventiquattro ore su ventiquattro? Rete4 e il Tg4 il massimo che sono riusciti a fare è annullare il preserale completamente, per dedicare un’appendice del telegiornale a particolari avvenimenti riguardanti soprattutto una particolare fazione politica.

L’informazione è invece eccelsa per quanto riguarda SkyTg24, indicibilmente all’avanguardia ed estremamente impeccabile. Discorso a parte per La7 che a volte, il telegiornale, manco lo manda in onda.

Ciò per dire cosa? Più che altro per capire quale sia la vera utilità dell’eccessiva ramificazione dei telegiornali nei palinsesti delle rispettive reti con pillole e finestre poco seguite e “ammazza-fascia”. Volontà di informare il telespettatore o una vera e propria tassa da pagare?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao sono CIAKKKKKK
bel bloggg! complimenti
volevo saperee
l'indirizzo di elbarto xk l'ho perso
xCiauzzz

El Barto ha detto...

Ciao, Ciak!
Se ti serve quello di Msn, scrivi qui il tuo, ti aggiungo, e poi lo cancelliamo ;)